Cosa bisognerà fare per ricevere il reddito di cittadinanza nel 2023: le ultime novità in manovra
Il reddito di cittadinanza ha i mesi contati. Il governo Meloni lo ha puntato direttamente – come, in verità, aveva sostanzialmente promesso in campagna elettorale e non solo – e ha deciso di eliminarlo il prima possibile. I percettori individuati come "occupabili", perciò, lo perderanno da agosto 2023, ma l'anno prossimo dovranno comunque completare dei passaggi per riceverlo. Nel 2024 arriverà la riforma organica di cui si sta tanto parlando in questi giorni: ci sarà tutto il tempo di scriverla, ma in sostanza la misura a sostegno del reddito continuerà ad esistere – probabilmente cambiando nome – per tutti coloro che non possono lavorare o che hanno minori o disabili nel nucleo familiare.
L'articolo 59 della manovra – almeno secondo l'ultima bozza che sta circolando – è dedicato interamente alle "disposizioni di riordino delle misure di sostegno alla povertà e inclusione lavorativa". Insomma, le modifiche al reddito di cittadinanza:
1. Nelle more di una organica riforma delle misure di sostegno alla povertà e di inclusione attiva, dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023, la misura del reddito di cittadinanza di cui agli articoli da 1 a 13 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge del 28 marzo 2019, n. 26, è riconosciuta nel limite massimo di 8 mensilità.
2. Le disposizioni di cui al comma precedente non si applicano in caso di nuclei al cui interno vi siano persone con disabilità come definita ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 dicembre 2013, n. 159, minorenni o persone con almeno sessant’anni di età.
Viene specificato immediatamente che nel 2023, per chi è occupabile, sarà ottenibile solamente per otto mesi. Se si riceve il reddito consecutivamente da gennaio, perciò, ad agosto arriva lo stop. Vengono esclusi i nuclei con disabili, over 60 e minori.
Poi al comma tre si legge:
3. Fermo restando quanto previsto ai commi 1 e 2 a decorrere dal 1° gennaio 2023 i soggetti tenuti agli obblighi di cui all’articolo 4 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge del 28 marzo 2019, n. 26, devono essere inseriti, per un periodo di sei mesi, in un corso di formazione e/o di riqualificazione professionale di cui alla legge 28 marzo 2003, n. 53. In caso di mancata frequenza al programma assegnato il nucleo del beneficiario del reddito di cittadinanza decade dal diritto alla prestazione. Le regioni sono tenute a trasmettere all’Anpal gli elenchi dei soggetti che non rispettano l’obbligo di frequenza.
Insomma, corsi obbligatori e riqualificazione. Anche se sono sempre stati previsti, perciò qui è più che altro un problema di attuazione. Al comma quattro, invece, viene previsto che "nel caso di stipula di contratti di lavoro stagionale o intermittente il maggior reddito da lavoro percepito non concorre alla determinazione del beneficio economico, entro il limite massimo di 3.000 euro lordi". Perciò possono essere sostanzialmente cumulati senza perdere il sostegno. Inoltre, tutti i beneficiari occupabili – sempre secondo un'altra modifica contenuta in questo articolo della manovra – dovranno svolgere "progetti utili per la comunità". Questo passaggio era già previsto nel testo originale, ma solo per un terzo dei beneficiari. Così la regola viene estesa a tutti.
Poi, nel 2024, l'abrogazione:
5. A decorrere dal 1° gennaio 2024 sono abrogate le disposizioni di cui agli articoli da 1 a 13 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26.
Questa è la riforma del governo Meloni sul reddito di cittadinanza, per ora. La manovra è arrivata ieri alla Camera e ora comincerà il suo percorso parlamentare, dove dovrà essere emendata e ridiscussa in commissione e in Aula. Sembra difficile che ci siano, però, dei cambiamenti sostanziali rispetto a questo testo. Meloni ha dichiarato guerra al reddito di cittadinanza, ed è disposta a portare la battaglia fino in fondo. Almeno per ora.