Guerra Ucraina, cosa cambia per l’Italia con il decreto su rubli e gas di Putin
Da domani la Russia chiede che il suo gas venga pagato in rubli. E l'Europa, molto dipendente dall'energia venduta da Vladimir Putin, non sa ancora cosa fare. L'Italia, da parte sua, applicherà le stesse linee concordate a livello europeo, fanno sapere da Palazzo Chigi, ma al momento non ci sarebbe ancora un'interpretazione finale del provvedimento ratificato oggi dal Cremlino. La Commissione europea, però, è al lavoro per studiare i vari aspetti interpretativi delle misure russe sul gas: al momento i pagamenti si potrebbero continuare a effettuare in euro, oltre che in rubli. Anche di questo parleranno nella telefonata in programma questa sera il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz.
Ieri sera, invece, Draghi ne aveva parlato in un colloquio telefonico direttamente con Putin, che da giorni minacciava di imporre il pagamento del gas russo in rubli per quelli che sono considerati i "Paesi ostili", cioè quelli che hanno imposto sanzioni a Mosca dallo scoppio della guerra. I Paesi occidentali, in altre parole. Ora il decreto è pronto ed entrerà in vigore domani: con quei Paesi che si rifiuteranno di pagare in rubli, ha fatto sapere il Cremlino, saranno stracciati i contratti esistenti. E chiusi i rubinetti.
Per pagare in rubli, ha spiegato lo stesso Putin, molti Paesi occidentali dovrebbero aprire conti bancari in Russia in cui versare i rubli per pagare il gas: "Nessuno ci vende nulla gratuitamente e noi nemmeno faremo beneficenza. Ciò significa che i contratti esistenti, in caso di mancato pagamento del gas in rubli, saranno interrotti".
Al Consiglio europeo della scorsa settimana, parlando con la stampa, Draghi aveva ribadito come si trattasse di una violazione dei contratti, che prevedono appunto il pagamento in euro e dollari. "Non ci aspettiamo una riduzione delle forniture. Siamo il principale acquirente di gas russo, dovremmo utilizzarlo noi il potere di mercato non la Russia. È anche il motivo per cui possiamo mettere un tetto ai prezzi, perché siamo praticamente l'unico acquirente", aveva detto.