L’appello di Zaia al governo: “Tamponi per tutti e stop alle passeggiate”
Il Veneto ha annunciato ieri che nel giro di una settimana quadruplicherà i tamponi per il Covid-19. Fino ad ora ne sono stati eseguiti 3.210 al giorno. È questo il piano della Regione per fronteggiare la pandemia di coronavirus. Il presidente Luca Zaia ha spiegato in particolare che nell'Ulss 1 Dolomiti si passerà da 250 a 360 tamponi al giorno, nell'Ulss 2 Marca Trevigiana da 360 a 1.800, nell'Ulss 3 Serenissima da 300 a 1.800, nell'Ulss 4 Veneto Orientale da zero a 50, nell'Ulss 5 Polesana da 150 a 200, nell'Ulss 6 Euganea da 240 a 1.200, nell'Ulss 7 Pedemontana da 160 a 320, nell'Ulss 8 Berica da 160 a 1.220, nell'Ulss 9 Scaligera da 150 a 300; nell'Azienda ospedaliera di Padova da 1.200 a 2.400, e nell'Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona da 240 a 1.680. Abbiamo contattato il governatore per farci spiegare perché il Veneto ha deciso di muoversi in controtendenza, rispetto alle indicazioni del governo e di molti esperti.
Presidente, qual è la ratio di questo piano?
Noi abbiamo sempre fatto i tamponi, prova ne sia il fatto che ne abbiamo già fatti 40mila. Non vorrei che qualcuno pensasse che ce li siamo appena inventati. Abbiamo semplicemente chiesto adesso alle microbiologie di effettuarne di più, perché questo ci permette di essere ancora più incisivi. Ci servono per identificare sostanzialmente i positivi asintomatici, perché sono la vera minaccia. Perché il positivo asintomatico va in giro, fa vita sociale, va al lavoro, al supermercato e in farmacia, e porta in giro il virus. Noi partiamo dai 54mila lavoratori della sanità, poi passiamo alle case di riposo, e infine facciamo il tampone a chi ha sintomi. Oltre a questo lavoro di base, di circa 13mila test al giorno, facciamo un'attività accessoria con il professor Andrea Crisanti dell'Università di Padova, monitorando i cittadini a cerchi concentrici, rispetto al caso positivo che troviamo, e in più facciamo tamponi a campione. Il nostro approccio è quello che abbiamo seguito a Vo' Euganeo.
Cosa è successo lì?
Il 22 febbraio in quel comune di 3mila abitanti abbiamo avuto i primi due contagiati. In quell'occasione io ho deciso in autonomia, in contrasto con le linee guida e per dare tranquillità alla popolazione del luogo, di fare il tampone a tutti. E sono stato molto criticato per questo. Però ho pensato in quel momento che, non sapendo nulla di questo virus fosse giusto farlo. Ed è venuto fuori che oltre ai due contagiati, che sono morti entrambi, 66 cittadini senza saperlo erano stati già contagiati, e molti di questi non avevano avuto rapporti personali con le prime due vittime. Abbiamo isolato e messo in quarantena i 66 positivi trovati (11 li abbiamo portati in ospedale, gli altri sono rimasti a casa e sono asintomatici). Dopo 14 giorni con il secondo giro di tamponi ci sono stati solo 6 positivi. Vuol dire che l'isolamento dei positivi ci permette di ripulire un territorio. Punto.
Ora l'Oms dice che è importante fare più tamponi per bloccare la catena dei contagi. Allora come mai Ricciardi diceva che fare tamponi alle persone senza sintomi era sbagliato?
Noi non sentiamo le polemiche. Dicono che il tampone è solo un'istantanea, però è inconfutabile che se in quell'istantanea becco un positivo quello non ne contagia altri dieci. Punto. Non mi interessa la disquisizione scientifica, la pratica è un'altra cosa. Il fatto che l'Oms ora chiede più test è la dimostrazione che se noi riuscissimo per assurdo ad avere il controllo di tutti i cittadini, cosa che è impossibile ovviamente, sapremmo già con certezza chi bisogna mettere in isolamento.
Avete le capacità logistiche ed economiche per effettuare tamponi a tappeto?
