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Cosa cambia ora che il decreto Superbonus è legge, tutte le nuove regole e chi ci guadagna

Dopo il Senato, anche la Camera ha dato il via libera al decreto Superbonus, che così è convertito in legge. Sono stati 150 i voti a favore, 109 i contrari. Confermate definitivamente le novità su sconto in fattura, crediti ‘spalmati’ su dieci anni e maggiori controlli.
A cura di Luca Pons
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Il decreto Superbonus è legge: con i voti favorevoli di 150 deputati – contro i 109 contrari – la Camera ha approvato la conversione del dl che aveva spaccato la maggioranza al Senato. Sono definitivamente in vigore, quindi, le nuove regole che hanno ricevuto le critiche delle imprese e delle banche: sarà obbligatorio detrarre i crediti d'imposta accumulati in dieci anni, e questo vale per tutti quelli relativi al 2024. Partiranno più controlli dei Comuni sui lavori in corso, e in cambio le amministrazioni comunali potranno incassare la metà delle sanzioni. In più, è ufficiale che il bonus ristrutturazioni sarà ridotto al 30% a partire dal 2028. L'iter del decreto a Montecitorio è stato rapido: è passata solo una settimana dall'approvazione del Senato, che aveva apportato delle modifiche sostanziali al decreto.

Le novità su crediti del Superbonus, sconto in fattura e cessione

Il decreto Superbonus impone regole molto più severe per quanto riguarda lo sconto in fattura e la cessione del credito. Infatti, non sarà più possibile utilizzare questi strumenti per il Superbonus edilizio. Esclusi tutti coloro che non hanno presentato i dati sulle spese effettuate nel 2023 entro il 4 aprile di quest'anno, anche se si tratta di organizzazioni del Terzo settore, case popolari o interventi con il bonus barriere architettoniche. L'unica eccezione riguarda alcune zone terremotate, ma solo entro i limiti ben precisi: 400 milioni di euro per il 2023, di cui 70 milioni per il terremoto dell'Aquila del 2009.

I crediti fiscali cambiano anche perché chi li ha ottenuti non potrà più detrarli in quattro anni, come era in precedenza per il Superbonus, ma in dieci anni. Questo vale per tutti i crediti relativi al 2024. È una misura che può aiutare chi ha un reddito più basso – che dovrà scalare dall'Irpef delle somme più ridotte per un periodo più lungo, e quindi corre un rischio più basso di essere ‘incapiente' e dover rinunciare a parte del bonus. Tuttavia, il rischio è che le imprese e le banche vengano penalizzate: nei prossimi due-tre anni avranno delle entrate molto più basse di quanto avessero previsto dalla riscossione dei crediti, e questo potrebbe metterle in difficoltà

Come cambia il Bonus ristrutturazioni

Il testo riduce anche il bonus ristrutturazioni, anche se solo dal 2028 al 2033. Attualmente il bonus vale il 50% delle spese effettuate e copre molti interventi e lavori in casa, fino a una spesa massima di 96mila euro. Dall'anno prossimo si prevede che torni al 36% con un massimale di 48mila euro, ed è probabile che il governo Meloni – a differenza di quanto fatto in passato – non alzerà queste soglie.

Poi, dal 2028 e per i successivi cinque anni, la percentuale sarà addirittura ridotta al 30%, rendendolo meno conveniente. Saranno anche gli anni in cui l'Italia dovrà mettere in atto i lavori per rispettare i paletti della direttiva Case green: resta da vedere, quindi, se il governo intenda lanciare altre misure di sostegno a chi dovrà fare interventi di efficientamento energetico sulla propria abitazione.

Paletti più stretti per le banche

Il decreto impedisce alle banche di compensare i crediti del Superbonus con i loro debiti previdenziali, assistenziali e premi per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Tutti gli istituti finanziari non potranno più effettuare questo scambio, e chi lo fa riceverà una sanzione e dovrà restituire il credito con gli interessi. In più, sempre per le banche (ma anche gli altri intermediari finanziari e le assicurazioni) scatterà una nuova stretta: chi ha acquistato dei credito del Superbonus pagandoli meno del 75% del loro valore dovrà riscuoterli subito dividendoli in sei rate annuali, e non potrà venderli ad altri a un prezzo più alto per guadagnare con la differenza.

Nuovi fondi per zone terremotate e Terzo settore

Infine, il decreto ha stanziato un fondo da 400 milioni di euro che permetterà alle aree colpite dai terremoti del 2009 e del 2016 di continuare a usare la cessione del credito e lo sconto in fattura per le nuove pratiche con Ecobonus e Sismabonus. Il fondo stabilisce un tetto che non potrà essere superato: superata la soglia, anche in queste zone non sarà più consentito utilizzare tali strumenti. Un altro fondo, da 35 milioni di euro, sarà rivolto a interventi di riqualificazione strutturale ed energetica nelle altre zone terremotate, mentre un ultimo stanziamento da 100 milioni di euro è rivolto al Terzo settore e alle onlus.

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