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Corte dei Conti, Colucci (M5s): “La riforma salvapolitici è incostituzionale e danneggia i cittadini”

La riforma della Corte dei Conti che evita le condanne ai politici nella maggior parte dei casi è “incostituzionale”, per il deputato del M5s Alfonso Colucci, intervistato da Fanpage.it. Servirà per aiutare gli “amichetti” del centrodestra, togliendo responsabilità a chi ha potere: un meccanismo che il governo ha già messo in atto altre volte.
A cura di Luca Pons
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La Camera sta lavorando sulla riforma della Corte dei Conti che Fratelli d'Italia ha depositato ormai quasi un anno e mezzo fa, a dicembre 2023. I tempi si sono allungati, ma ora nelle commissioni Giustizia e Affari costituzionali i lavori stanno accelerando. Pochi giorni fa è stato approvato un emendamento di Fratelli d'Italia che salva i politici dalle condanne in molti casi: i consiglieri, assessori, presidenti di Regione e così via (ma non i parlamentari, che seguono regole diverse) potranno essere condannati a risarcire un danno erariale solo se si dimostra che c'è stato il dolo. In tutti gli altri casi, si presumerà che fossero in buona fede. E la responsabilità cadrà sui tecnici.

Fanpage.it ha intervistato Alfonso Colucci, deputato del Movimento 5 stelle in commissione Affari costituzionali. Colucci ha spiegato perché secondo lui la novità è "incostituzionale" e sarà bloccata dai giudici, spingendo il governo ad attaccare ancora una volta le presunte "toghe rosse". Il testo servirà per aiutare gli "amichetti" del centrodestra e permettere di spendere i soldi del Pnrr, a prescindere che vengano spesi bene o male. E la riforma, per il deputato M5s, si inserisce nel disegno del governo Meloni che mira a una giustizia "censitaria", in cui i potenti non hanno responsabilità e il resto della popolazione viene punito più severamente.

Che effetto avrà questo emendamento?

È molto grave, perché introduce una irresponsabilità cucita addosso ai politici. Addirittura si presume la buona fede del politico, quando l'atto sia stato vistato o validato da un profilo amministrativo-tecnico.

A quali atti si applicherà, quindi, questo meccanismo?

Praticamente sempre. Da oggi i politici saranno irresponsabili, salvo la prova del dolo. C'è un'inversione dell'onere probatorio, perché toccherà al procuratore dimostrare che c'è stato il dolo, mentre la responsabilità viene scaricata sui tecnici o sugli amministrativi che quell'atto l'hanno vistato. L'ho detto in commissione e lo ribadisco: queste norme sono incostituzionali.

Perché incostituzionali?

Il legame tra responsabilità e pubblica amministrazione è stabilito nell'articolo 97 della nostra Costituzione. La stessa Corte costituzionale è intervenuta, con la sentenza 132 del 2024, stabilendo che la responsabilità non può determinare un malfunzionamento della pubblica amministrazione. Quindi ha escluso che lo scudo penale possa essere introdotto a regime.

Sull'autonomia differenziata noi avevamo già sollevato molteplici profili e dubbi di costituzionalità, poi abbiamo avuto ragione perché c'è stata la sentenza della Corte Costituzionale che l'ha demolita in ben sette suoi punti fondanti. Anche in questo caso, sarà la stessa Corte Costituzionale a sanzionare i provvedimenti del governo, stabilendo che uno scudo penale a regime è illegittimo.

La maggioranza ancora una volta partorisce provvedimenti che contrastano con nostre norme costituzionali e europee. Quando poi i giudici le bocceranno o le interpreteranno in senso conforme alla Costituzione, così come sono tenuti a fare, ecco che grideranno alle toghe rosse. Altro che toghe rosse, siamo al cospetto di incompetenti al governo.

Qual è l'obiettivo politico dietro la riforma?

