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Corso di bengalese a scuola per gli studenti, la Lega è contraria: “Errore sottometterci alla loro cultura”

Corsi gratis di lingua bengalese per i ragazzi della quinta elementare in una scuola di Mestre. La Lega critica: “È l’ennesimo errore di chi ritiene che l’assimilazione delle nuove generazioni di figli di immigrati passi dalla sottomissione della nostra cultura anziché dal suo studio e dalla sua conoscenza”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La scelta di attivare di un corso di bengalese a scuola per i bambini non piace alla Lega, che la considera una proposta sbagliata. Si tratta di un'offerta formativa organizzata dal Giulio Cesare a Mestre, in Veneto, dove l'insegnamento è stato attivato senza spese aggiuntive per gli studenti e per le loro famiglie.

È la prima volta che un'iniziativa del genere viene messa in capo da un istituto statale. Come ha scritto la Repubblica, il corso sarà organizzato così: ci saranno 21 lezioni, da ora fino alla fine dell'anno scolastico, che si terranno di sabato mattina, senza impattare con il normale svolgimento della didattica, e l'insegnamento sarà diviso in due livelli: uno per i principianti e un altro per chi ha già un livello intermedio. Le spese saranno coperte dal Consolato, che ha già individuato i docenti, esperti di insegnamento per i più piccoli.

La lingua, che verrà insegnata ai ragazzi della quinta elementare, sarà quindi a costo zero per la scuola. La proposta nasce dall'idea di mantenere viva la madrelingua per i bambini, che sono nati in Italia da genitori stranieri. "Mantenere viva la lingua d'origine è una grande opportunità per il futuro di questi bambini, ma anche per il nostro Paese che può attraverso loro mantenere rapporti con il Bangladesh, un Paese in forte sviluppo, ha spiegato il console onorario di Venezia Fabrizio Ippolito D'Avino, sentito dal Gazzettino. Nella scuola di Mestre nella classe quinta elementare c'è un'alta percentuale di studenti di origine bengalese. Ma secondo il partito di Salvini non è questo il modo per favorire l'integrazione.

Secondo Anna Cisint, europarlamentare Lega, "La scelta di un corso di lingua bengalese adottata dalla scuola Giulio Cesare a Mestre è l'ennesimo errore di chi ritiene che l'assimilazione delle nuove generazioni di figli di immigrati passi dalla sottomissione della nostra cultura anziché dal suo studio e dalla sua conoscenza. È fondamentale che questi bambini imparino l'italiano, le nostre tradizioni e anche la lingua locale, patrimonio storico e identitario fondamentale per un territorio come il Veneto e Venezia. Il problema per questi bambini non è mantenere la loro lingua, spesso l'unica parlata dai genitori, ma riuscire a integrarsi sin da subito in Italia e nella loro città comprendendo che lingua, storia e radici sono il primo passo per diventare cittadini italiani consapevoli".

"I danni della mancata integrazione – ha aggiunto l'eurodeputata leghista – sono sotto i nostri occhi tutti i giorni, ogni giorno di più, così come il fallimento del multiculturalismo senza regole. Questa spirale autodistruttiva va fermata, ribadendo che la piena cittadinanza passa dall'accettazione delle nostre tradizioni e dei nostri costumi".

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