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Cosa c’è nella risoluzione del 21 giugno che rischia di mettere in crisi il governo

Cominciano a circolare le bozze di risoluzione da votare martedì prossimo, quando Draghi sarà in Parlamento. Bisogna sciogliere il nodo armi, con il Movimento 5 Stelle che vorrebbe votare un testo che dice che l’Italia “non invierà ulteriori armamenti”. Furia di Di Maio: “Così ci disallineamo dalla Nato e mettiamo a rischio la nostra sicurezza”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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A tre giorni dalla resa dei conti in Parlamento, ci siamo: cominciano a circolare bozze e controbozze di risoluzione. Il presidente Draghi è pronto per affrontare un Parlamento che si preannuncia infuocato, con alcune forze politiche che dicono di attenderlo al varco da un po'. Se si tratta di campagna elettorale o di una vera presa di posizione lo scopriremo nei prossimi giorni. Anche perché, sulla base di ciò che voteranno Camera e Senato, Draghi dovrà andare al Consiglio europeo alla fine della prossima settimana e spiegare la posizione dell'Italia.

Nel frattempo la data spartiacque per la tenuta del governo era passata in secondo piano per via delle elezioni amministrative e tutto ciò che ne è seguito (e soprattutto che ne seguirà). Il Movimento 5 Stelle si è spaccato tra chi sta con Conte e chi sta con Di Maio – che in questo caso vuol dire anche chi vuole andar fuori dal governo e chi vuole continuare a farne parte attivamente – e preme sulla questione armi. Da questa mattina si parla di una bozza di risoluzione uscita dall'ultima riunione dei giorni scorsi tra i partiti di maggioranza: l'accordo ci sarebbe, ma su cinque punti su sei. Il primo, quello che riguarda le armi – e in generale il sostegno, anche militare, all'Ucraina – è ancora in alto mare.

I cinque su cui ci sarebbe accordo sono l'adesione dell'Ucraina all'Unione europea, la revisione del Patto di stabilità, gli interventi per famiglie e imprese in difficoltà per gli effetti della guerra, l'ok al piano RepowerEu per l'energia e il rafforzamento delle proposte sul futuro dell'Unione. Dopo che sono stati diffusi alcuni stralci di questa risoluzione, in teoria condivisa da tutta la maggioranza, è iniziata a circolarne un'altra: "Si impegna il governo a non procedere, stante l'attuale quadro bellico in atto, a ulteriori invii di armamenti che metterebbero a serio rischio una de-escalation del conflitto pregiudicandone una soluzione diplomatica", si legge in un'altra bozza a cui starebbero lavorando i senatori del Movimento 5 Stelle.

Se si dovesse arrivare a votare un testo del genere, ovviamente, sarebbe un problema enorme per il governo: Partito Democratico, Forza Italia, il centro che va da Azione a Italia Viva, ma anche – paradossalmente – Fratelli d'Italia, che invece dall'opposizione ha appoggiato la precedente risoluzione sull'invio di armi all'Ucraina, voterebbero tendenzialmente contro. Nella Lega e nel Movimento 5 Stelle, invece, cresce il fronte di chi vuole una svolta nell'operato del governo sulla guerra.

Dall'ala governista di entrambi i partiti, intanto, filtra preoccupazione. Il ministro Di Maio, come dicevamo, è in piena rotta di collisione con Conte: "Ho letto che in questo ore c'è una parte del Movimento che ha proposto una bozza di risoluzione che ci disallinea dall'alleanza della Nato e dell'Ue – ha detto a un evento a Gaeta – la Nato è un'alleanza difensiva, se ci disallineamo dalla Nato mettiamo a repentaglio la sicurezza dell'Italia". Con lui anche la viceministra all'Economia, Laura Castelli, che tra l'altro è anche deputata del Movimento: "Io di sicuro non voterei una risoluzione, qualora presentata dal mio gruppo, che va fuori dalla collocazione storica dell'Italia". La partita, in ogni caso, sembra appena cominciata. E da qui a martedì potrebbe succedere di tutto, perfino delle mosse che mettano seriamente in crisi il governo Draghi.

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