Indebolire fortemente il controllo di legalità. Che sia un controllo di legalità penale, che sia un controllo di legalità sulle intercettazioni, che sia un controllo di legalità erariale (come in questo caso). C'è una giustizia censitaria, cioè un trattamento diverso per chi ha potere – perché qui parliamo di un diverso regime: indulgenza per chi ha potere a vari livelli e pugno di ferro brutale per il cittadino comune.

Ad esempio?

Da un lato abbiamo il ddl Sicurezza al Senato che introduce un'enormità di fattispecie penali e un aggravamento delle sanzioni penali per il cittadino comune, e poi abbiamo queste norme che invece mandano esenti da responsabilità i colletti bianchi, gli amichetti.

Guardando alla riforma della Corte dei Conti più in generale, cosa uscirà dal testo su cui state lavorando?

Posso dire come ne esce il cittadino: viene spezzato il legame indissolubile tra potere e responsabilità. Si rende irresponsabile chi ha potere, proclamando che l'irresponsabilità produce efficientamento della pubblica amministrazione. Ma in realtà chi ha potere deve rispondere del proprio operato, e deve improntare il proprio operato a un principio di trasparenza, perché ciò caratterizza lo stato di diritto.

Le finanze pubbliche, nella misura in cui non si risponderà per il danno erariale arrecato, subiranno un pregiudizio. Quindi da un lato i cittadini risulteranno soggetti a chi ha potere, e e dall'altro un grave danno per le casse dello Stato che non si vedranno risarcire i danni provocati da questi amministratori. Ciò si traduce in un ulteriore costo per il cittadino.

È la stessa logica che c'era dietro l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio? L'idea che, se si evita qualunque responsabilità legale ai politici, allora la macchina amministrativa funzioni meglio.

Sì, il quadro si completa con l'abolizione dell'abuso d'ufficio, la introduzione a regime dello scudo erariale, la modifica della valenza extra-penale delle sentenze di patteggiamento.

C'è effettivamente un problema di ‘burocrazia difensiva', cioè di amministratori che preferiscono non prendersi il rischio di un atto perché le norme sulle responsabilità legali possono essere complicate o troppo punitive?

La burocrazia difensiva è un male, sì, ma noi abbiamo suggerito rimedi diversi per affrontarlo.

Cioè?

Abbiamo suggerito di investire nella formazione del personale della pubblica amministrazione. Creare reti di collaborazione di coordinamento tra le varie pubbliche amministrazioni, soprattutto quelle più piccole, per sollecitare le best practices nell'amministrazione. Rendere chiare le procedure, perché ci rendiamo conto che la farraginosità delle norme e delle interpretazioni produce una difficoltà anche operativa. È una serie di strumenti che prevengono la commissione dell'illecito erariale. Qui, invece, si agisce ex post, quanto il danno si è già verificato, escludendo la responsabilità dell'amministratore e quindi la risarcibilità del relativo danno.

Il centrodestra sta accelerando ora sulla riforma – ferma in Parlamento da quasi un anno e mezzo – perché il 30 aprile scadrà lo scudo erariale varato dal governo?

Sicuramente sì. La maggioranza si è trovata in difficoltà nell'affrontare questo provvedimento – è stato presentato nel dicembre del 2023, i relatori hanno riformulato questi emendamenti, si è vista la grave difficoltà interna alla maggioranza di trovare un'idea comune della pubblica amministrazione. Quindi sicuramente l'obiettivo è questo.

I magistrati contabili hanno protestato, chiedendo di essere ascoltati di più su questa riforma. Siete d'accordo?

Sì, la Corte avrebbe dovuto essere ascoltata fin da quando la maggioranza abrogò il controllo concomitante sull'attuazione del Pnrr. Anche perché qui il nucleo del problema non è difendere la Corte dei Conti.

E qual è?

Difendere il corretto impiego dei miliardi del Pnrr e del Pnc, perché questo è l'interesse dei cittadini. I cittadini hanno diritto che i propri soldi vengono spesi bene. Mentre questo governo, che ha difficoltà nell'attuare i programmi e gli obiettivi del Pnrr, ha l'obiettivo di spenderli. a prescindere dal come. Quindi è un problema di tutela dei cittadini.

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