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Corruzione al Parlamento europeo, fermati lobbisti di Huawei: c’è anche ex assistente di due italiani

Con un blitz che ha coinvolto un centinaio di agenti della polizia giudiziaria in Belgio, questa mattina sono stati fermati numerosi lobbisti dell’azienda cinese Huawei. L’inchiesta riguarda casi di presunta corruzione al Parlamento europeo. Al centro delle indagini ci sarebbe Valerio Ottati, dirigente di Huawei con un passato da assistente di due europarlamentari italiani.
A cura di Luca Pons
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Le indagini della Procura federale fanno pensare a un nuovo possibile scandalo Qatargate, al Parlamento europeo: numerosi lobbisti di Huawei sono accusati di corruzione nei confronti di una quindicina di eurodeputati, a cui avrebbero fatto doni e pagamenti per sostenere la politica commerciale dell'azienda cinese.

Al centro del caso, secondo gli inquirenti, ci sarebbe l'italo-belga Valerio Ottati, direttore degli affari pubblici dell’ufficio di Huawei per l’Unione europea. In passato, Ottati è stato assistente di due europarlamentari italiani. Questa mattina un centinaio di agenti della polizia giudiziaria belga hanno effettuato 21 perquisizioni e numerosi fermi nella regione di Bruxelles, in Vallonia, nelle Fiandre e anche in Portogallo.

Le accuse della polizia belga ai lobbisti di Huawei

Le indagini riguardano numerosi dipendenti di Huawei, la grande azienda cinese di telecomunicazioni, e sono soprattutto di corruzione e riciclaggio. Le informazioni che abbiamo sul caso sono state diffuse dai quotidiani belgi Le Soir e Knack, oltre che dalla piattaforma di giornalismo Follow the money.

Diversi lobbisti che lavorano per Huawei sarebbero stati fermati con l'accusa di aver corrotto circa 15 europarlamentari per promuovere gli interessi dell'azienda. Si tratterebbe sia di deputati europei che hanno già concluso il loro mandato, sia di parlamentari in carica. In particolare, le accuse degli inquirenti sarebbero di corruzione, falsificazione, riciclaggio di denaro, e di organizzazione criminale. L'operazione avrebbe preso il nome di "Generazione".

Cosa c'entra Valerio Ottati, ex assistente di due eurodeputati italiani

Sempre secondo quanto riportato dalle testate citate, al centro delle attenzioni della procura ci sarebbe un cittadino italo-belga: Valerio Ottati, 41 anni, dal 2019 direttore degli affari pubblici di Huawei presso l'Unione europea. Nato in Belgio, a Woluwe-Saint-Pierre, Ottati ha iniziato a lavorare per il colosso cinese sei anni fa, quando l'interesse dell'azienda era rispondere alle pressioni degli Stati Uniti, che a loro volta stavano cercando di spingere l'Ue ad abbandonare la tecnologia 5G cinese.

Ottati, stando a Le Soir, non sarebbe ancora stato raggiunto dalle autorità. In passato è stato per dieci anni assistente parlamentare per due eurodeputati italiani: uno del Partito popolare (di centrodestra, e di cui fa parte Forza Italia, ma non solo), e l'altro di Socialisti e democratici (gruppo di centrosinistra, in cui si trova anche il Pd).

Una fonte ha detto a Follow the money che Ottati "non era affatto un tecnico. È stato assunto per le sue conoscenze", e "organizzava molti incontri con i parlamentari europei e poteva invitare le persone agli eventi". La Procura federale ha fatto sapere che la presunta corruzione sarebbe stata messa in atto da Ottati "regolarmente e in modo molto discreto dal 2021 a oggi, sotto la veste di lobby commerciale".

Oltre agli eventi, infatti, ci sarebbero stati "compensi per le posizioni politiche o regali eccessivi, come spese di cibo e di viaggio", ma anche "inviti regolari per assistere a partite di calcio" e smartphone Huawei, ma anche pagamenti di migliaia di euro. Ben al di sopra di quanto previsto dalle norme del Parlamento europeo, che prevedono che qualunque regalo con un valore al di sopra dei 150 euro debba essere dichiarato pubblicamente.

La reazione del Parlamento europeo

La Procura federale ha comunicato che potrebbe chiedere che a diversi parlamentari sia revocata l'immunità parlamentari. Il Parlamento europeo ha fatto sapere di aver "preso atto delle informazioni", e ha aggiunto: "Quando richiesto, collaboriamo sempre pienamente con le autorità giudiziarie". Huawei, invece, non ha ancora commentato ufficialmente l'accaduto.

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