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Coronavirus, negazionisti contro giornalista di Fanpage.it: “Mi hanno anche tossito addosso”

In piazza a Roma sono tornati i negazionisti del Covid-19, questa volta capeggiati dai cosiddetti “Sovranisti”, una galassia abbastanza eterogenea anche se prevalentemente vicina agli ambienti della destra extraparlamentare. Ci hanno insultati, minacciati, vilipesi, ci hanno tossito sul collo con fare di scherno e ci hanno urlato in faccia parlando di fucili, con tanto di “Pum! Pum! Pum!” simulato con voce e gestualità.
A cura di Saverio Tommasi
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Saverio Tommasi di Fanpage.it strattonato
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Siamo a Roma, è sabato 10 ottobre 2020.

In piazza san Giovanni è stata indetta la “Marcia della liberazione”. Liberazione da cosa? “Dalla dittatura sanitaria”, o come la chiamano altri ancora: “Liberazione dalla dittatura farmaco-sanitaria”.
Secondo loro le mascherine sarebbero “un bavaglio, una museruola”, e i medici e la scienza “un complotto contro la vera medicina, perché i medici le persone le ammazzano”.

Mentre svolgevamo il nostro lavoro di giornalisti stati offesi, minacciati, insultati e accerchiati, fino a quando la Polizia non è dovuta intervenire per – letteralmente – salvarci.

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La manifestazione era indetta dai "sovranisti" e dai “no euro”, che hanno manifestano insieme ai Nomask e a vari gruppi identitari della galassia dell'estrema destra, insieme ai gruppi No5G e antivaccinisti. Non c’erano solo loro, però. Altri si definivano “né di destra né di sinistra” e altri ancora “vicini alle idee di sinistra”. Tutti insieme contro “il complotto del Covid-19”, che a seconda della persona intervistata “non esisteva”, oppure “è tutta un’invenzione”, oppure “esiste ma è una semplice influenza”, o ancora “lo hanno creato in laboratorio per dimezzare la popolazione mondiale”. Tesi, evidentemente, che anche fra loro non concordano, se non in un punto: sono contro ogni versione accreditata, ufficiale, scientifica.

E’ stata una giornata difficile quella di ieri, ed è finita con la Polizia che mi ha protetto con un cordone, scortando me e la mia collega Wendy Elliot fuori dal raggio d'azione dei manifestanti inferociti per le nostre domande.

Gli insulti, le minacce e la Polizia che è dovuta intervenire formando un cordone per “salvare la nostra incolumità dai manifestanti” (parole loro) sono un pessimo segnale rispetto alla possibilità di poter svolgere serenamente il nostro lavoro di giornalisti. Un pessimo segnale per tutti, soprattutto, perché un’informazione che non è libera di fare domande, che non è libera di muoversi, un’informazione che ha bisogno della Polizia per non rischiare di essere linciata, rischia di non essere più un’informazione completa.

In questo video potete vedere un condensato, ristretto e parziale, degli insulti, provocazioni e minacce che abbiamo ricevuto durante la manifestazione.

Quando a un giornalista e a una giornalista viene impedito di svolgere il loro mestiere, quando vengono minacciati, vilipesi, allontanati, viene tossito loro sul collo e gli urlano in faccia parlando di fucili (con tanto di “Pum! Pum! Pum!” simulato con voce e gestualità) è un brutto giorno. E’ il giorno che abbiamo vissuto ieri.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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