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Corruzione, l’Italia è al 61esimo posto su 168: passi avanti, ma la strada è ancora lunga

Certamente un miglioramento rispetto all’anno scorso quando occupava la posizione numero 69 della classifica di Transparency International sulla Corruzione percepita, ma non è ancora abbastanza. Secondo il report dell’associazione Riparte il Futuro, secondo cui in Italia il 52% delle grandi opere considerate infrastrutture strategiche del 2015 è sotto inchiesta per corruzione.
A cura di Claudia Torrisi
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Nella giornata internazionale contro la corruzione, i dati diffusi da Transparency International regalano un quadro poco roseo del fenomeno nel nostro paese. Su 168 paesi, l'Italia è sessantunesima nell'indice di Corruzione percepita nel settore pubblico e politico – Cpi. Certamente un miglioramento rispetto all'anno scorso (quando occupava la posizione numero 69), ma non è ancora abbastanza: nella classifica europea il nostro paese è penultimo, seguito solo dalla Bulgaria. Al primo posto – così come nello scorso rapporto – ci sono i paesi scandinavi: Danimarca, Finlandia e Svezia; in coda alla classifica mondiale, invece, Somalia e Corea del Nord.

Che i passi avanti non siano ancora sufficienti lo conferma anche il report dell'associazione Riparte il Futuro, secondo cui in Italia il 52% delle grandi opere considerate infrastrutture strategiche del 2015 è sotto inchiesta per corruzione e, dall'altro lato, solo lo 0,5% dei detenuti è in prigione per reati di corruzione, solo (299 su 53.889 nel 2015.

Secondo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, "combattere la corruzione è un impegno di sistema, di tutte le istituzioni pubbliche e, al contempo, è compito che appartiene a ciascun individuo, alle organizzazioni economiche e sociali".

Come spiegato da Priscilla Robledo, project manager di Riparte il futuro, il compito più importante nella battaglia contro la corruzione spetta ai cittadini, considerata "l'assenza dello Stato". Tra gli strumenti nelle mani dei singoli ci sono ALAC, piattaforma digitale di Transparency International Italia che raccoglie segnalazioni anonime su episodi di corruzione dai whistleblower, 290 dal 2014 (giudicate rilevanti nel 70%); "Curiamo la corruzione", un altro progetto pilota della sezione italiana impegnato sul fronte della malasanità (sempre con il metodo delle segnalazioni anonime); o Italian Reporting Project Initiative (Irpi), un progetto giornalistico che tutela le fonti e sviluppa inchieste partendo dalle segnalazioni. Esistono poi degli strumenti per monitorare quanto datto delle amministrazioni, per chiedere maggiore trasparenza. Ad esempio, l'associazione OpenPolis ha realizzato OpenMunicipio, piattaforma che documenta l’attività politico-amministrativa dei comuni; DEPP (Data. Engagement. Platform. Politics), OpenBilanci, per vedere la gestione dei bilanci delle amministrazioni. Poi c'è Saichivoti.it, piattaforma nata per le elezioni amministrative 2016, che ha messo online curriculum vitae, status giudiziario, potenziali conflitti di interesse di 115 candidati sindaco dei trenta comuni più grandi.

Per quanto riguarda la trasparenza dei dati delle amministrazioni, la ong Diritto di Sapere ha realizzato alcuni strumenti di monitoraggio: "Chiedi", che aggrega e raccoglie le richieste degli utenti verso le pubbliche amministrazioni, con le risposte ricevute, e "Fino in fondo", un crowdfunding per finanziare i ricorsi promossi dagli utenti contro la Pa in caso di diniego di accesso a documenti o dati. La strada è ancora lunga: secondo il primo studio di monitoraggio sull’accesso all’informazione della Pubblica Amministrazione in Italia effettuato nel 2013, soltanto il 13% delle risposte alle richieste di dati e informazioni è stato considerato pienamente soddisfacente.

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