In Italia sempre più corruzione, attacchi alla giustizia e minacce alla libertà di stampa: il rapporto Cild 2025

Oggi è stato pubblicato il Rule of Law Report 2025, un'analisi indipendente che esamina la situazione dello Stato di diritto nei paesi dell'Unione Europea. Curato dalla Civil Liberties Union for Europe e dalle sue organizzazioni partner nazionali, il rapporto evidenzia le principali criticità legate alla giustizia, alla corruzione, alla libertà dei media e ai diritti civili. Il report solleva, in particolare le preoccupazioni per le tendenze negative che stanno emergendo in Italia. Esaminando l'anno passato, il documento non solo sottolinea i progressi insufficienti rispetto al 2023, ma denuncia anche un significativo deterioramento in diverse aree fondamentali della governance e della giustizia.
Indebolimento della magistratura e attacchi alla giustizia
Il rapporto segnala il progressivo indebolimento dell'indipendenza della magistratura in Italia, aspetto cruciale ovviamente per garantire l'efficacia del sistema giudiziario e il rispetto dei diritti dei cittadini. Un esempio lampante di questa tendenza è la situazione della Corte Costituzionale, che, a causa di un blocco politico, ha visto per mesi la mancata nomina di ben quattro giudici. Questo vuoto istituzionale, secondo il rapporto, ha compromesso l'equilibrio della Corte, soprattutto in occasione di importanti decisioni sulla legittimità di norme fondamentali: solo grazie all'intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la crisi è stata risolta nel febbraio del 2025. In parallelo, il sistema giudiziario italiano ha assistito all’introduzione di misure sempre più punitive. Il Disegno di Legge Sicurezza, per esempio, potrebbe prevedere pene più severe per chi partecipa a manifestazioni di protesta e dissenso sociale, mentre il Decreto Caivano ha già aumentato i termini di detenzione preventiva per i minori, causando un sovraffollamento senza precedenti nelle carceri minorili.
La riforma della giustizia e le sue implicazioni
A questo si aggiunge la proposta, avanzata nel 2024 dal Ministero della Giustizia, di una riforma costituzionale che prevede la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, creando due distinti Consigli Superiori della Magistratura. Una proposta che è stata accolta con forte preoccupazione dall'Associazione Nazionale Magistrati (ANM), la quale ha sottolineato il rischio di indebolire ulteriormente l'indipendenza del sistema giudiziario. A ciò si aggiungono altre misure, una delle quali prevede la punizione dei magistrati per errori legati a detenzioni ingiuste, e l'applicazione di sanzioni ai giudici che non si astengono da casi con possibili "ragioni di convenienza", attribuendo così un potere discrezionale al Ministero della Giustizia. Misure che sono percepite come strumenti di pressione politica che, secondo il rapporto, finiscono solo per minare ulteriormente l'indipendenza della giustizia. Un altro aspetto preoccupante evidenziato nel rapporto riguarda gli attacchi diretti da parte della politica contro la magistratura: negli ultimi mesi, infatti, il Governo Meloni ha criticato apertamente alcuni giudici e le loro sentenze, in particolare proprio quando le decisioni non erano in linea con l'agenda politica dell’esecutivo. In alcuni casi, i giudici stessi sono stati costretti a chiedere addirittura la protezione delle forze dell’ordine a causa di minacce di morte ricevute. Questo clima ostile, insomma, rischia di compromettere la fiducia dei cittadini nella giustizia.
Sovraffollamento carcerario e crisi delle strutture penitenziarie
Il rapporto sottolinea poi come, nonostante ci siano stati alcuni interventi volti a migliorare la situazione nelle carceri italiane, il sovraffollamento rimanga un problema grave e persistente. Il Decreto Carceri 2024 ha infatti introdotto alcune modifiche, come l'aumento delle assunzioni nella polizia penitenziaria, senza però riuscire a risolvere il problema del sovraffollamento, che continua a violare i diritti umani, per cui, tra l'altro, anche la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha segnalato ripetutamente violazioni. Una delle riforme più controverse, citate nel rapporto, è tuttavia il Decreto Caivano, che ha ampliato la detenzione preventiva per i minori e ha semplificato i trasferimenti nelle carceri per adulti, aggravando così ulteriormente proprio il problema del sovraffollamento negli Istituti Penali Minorili.
Criminalizzazione delle proteste e dei dissidenti
Il rapporto sottolinea anche una crescente tendenza a criminalizzare le proteste e le manifestazioni di dissenso: l'introduzione del Disegno di Legge Sicurezza ha infatti visto la creazione di nuovi reati e aggravanti, tra cui l'occupazione abusiva di case, il blocco stradale e la vendita di SIM card alle persone migranti irregolari: le pene previste per questi reati possono arrivare fino a sette anni di carcere, con gravi implicazioni per la libertà di espressione e la protezione dei diritti civili. Questa crescente repressione ha sollevato preoccupazioni anche a livello internazionale: il rapporto, infatti, ricorda come anche l'OSCE abbia denunciato il Disegno di Legge Sicurezza come una minaccia per lo Stato di diritto, evidenziando come la criminalizzazione delle manifestazioni e il trattamento delle minoranze stiano limitando la libertà di espressione e il diritto alla protesta.
