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Opinioni

Cosa accadrebbe se Grillo vincesse le elezioni europee

A pochi giorni dal voto è evidente che queste Europee si siano trasformate in un referendum pro o contro Grillo e Renzi. Ma cosa cambierebbe concretamente sullo scenario politico italiano nel caso in cui il Movimento “vincesse” le elezioni?
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Poche ore fa il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha lanciato il suo ennesimo hashtag, pensato per spingere i militanti del Partito Democratico alla mobilitazione finale in vista del rush finale della campagna elettorale per le Europee del 25 maggio. Renzi ha scelto #unoxuno, anche se, come hanno suggerito in molti, una sintesi più rispondente al vero sarebbe stata quella di scegliere #unoicsdue, che è il vero dilemma di questi giorni: chi vincerà la battaglia per le elezioni europee? Il Messia fiorentino o quello genovese?

Renzi, malgrado alcune dichiarazioni improntate alla prudenza e la constatazione (opinabile) del fatto che il M5S sia risultato il primo partito anche alle politiche del 2013, sa benissimo che il valore simbolico di un eventuale sorpasso grillino supera di gran lunga la reale incidenza politica di un eletto in più a Strasburgo / Bruxelles. Anche grazie al fatto che per sua precisa volontà, la consultazione si è trasformata in un doppio test, sul Governo e sulla portata dell'onda grillina, dopo un anno di presenza vera nelle istituzioni. E la rappresentazione polarizzata dello scontro in atto è stata per la prima volta uno dei pilastri della campagna democratica (come mai era avvenuto prima). A gridare "o noi o loro", sono infatti sia i democratici che i grillini, per un percorso di trasformazione di una consultazione europea in un referendum pro o contra personam decisamente discutibile. A tutti i livelli, peraltro, secondo un processo di "mobilitazione e contro-mobilitazione" che ha visto la risposta dei democratici dopo mesi e mesi di torpore, sia nelle piazze reali che in quelle virtuali. Insomma, il Presidente del Consiglio mostra di essere cosciente della posta in gioco e, non in subordine, sa che c'è un intero fronte in fase di lenta dismissione, con un elettorato cui ha sempre mostrato di guardare con particolare interesse. Così come Renzi sa benissimo che "vincere" adesso può significare tutto e niente (e non a caso ha spiegato come l'obiettivo del Pd sia quello di diventare il primo gruppo europeo nel Pse, questione minore ma solo in apparenza).

Ma allora, qual è il reale timore di Renzi? O meglio, cosa accadrebbe se Grillo vincesse le elezioni europee? Cominciamo da una constatazione banale: non c'è alcun automatismo diretto fra il sorpasso e la tenuta del Governo, né sembra possibile ipotizzare ripercussioni clamorose come le dimissioni del capo del Governo o del Presidente della Repubblica. Lo dice la prassi politica degli ultimi anni e lo confermano segnali di "opportunità" (va da se che si tratterebbe di una follia per il trio Renzi – Napolitano – Alfano "rassegnarsi" a nuove elezioni dopo un eventuale exploit di Grillo). Certo, c'è l'incognita Berlusconi (un altro che ha chiaro da tempo come l'emorragia di consensi dal centrodestra stia rimpolpando le truppe grilline), stuzzicato dal piano B, ovvero quello del voto anticipato con ciò che resta del Porcellum e con la prospettiva delle larghe intese eterne. Ma si tratta in ogni caso di ragionamenti successivi e di medio termine: molto più probabile che un eventuale successo grillino compatti le fila della maggioranza che sostiene Renzi, con la base centrista in costante e continuo calo di consensi e col Nuovo Centro Destra che ha evidentemente bisogno di tempo e "potere" per far decollare il proprio progetto politico, nato in uno spazio "elettorale" che ha l'enorme incognita della successione a Berlusconi.

Così come le pur interessanti speculazioni sulla "nascita di un nuovo bipolarismo imperfetto", come scrive Panebianco, con il Pd "che si troverebbe nella condizione (paradossale, data la sua origine storica) di diventare la «diga» (contro Grillo) sulla quale finirebbe per convergere, sommando i propri voti a quelli della sinistra tradizionale, anche il grosso dell’elettorato di centrodestra", sembrano però non tener conto di ulteriori fattori: quale sarà lo scarto numerico tra i 3 contendenti? Quale sarà il risultato "netto" dei 5 Stelle? Come si riposizioneranno i moderati in uscita da Fi? Che risultato avrà il Nuovo Centro Destra e quale prospettiva di lungo termine hanno gli altri "piccoli" partiti? Quale consistenza avrà il fronte euroscettico? C'è ancora una casa a sinistra?

Ecco, dalla risposta a queste domande (che arriverà nella notte di domenica, ovviamente) dipenderà la stabilità del sistema politico italiano nei prossimi mesi. Quello che è fuori discussione è invece la ricaduta in termini di consenso ulteriore che avrebbe un eventuale boom del M5S. In questo senso non manca chi si spinge fino a considerare che, nel caso in cui i grillini dovessero superare la soglia del 30%, la mobilitazione iniziata in campagna elettorale diventerebbe permanente. Intendiamoci, la pretesa di "disordini e tensioni" è decisamente risibile: è un tema da campagna elettorale, utilizzato in modo strumentale e senza il benché minimo fondamento nella realtà dei fatti (oltre la violenza verbale di alcune frasi di Grillo c'è l'assoluto "pacifismo" di simpatizzanti ed elettori grillini, andrebbe ricordato). È chiaro invece che Grillo e i suoi interpreterebbero un successo alle Europee come un ulteriore dimostrazione della delegittimazione politico di Governo, maggioranza e classe politica attuale, accentuando la contestazione radicale, nelle piazze e nelle istituzioni. Il Governo e la maggioranza sarebbero di fronte ad un "attacco" (politico, lo ripetiamo) senza precedenti e avrebbero sostanzialmente due vie d'uscita: la conservazione dell'esistente, con la prosecuzione del percorso renziano (sempre in bilico tra rivoluzione e fallimento), oppure la svolta delle (nuove) larghe intese, volta a blindare la legislatura fino al 2018 e "sperare" che la bolla grillina si sgonfi. Quanto a quello che accadrebbe in Europa…beh, c'è qualcuno a cui davvero interessano i temi europei sulla scena politica italiana?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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