Cosa c’è nella direttiva Case green e chi riguarda
La direttiva europea Case green, che ha come obiettivo la riqualificazione energetica degli edifici in tutta Europa, dovrebbe riguardare in Italia circa 5 milioni di edifici residenziali. Lo scopo, scrive il Sole 24 Ore, è "Ristrutturare gli immobili in classe energetica F e G, rendendoli più efficienti".
La direttiva europea Case green dovrebbe entrare presto in vigore: la sessione plenaria del Parlamento in programma dall'11 al 14 marzo approverà il testo che, dopo un ultimo passaggio in Consiglio, andrà in Gazzetta Ufficiale. L'approvazione del provvedimento arriva dopo trattative lunghissime e dopo che, un anno fa, il Parlamento europeo ha licenziato la propria posizione negoziale, poi sottoposta al trilogo delle istituzioni comunitarie, Parlamento, Consiglio e Commissione.
Rispetto alle bozze di qualche mese fa, l'ultima versione della direttiva lascia maggiore discrezionalità ai Paesi membri: Bruxelles si occuperà solo di stabilire gli obiettivi generali, ma le modalità per raggiungerli saranno stabilite dai singoli Stati. Una sorta di cornice quindi, all'interno della quale i Paesi fisseranno le loro priorità. La direttiva, prima del 2050, indica dei traguardi intermedi per misurare il lavoro di efficientamento: dal 2030 in poi ogni cinque anni.
In base all'articolo 9, l'Italia dovrà ridurre il consumo medio di energia del proprio patrimonio residenziale, a partire dal 2020 – anno dal quale avviare il conteggio – e fino al 2050, quando si dovrà arrivare alle emissioni zero. Ci sono poi dei traguardi intermedi in questa traiettoria: entro il 2030 la riduzione dovrà essere del 16% ed entro il 2035 del 20-22 per cento.
Secondo il Sole 24 Ore, In Italia – in base ai dati Istat – ci sono circa 12 milioni di edifici residenziali. Sarà perciò considerato prioritario intervenire sui circa 5 milioni di edifici con le prestazioni peggiori, ognuno dei quali costituito da una o più unità immobiliari.
Ma il problema è che solo una piccola parte delle abitazioni possiede una pagella energetica, perché la legge ne impone l'elaborazione solo in certi casi (vendita, nuova locazione, ristrutturazione integrale, nuova costruzione e così via) e ne prevede la scadenza dopo dieci anni. Il database dell'Enea contiene oltre 5 milioni di attestati di prestazione energetica (Ape) riferiti ad altrettante unità immobiliari. Il 51,8% di queste ricade nelle due classi energetiche peggiori: la F e la G. Da qui dovranno probabilmente partire i lavori di riqualificazione imposti dalla direttiva.