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Opinioni

Corrotti, corruttori e condannati: in Parlamento ci sarà posto per tutti, anche nel 2013

La fine ingloriosa di una legislatura da dimenticare: stop all’anticorruzione, norme transitorie nel dl liste pulite, Porcellum per tutti e la prospettiva di inciuci bipartisan nel dopo elezioni.
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Ancora pochi giorni allo scioglimento delle Camere con il Parlamento impegnato in un rush finale per l'approvazione di provvedimenti ritenuti o "essenziali", come la legge di stabilità, oppure fondamentali per salvare la faccia, dopo una legislatura caratterizzata da scandali, polemiche, inciuci e "tutto il resto". Da quest'ultimo punto di vista, senza girarci troppo intorno, la missione è da inserire nello scaffale dei "fallimenti". Dalla mancata riforma della legge elettorale (con la responsabilità da addebitarsi completamente alle forze politiche), alla legge anti-corruzione (con correità dei tecnici), dal taglio delle province fino alle "rigidissime" norme sull'incandidabilità, fresche di conversione (quasi) definitiva. Della mancata cancellazione del Porcellum abbiamo già scritto tutto il (male) possibile: e (almeno) qualcuno come Grillo e Bersani ha provato e sta provando almeno a salvare la faccia, anche se con "meccanismi" estremamente discutibili.

Su anti – corruzione ed incandidabilità dei condannati si raggiungono, se possibile, vette ancora più elevate. Nel primo caso, una legge considerata già insufficiente (un brodino, che sostanzialmente non incide su quello che è un fenomeno che "costa" decine di miliardi all'anno), rischia di rimanere senza decreti attuativi sulla trasparenza nelle pubbliche amministrazioni e sull'incompatibilità degli incarichi dirigenziali. Nelle sue parti più importanti ed "impattanti", insomma. Nel secondo caso, quando manca solo l'ultima lettura del Consiglio dei Ministri, il provvedimento è stato talmente annacquato da produrre una situazione al limite del paradossale. Non potranno candidarsi infatti i condannati ad almeno due anni per reati gravissimi (mafia e terrorismo), i condannati per reati contro la pubblica amministrazione o per quelli per i quali il codice prevede una condanna di almeno quattro anni. Ma non solo. Perché, sembrerebbe per prevenire problemi di costituzionalità, una norma transitoria (inserita durante il Cdm dello scorso 6 dicembre) permetterà la candidatura anche dei condannati che hanno patteggiato, addirittura per pene che superano i due anni. A questo aggiungiamo, atitolo meramente esemplificativo, l'esclusione dei "delitti colposi", come il finanziamento illecito. Insomma, dei 120 tra condannati ed indagati che hanno affollato i banchi del Parlamento in questa legislatura, saranno in pochissimi a non potersi candidare nuovamente a causa della "severissima" legge voluta dal ministro Severino ( tra questi Ciarrapico e Brancher). Cosa resta dunque della stretta contro condannati, corrotti e corruttori? Qualche slogan e tanti titoli sui giornali. E toccherà affidarsi al senso di responsabilità dei partiti, perché provvedano "internamente" a colmare le lacune di una legge che hanno votato poche settimane prima in Parlamento (mah). Ma nel Paese del "meno peggio" dovremmo esserci abituati.

UPDATE – Poche ore dopo la pubblicazione dii questo corsivo, arriva l'ennesima conferma della reale volontà della politica di intervenire in maniera decisa ed esemplare. Il Consiglio dei ministri non ha potuto dare l'approvazione definitiva del decreto legislativo sull'incandidabilità dei condannati, perché manca ancora il parere della commissione Bilancio del Senato.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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