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Covid 19

Coronavirus, nuove restrizioni: il governo chiude le fabbriche e le attività non essenziali

Arrivano nuove restrizioni per contenere l’emergenza coronavirus. Lo ha annunciato questa sera il premier Conte in diretta Facebook. Il governo ha stabilito, per tutto il territorio nazionale, la chiusura delle fabbriche, fino al prossimo 3 aprile, su tutto il territorio nazionale, escluse quelle di importanza strategica per il sistema Paese.
A cura di Annalisa Cangemi
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La notizia era stata annunciata nei giorni scorsi. L'esecutivo ha disposto misure più stringenti per limitare il più possibile il contagio da Covid-19: chiusura delle fabbriche, su tutto il territorio nazionale, escluse quelle di importanza strategica per il sistema Paese, oltre a quelle alimentari e del settore dell'igiene e della sanità. Il provvedimento sarà in vigore da lunedì. "In questo momento dobbiamo resistere, il nostro sacrificio di rimanere a casa è minimo se paragonato a quello che stanno facendo i medici negli ospedali", ha ricordato Conte in diretta Facebook. "Non stanno andando semplicemente a lavorare, ma compiono un atto di amore nei confronti dell'Italia intera. Rallentiamo il motore produttivo del Paese, ma non lo fermiamo. È una decisione necessaria per poter contenere il più possibile la diffusione dell'epidemia".

Troppa gente per strada. E il numero di casi non accenna a scendere. Dopo il pressing arrivato dai sindacati il governo ha stabilito una maggiore stretta, valida fino al prossimo 3 aprileI leader di Cgil Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo avevano chiesto al premier Conte "di valutare la possibile necessità di misure ancor più rigorose di sospensione delle attività non essenziali in questa fase per il nostro Paese", per mettere al sicuro i lavoratori, che continuano a essere esposti al rischio del contagio. "Vanno salvate le filiere agroalimentari, la farmaceutica con la produzione delle mascherine e gli altri dispositivi, definendo bene nei servizi quali attività essenziali sono indispensabili, questo vale per i trasporti, per le telecomunicazioni, per le poste, per le banche", aveva chiesto Furlan.

Il governo ha così risposto anche alle richieste che arrivavano dalle Regioni, Lombardia in testa, ma anche Piemonte, Marche, Veneto, Valle d'Aosta, Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Campania, che già in autonomia hanno provveduto a imporre regole più dure per impedire che i cittadini circolino per strada, formando assembramenti. In molte Regioni sono già stati chiusi, gli orari dei negozi di alimentari ridotti, e per tutti gli esercizi commerciali, escluse edicole, farmacie e parafarmacie, è stato stabilito lo stop la domenica.

Anche il presidente di Confapi, Maurizio Casasco, al termine della videoconferenza di oggi con il presidente Conte e le parti sociali, aveva avanzato la stessa richiesta: "Oggi più che mai dobbiamo essere un Paese solo, la salute è un bene comune che va tutelato a Nord come a Sud. Perciò in nome della responsabilità e dell'unità di intenti nella lotta al Coronavirus, concordiamo nel chiudere tutte le attività lasciando ovviamente aperte le aziende veramente strategiche e delegando ai Prefetti il compito di verificare l'attuazione di queste disposizioni e tutte le particolari esigenze".

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