Chiaramente è impossibile farli a tutti i veneti. Ma possiamo provare e essere più aggressivi. Abbiamo la possibilità di effettuare una buona dose di tamponi che possano essere indicativi, seguendo lo studio del professor Crisanti. Abbiamo messo in rete tutti i laboratori degli ospedali, che fanno 13mila tamponi al giorno. Ma pensiamo di ampliare questo numero.
Perché gli esperti vi dicono che sbagliate?
Io non sono un virologo, ma ho fatto studi scientifici, ho fatto l'esame di patologia, e ho studiato i virus. L'abc del virus è l'isolamento. I veneziani hanno inventato la quarantena, perché quando arrivava una nave, con equipaggio potenzialmente infetto, impedivano per quaranta giorni lo sbarco per evitare i contagi. E da quella nave in isolamento non scendevano neanche i gatti o i topi. Noi abbiamo massimo rispetto per la comunità scientifica, ma è pur vero che poi al fronte ci siamo noi, che abbiamo a cura la salute e la vita dei nostri cittadini. Il mondo scientifico, e non faccio nomi, che ha studiato tanto il coronavirus e il caso di Wuhan, è lo stesso mondo scientifico che fino a ieri diceva che la mascherina serve solo per quelli che sono ammalati. È lo stesso mondo scientifico che non ci ha detto che ci saremmo dovuti dotare subito di respiratori meccanici, di tamponi. Io mi limito a considerare la voce dell'Oms, che ci ha dato ragione. Fine.
Anche le altre Regioni seguiranno questo modello?
Io non critico l'azione di nessuno. Noi abbiamo avuto un buon riscontro scientifico, e abbiamo seguito questa strada fin dal primo giorno. Abbiamo capito che questo virus ha una capacità di contagio pari a dieci volte: è accertato cioè che ogni positivo asintomatico può contagiare una decina di persone. Quindi se ne becco uno ho dieci contagiati in meno. Questa è matematica. Allora mi domando: vale la pena spendere 18 euro di test per far sì che ci siano dieci cittadini in meno con il Covid-19? Io l'ho detto anche in video conferenza questa mattina alla Protezione civile nazionale, siamo al fianco dei governatori del Sud. La loro sfida è la nostra sfida. E il loro successo è il nostro successo. Io dico che la comunità scientifica dovrebbe concentrarsi sul formulare delle linee guida, mutuandole dalle buone pratiche del Nord, per fornire un vademecum ai miei colleghi. Gli altri governatori mi chiedono consigli, e in questo momento quello che mi sento di dir loro è: comprate i respiratori, urgentemente.
Lei ha notizie della partita di 3 milioni di mascherine che doveva arrivare dalla Cina?
Noi ne stiamo comprando, anche se è difficile. E ci stiamo attrezzando anche con una produzione nostra, anche di tamponi. Poi immagino che arriverà altro materiale, come è stato detto.
Ci vogliono misure più restrittive? Penso al coprifuoco per esempio.
Il termine coprifuoco magari evoca suggestioni che non vanno bene. Ma servono assolutamente misure più stringenti. I negozi, centri commerciali e alimentari, devono essere chiusi il sabato e la domenica, l'ho già fatto presente. Penso che il tema delle passeggiate del fine settimana debba essere affrontato più seriamente. Le indicazioni del governo hanno indotto i cittadini a commettere un errore madornale, perché in questi cortei, seppur distanziati, si crea una sorta di vapore acqueo attraverso la respirazione, e se c'è un contagiato si infettano tutti. Basta con le corse dei runners, vanno vietate. Perché anche se esci in solitaria ti ritrovi poi con la strada o la piazza piena di gente. Prima ci isoliamo prima ne veniamo fuori da quest'emergenza.
Che ne pensa del modello di Boris Johnson?
L'immunità di gregge cos'è? È una determinata percentuale di popolazione che ha preso il virus e crea gli anticorpi. Per arrivarci o utilizzi il metodo Johnson, cioè non fai niente, e quindi avrai un numero di morti pauroso. Oppure cerchi di tutelare i tuoi cittadini come cerchiamo e speriamo di fare noi, facendo i tamponi e gli isolamenti fiduciari, e cercando di fare in modo di arrivare all'immunità di gregge in modo graduale, cercando di avere il minor numero di vittime possibile. Alla fine, è brutto dirlo, ma sarà il bilancio dei morti a dire se la scelta della Gran Bretagna è stata giusta o no. Però io non metto a repentaglio la vita dei miei cittadini.