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Coronavirus, pubblicati verbali Cts: il 12 febbraio chiesta verifica disponibilità di posti letto

Sul sito della Protezione Civile sono stati pubblicati i verbali del Comitato tecnico scientifico riguardanti le riunioni degli esperti durante l’emergenza Coronavirus. Già il 12 febbraio gli scienziati chiedevano al governo di verificare i posti letto disponibili negli ospedali italiani. Altri atti riguardano la situazione in Lombardia e la preoccupazione per la scuola.
A cura di Stefano Rizzuti
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Sono stati pubblicati sul sito della Protezione Civile i verbali del Comitato tecnico scientifico, sulle riunioni avvenute tra gli esperti che hanno poi portato il governo a prendere alcuni provvedimenti seguendo le loro indicazioni. La pubblicazione arriva dopo l’annuncio del ministro della Salute, Roberto Speranza, ma soprattutto dopo l’approvazione di un ordine del giorno alla Camera che impegna l’esecutivo a rendere noti tutti i verbali. In uno dei primi verbali, quello del 12 febbraio, si legge: “Emerge la necessità di verificare con precisione i dati relativi alla disponibilità locale di posti letto per malattie infettive, rianimazione e altri dati relativi ad attrezzature, staff e quanto necessario ad elaborare ipotesi di scenari di evoluzione dell'epidemia”, secondo quanto viene riportato nel verbale della riunione, precedente alla scoperta dei primi casi in Italia.

I verbali del Cts pubblicati

I verbali sono stati pubblicati nel pomeriggio, ma saranno resi disponibili solo quelli relativi a più di 45 giorni fa. In una nota si spiega: “Saranno resi disponibili dopo 45 giorni dalla data di svolgimento delle riunioni cui fanno riferimento, conciliando così l'autonomia di valutazione dei tecnici del Comitato con la corretta esigenza di trasparenza”. Da altri verbali emerge come una delle prime preoccupazioni fosse quella riguardante la scuola per gli esperti, che già il 7 febbraio valutavano “positivamente” le misure prese dal governo sul controllo dei voli internazionali e sull’attenzione “rivolta al mondo della scuola”. Sempre sul tema della scuola, il Cts il 4 marzo sosteneva che le scelte di chiudere gli istituti "dovrebbero essere proporzionali alla diffusione dell'infezione virale", motivo per cui non consigliava di chiudere tutte le scuole.  Sempre sul tema della scuola, il Comitato chiedeva, il 7 luglio, di rimodulare gli spazi nelle aule con l’obiettivo di “garantire il distanziamento personale di almeno un metro”. Inoltre, gli esperti chiedevano di prevedere tra l’insegnante e il banco (e quindi anche gli studenti) uno spazio di almeno due metri.

I primi casi in Lombardia per il Cts

In un altro verbale, del 24 febbraio, “si rileva che la quantità dei dati che giungono dalla periferia è insufficiente per definire un preciso profilo epidemiologico dell'epidemia; il Cts raccomanda pertanto l'invio di epidemiologi nelle aree con casi confermati per effettuare analisi accurate”. Il 21 febbraio, invece, il focus riguarda la Lombardia: “Si prende atto della segnalazione proveniente dalla Regione Lombardia di casi sporadici in via di conferma”. Con l’emersione del primo caso il Cts sottolineava un “cambiamento rilevante nel quadro epidemiologico nazionale”. Motivi per cui gli esperti chiedono di “adottare misure di contenimento e controllo aggiuntive”. Sempre in riferimento alla Lombardia, il Cts si sofferma il 3 marzo sulle zone rosse di Alzano e Nembro: “Il Comitato propone di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei Comuni della zona rossa anche in questi due comuni, al fine di limitare la diffusione dell'infezione nelle aree contigue”.

Verbali desecretati, il parere degli esperti sul lockdown

Sono vari i verbali in cui si fa riferimento al lockdown. Si parte da quello della riunione che ha seguito la decisione del governo di chiudere tutta l'Italia: il lockdown viene ritenuto una misura “coerente con il quadro epidemiologico configuratosi in Italia”. Se questa era l’opinione del 10 marzo, anche più avanti – come emerge dalla riunione del 30 marzo – il Comitato ha continuato a ritenere essenziale la chiusura totale. L’invito era quello di proseguire almeno fino a dopo Pasqua. Nei verbali desecretati si legge che il Cts “condivide e sostiene la strategia complessiva del ministro della Salute, condividendo la necessità di mantenere le misure attualmente in essere almeno fino a tutto il periodo pasquale e mette in evidenza alcuni aspetti correlati all'andamento della curva epidemica”.

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