Corruzione e mancanza di trasparenza: la lotta alle disuguaglianze
Un altro tema cruciale sollevato nel report riguarda la persistenza della corruzione in Italia: nonostante gli sforzi dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) per migliorare la trasparenza, non sembrano siano stati registrati progressi significativi nella regolamentazione del lobbying o nella creazione di un registro pubblico dei lobbisti. A questo si aggiungono le nuove normative sul whistleblowing, che sono state considerate da molti un passo indietro nella protezione di chi denuncia la corruzione. L'assenza di una legislazione chiara sui conflitti di interesse e la mancanza di trasparenza nei finanziamenti politici continuano insomma a rappresentare gravi lacune.
Libertà di stampa sotto attacco
In Italia, la libertà di stampa è sempre più sotto attacco. A dirlo ancora una volta il Rule of Law Report 2025: l'accentramento della proprietà dei media nelle mani di pochi gruppi e l'influenza politica sulla RAI pongono sempre più gravi rischi per la pluralità dell'informazione. La crisi economica e la crescente pressione sulle testate giornalistiche, unite ad attacchi diretti alla professione, minacciano il diritto dei cittadini ad essere informati in modo libero e imparziale. Le intimidazioni legali contro i giornalisti e le minacce di azioni giudiziarie esacerbano ulteriormente il clima di incertezza. La libertà di stampa, fondamento della democrazia, è insomma in estremo pericolo, mentre i giornalisti e le giornaliste si trovano a fronteggiare un ambiente sempre più ostile.
Democrazia in pericolo: accentramento di potere e riforme che minano l'equilibrio istituzionale
Il rapporto evidenzia anche come l'attuale gestione del governo italiano stia sollevando preoccupazioni sul rischio di un indebolimento dei principi democratici: l'uso crescente dei decreti legge e le proposte di riforma del sistema istituzionale, come quelle relative al ‘Premierato', potrebbero, come denuncia il rapporto, portare a un accentramento del potere nelle mani del Presidente del Consiglio, riducendo il ruolo del Parlamento e alterando l'equilibrio delle istituzioni. La concentrazione di potere esporrebbe cioè il paese a una gestione più autoritaria, minando la trasparenza e il sistema di pesi e contrappesi che ha garantito la stabilità politica dell'Italia.
Spazio civico in crisi: proteste, attivismo e diritti civili sotto attacco
Il rapporto denuncia anche come lo spazio civico, in Italia, abbia visto, almeno negli ultimi anni, una progressiva riduzione: le restrizioni imposte alle organizzazioni non governative e, ancora una volta, l'incremento di leggi che penalizzano la protesta pubblica hanno limitato la libertà di espressione e di associazione; le persone che si oppongono al governo o che difendono i diritti umani, tra cui le minoranze etniche e LGBTQIA+, si trovano sempre più a dover affrontare la crescente stigmatizzazione e persecuzione; le organizzazioni non governative, che giocano un ruolo fondamentale nella protezione dei diritti umani, sono sempre più oggetto di ostacoli burocratici e azioni legali. A questo si aggiunge la criminalizzazione della protesta che rischia, come denuncia il report ancora una volta, di ridurre ulteriormente la capacità della società civile di influire sul cambiamento.
Violazioni dei diritti umani: discriminazioni e torture in aumento
Il rapporto sottolinea poi anche come il rispetto dei diritti umani in Italia sarebbe poi gravemente compromesso da fenomeni di discriminazione e violenza: le persone appartenenti a minoranze, come migranti, persone LGBTQIA+, e rifugiati, continuano a subire abusi da parte di forze dell'ordine, con episodi di violenza fisica e psicologica documentati in diverse occasioni. Il trattamento disumano nei confronti dei migranti nei centri di detenzione, in particolare, è stato denunciato da numerose organizzazioni internazionali. A ciò si aggiungono i casi di discriminazione nei confronti delle donne, che continuano a essere vittime di molestie e violenze, nonostante le leggi esistenti contro la violenza di genere. Un aspetto preoccupante sottolineato nel rapporto riguarda poi anche la crescente criminalizzazione delle organizzazioni che si occupano di difendere i diritti umani e i migranti.
Insomma, come si legge sul rapporto, se il paese non intraprenderà azioni significative per affrontare queste problematiche, i rischi di un ulteriore deterioramento della democrazia e dei diritti civili saranno inevitabili. La speranza è che, di fronte alle gravi criticità sollevate, vengano adottate misure adeguate a invertire la rotta e a garantire la piena attuazione dei principi di giustizia, libertà e rispetto dei diritti umani in Italia.