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Corruzione al ministero del Lavoro: indagati un’alta dirigente e il patron della Salernitana Danilo Iervolino

Sono arrivate richieste di rinvio a giudizio per Danilo Iervolino – patron della Salernitana ed ex proprietario dell’Università telematica Pegaso – ma anche per figure di vertice del ministero del Lavoro. La Procura di Napoli ha concluso così le indagini su un caso di presunta corruzione avvenuto nel 2019.
A cura di Luca Pons
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Chiuse le indagini per un presunto caso di corruzione al ministero del Lavoro, la Procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio per diversi indagati, e ci sono nomi di spicco: tra di loro la segretaria generale del ministero Concetta Ferrari (all'epoca dei fatti direttrice generale per le politiche previdenziali), il segretario nazionale della Cisal Francesco Cavallaro e il patron della Salernitana ed ex proprietario dell'Università telematica Pegaso Danilo Iervolino. L'udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio si terrà il 24 novembre al tribunale di Napoli, stando alle carte che Fanpage.it ha potuto visionare.

La richiesta di processo arriva al termine delle indagini su un episodio risalente al 2019. L'ipotesi di reato è di corruzione di una persona incaricata di un pubblico servizio, per un atto contrario ai suoi doveri. Con l'aggravante che il reato sarebbe stato commesso in concorso da diverse persone.

Qual è l'ipotesi dei pm che hanno chiesto il rinvio a giudizio

La teoria presentata dagli inquirenti (i pm Sergio Ferrigno e Henry John Woodcock) è questa: Ferrari, 64 anni, con il suo ruolo nel ministero del Lavoro, avrebbe agevolato la procedura per la scissione  "parziale" e "asimmetrica" del patronato Encal-Inpal (con la separazione in due patronati, Encal-Cisal e Inpal). Lo avrebbe fatto "in concorso e di concerto con" Fabia D'Andrea, 58 anni, un'altra delle persone per cui è partita la richiesta di rinvio a giudizio. D'Andrea era vice capo di gabinetto del ministro del Lavoro, che all'epoca e fino a settembre di quell'anno era Luigi Di Maio.

La procedura sarebbe stata richiesta a marzo 2019 da Francesco Cavallaro, 58 anni, segretario generale Cisal. A giugno sarebbe arrivato il nulla osta del ministero. Una richiesta di scissione "identica", si legge, era stata presentata già a gennaio 2018 ma aveva avuto parere negativo dal ministero. A seguito della separazione "parziale" dei due patronati, ci sarebbero stati "più che significativi vantaggi economico-finanziari per i due" enti, perché ciascuno avrebbero continuato a ricevere sovvenzioni pubbliche, mantenendo anche i locali e i patrimoni. Tutti questi benefici "sarebbero stati persi nel caso in cui la scissione" fosse stata "totale". Anche in seguito, il patronato Encal-Cisal (che fa riferimento a Cavallari) avrebbe avuto un "trattamento assolutamente ‘privilegiato' e di favore" da parte di Ferrari, rispetto a Inpal.

Cosa avrebbero ottenuto in cambio le dirigenti del ministero

Sempre secondo la ricostruzione dei pm, Ferrari per agevolare la procedura si sarebbe fatta promettere l‘assunzione del figlio come professore all'Università telematica Pegaso, all'epoca di Danilo Iervolino (con un compenso da 30mila euro all'anno lordi da aprile 2019 a giugno 2022). Anche il figlio in questione, Antonio Rossi, 38 anni, è tra gli indagati. L'Università è considerata parte offesa dagli inquirenti, così come il ministero del Lavoro e il patronato Inpal. I rapporti sarebbero passati attraverso Francesco Cavallaro, Francesco Fimmanò (55 anni) e Mario Rosario Miele, 57 anni, allora membro del Cda della Università Mercatorum (riconducibile all'epoca a Iervolino) e oggi dirigente della Salernitana. Un altro figlio di Ferrari avrebbe anche ricevuto un'Audi Q3 a prezzo scontato e un aiuto da parte di Cavallaro per il "buon esito" di un concorso della Polizia di Stato, che però non ha poi vinto.

Ferrari e il marito avrebbero avuto invece un soggiorno a Tropea con il noleggio di una barca e una borsa griffata di Louis Vuitton. Questi ultimi sarebbero stati pagati da Francesco Cavallaro. Non solo, ma lo stesso Cavallaro si sarebbe impegnato a "intercedere presso il ministro del Lavoro" in carica (fino a settembre 2019 Luigi Di Maio) per far ottenere a Ferrari "un incarico di maggiore prestigio" nel ministero. Come quello di segretario generale, sottolineano gli inquirenti, che Ferrari occupa dal novembre del 2022.

L'altra dirigente ministeriale coinvolta nelle indagini, Fabia D'Andrea, avrebbe invece avuto da Cavallaro la promessa di assunzioni per due persone da lei indicate. Queste nei mesi successivi avrebbero avuto incarichi rispettivamente all'Inps (dal 2020 al 2023) e presso l'Associazione italiana tutela handicap (da aprile 2019 a febbraio 2020, con un compenso complessivo di 80mila euro).

L'avvocato di Cavallaro: "Insufficienti indizi di colpevolezza"

Dopo la diffusione della notizia della richiesta di rinvio a giudizio Domenico Colaci, avvocato difensore di Francesco Callavaro ha diffuso una nota. Il legale ha sottolineato che il tribunale del riesame (originariamente chiamato Tribunale della Libertà) avrebbe già dichiarato insufficienti gli indizi a carico del segretario generale Cisal: "Colpisce il fatto che chi ha divulgato tale notizia si sia guardato bene dal dire che il competente Tribunale della Libertà, con venti pagine di motivazione, ha ritenuto insufficienti finanche i semplici indizi di colpevolezza a carico del mio assistito", ha scritto Colaci.

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