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Cosa c’è nel decreto Ambiente approvato in Cdm dal governo Meloni

Il decreto Ambiente approvato oggi dal governo Meloni lascia più spazio alla trivellazione di gas nei mari italiani, interviene sull’estrazione di petrolio e sulle autorizzazioni ambientali per le grandi opere, tra gli altri temi. Ecco cosa cambia con le nuove norme.
A cura di Luca Pons
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Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera a un decreto Ambiente che interviene sia sulle trivellazioni del gas (eliminando alcuni divieti) e sulle estrazioni del petrolio, sia sulle valutazioni di impatto ambientale delle grandi opere. Meloni si è riunito in mattina e ha approvato un decreto che, secondo il ministro all'Ambiente e alla Sicurezza energetica Gilberto Pichetto, "porta chiarezza e, laddove possibile, regole più semplici in settori fondamentali per la transizione", perché "tiene insieme la primaria esigenza di tutela ambientale con il bisogno di liberare, valorizzandole, grandi energie e buone pratiche esistenti in Italia".

Per quanto riguarda le autorizzazioni da velocizzare, si parla delle procedure per le valutazione ambientale. I progetti che sono legati a un "preminente interesse strategico nazionale" e hanno un valore oltre i 25 milioni di euro potranno seguire un iter più veloce ad opera della commissione Via-Vas e della commissione Pnrr-Pniec, incaricate di controllare l'impatto ambientale di un intervento. Sarà un decreto successivo a stabilire esattamente chi può utilizzare queste procedure più rapide. Una mossa per cercare di accelerare i lavori in vista delle scadenze del Pnrr (al più tardi a metà 2026).

Una norma riguarda il gas e il petrolio. Si vieta di dare il via a permessi di ricerca e di concessione di coltivazione per gli idrocarburi liquidi (come il petrolio). Tuttavia, le attività che sono già in corso o comunque hanno già avuto i permessi potranno continuare.

Sulla trivellazione di gas nelle zone marittime, il governo Meloni limita il divieto che oggi riguarda il mare più vicino alle coste. Non si potranno installare trivelle entro 9 miglia marittime dalle coste, invece di 12 miglia come era in precedenza. Tre miglia in più di mare in cui trivellare, perché stando al ministero dell'Ambiente diversi studi hanno dimostrato che questa distanza garantisce comunque "un elevato grado di sicurezza per i territori circostanti".

Il governo è intervenuto anche sul dissesto idrogeologico, uno dei temi più dibattuti in seguito alle alluvioni che negli ultimi mesi hanno colpito e causato danni enormi in diversi territori. Si fa in modo che le banche dati che già esistono siano collegate tra loro, per avere più informazioni a disposizione, e si dà il via libera ai presidenti di Regione (o meglio, ai commissari in materia di dissesto, che spesso sono proprio i governatori): avranno più poteri, e alcune delle risorse stanziate per gli interventi sul territorio potranno essere ritirate se i lavori non procedono come dovrebbero.

Alcuni articoli del decreto Ambiente, infine, toccano l'ambito dell'economia circolare. Si spinge per il riuso delle acque reflue raffinate, e partono i lavori per stilare un piano che coinvolga il ministero dell'Ambiente e quello delle Infrastrutture , per far sì che i rifiuti che deriveranno dalla costruzione della diga di Genova vengano gestiti e recuperati al meglio. E si parla della bonifica dei territori contaminati da sostanze dannose: i lavori dovranno essere più rapidi, sempre per rispettare le scadenze del Pnrr.

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