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Cosa aspetta Giorgio Napolitano a dimettersi

Quando e come potrebbero arrivare le dimissioni di Giorgio Napolitano dalla Presidenza della Repubblica (e quanto contano Renzi e Berlusconi in questa scelta).
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All'inizio del suo secondo mandato, nel celebre discorso con il quale accettava le suppliche del Parlamento, Giorgio Napolitano aveva puntualizzato con forza il carattere "temporaneo" della sua reggenza al Quirinale. Alla base del convincimento del Capo dello Stato vi erano non solo ragioni di buonsenso (la sua età avanzata, in primo luogo), ma anche ragioni di opportunità: il secondo mandato è evidentemente una forzatura, giustificata (forse) dalla situazione di eccezionalità e dall'incubo della paralisi istituzionale, e non si era mai vista una così ampia fetta di rappresentanza parlamentare utilizzare toni di un certo tipo nei confronti della massima autorità della Repubblica.

Ora, è considerazione diffusa che la fase di emergenza sia finita. Al netto delle valutazioni di carattere politico e delle ricostruzioni del processo che ha determinato tale situazione, l'Italia ha un Presidente del Consiglio che può contare su una solida maggioranza parlamentare e che ha impostato un percorso di riforme istituzionali in serrata collaborazione con una buona fetta dell'opposizione parlamentare. La stesura della nuova legge elettorale è a buon punto, pur tra mille contraddizioni e con qualche ritardo di troppo. L'insediamento come Presidente di turno dell'Unione Europea è avvenuto senza particolari patemi, anzi l'Italia ha ottenuto il riconoscimento della Mogherini come Lady Pesc. Le riforme strutturali procedono, sia pure a colpi di fiducia e malgrado la "follia dell'annuncite" che aveva colpito Renzi ad inizio legislatura. Il consenso personale del capo del Governo è enorme ed il risultato ottenuto alle elezioni europee, se non vincolante dal punto di vista politico, è indice del peso che egli esercita nell'opinione pubblica e dell'appoggio dei cittadini.

Insomma, dal punto di vista strettamente politico, l'emergenza è finita. L'Italia ha un Governo perfettamente in grado di agire (un Governo politico non tecnico), le proteste per la goffa gestione della crisi sono andate scemando, il semestre europeo è ormai avviato, l'opposizione parlamentare è tutto sommato "morbida" (è chiaro come, nella lettura di Renzi, le pratiche di Movimento 5 Stelle, Sel e Lega non rappresentino un grosso problema), c'è una road map abbastanza chiara per quel che concerne gli obiettivi da centrare. Certo, i dati economici restano drammatici, ma questa (ce lo perdonerà il nostro Capo dello Stato) non è questione "eccezionale" e rientra nella vita dell'organismo statale. E certo, Renzi non è un premier eletto: ma la sua reggenza è costituzionalmente legittima, su questo non ci sono dubbi (al netto delle valutazioni personali sull'opportunità, sulla correttezza eccetera…).

Stando così le cose, è così assurdo immaginare che Napolitano possa fare un passo indietro e rassegnare le dimissioni? Ecco, al momento parrebbe proprio di sì. Per tre ordini di motivi, in particolare. In primo luogo c'è la stabilità del Governo che, nelle considerazioni del Quirinale, non è ancora garantita: l'ostacolo maggiore si chiama legge di stabilità, snodo fondamentale e complicatissimo al tempo stesso, che va ad incrociarsi con l'eterno ritorno della spending review, uno dei provvedimenti dal parto più lungo e difficile. Qui il Governo non potrà più bluffare ed i margini di manovra restano strettissimi. In seconda battuta c'è il caso della Consulta e del Csm. Pd e Forza Italia sono stati incapaci di eleggere i membri della Corte Costituzionale e la "forza" dei franchi tiratori, dei dissidenti e dei malpancisti è emersa in tutta la sua integrità. Cosa accadrebbe se il Presidente Napolitano si dimettesse e ciò che è accaduto a Marini e Prodi si ripetesse al momento della sua sostituzione? Il Paese ripiomberebbe nel caos istituzionale, un lusso che non potremmo permetterci. Terzo, ma non meno influente aspetto, è quello personale. Napolitano considera un vero e proprio smacco la sua "testimonianza" nel processo sulla presunta trattativa Stato – mafia e non accetterà mai di abdicare con qualche macchia, con qualche minimo dubbio sulla sua condotta. E la sensazione è che voglia attendere gli sviluppi del processo per valutare, nella pienezza delle sue funzioni.

Dunque, non c'è una ipotesi alternativa? In realtà sì, basta dare un'occhiata al calendario. Se il Governo riuscisse a portare a casa la legge di stabilità senza troppi patemi e se il Parlamento riuscisse ad indicare i nuovi membri di Corte Costituzionale e Csm (dopo il caso Bene), il percorso per una serena sostituzione del Capo dello Stato sarebbe in discesa. A gennaio poi si completerebbe anche il semestre europeo e arriverebbe una valutazione sull'operato del Governo da parte delle istituzioni europee (in pratica, siamo stati in grado di rimanere entro il 3%?). Insomma, a certe condizioni Napolitano potrebbe ritenere il suo compito concluso. A patto però che la sostituzione non influisca sugli equilibri politici, come notava Sardo:

Se l’elezione del presidente dovesse rompere l’equilibrio che Renzi ha costruito (maggioranza di governo e maggioranza per le riforme), potrebbe cadere l’intero castello, legislatura compresa. I rischi ci sono. Perché i nomi graditi a Berlusconi fanno venire il mal di pancia a molti grandi elettori Pd. E perché è interesse di Renzi e del Pd non chiudere la porta a quella sinistra che si raccoglie attorno a Sel e che potrebbe coinvolgere i dissidenti grillini. L’equazione è difficile, anche se l’elezione di un presidente con profilo di garanzia è comunque utile a tutti. Bersani non ci riuscì, ma chi nel suo partito bocciò Marini e Prodi aveva come obiettivo proprio impedire il governo Bersani. Non sarà facile la partita di Renzi: lui comunque al governo è già arrivato.

Servono insomma delle garanzie, che tradotto significa: serve un nuovo patto fra Renzi e Berlusconi, su un nome comune ed autorevole. E stavolta serve più al Cavaliere, considerando che con il nuovo assetto costituzionale i democratici potrebbero "teoricamente" eleggerlo da soli il Presidente (anche se è molto improbabili che si arrivi ad una situazione di questo tipo, con il trascinamento di questa situazione sino al termine del percorso di revisione della Costituzione). Però Napolitano vuole avere la certezza che il Parlamento non vada incontro ad una crisi al buio. E solo allora passerà la mano.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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