Decreto ristori, stanziati 30 milioni per poter fare il tampone antigenico dal medico di base
Il governo punta sui medici di base e sui pediatri per effettuare i tamponi rapidi. Tanto da finanziare l’esecuzione dei tamponi antigenici da parte dei medici di base con un finanziamento da 30 milioni di euro, previsto nel decreto Ristori. Viene quindi autorizzata, per il 2020, una spesa di 30 milioni di euro, secondo quanto riporta uno dei 32 articoli del decreto appena approvato in Consiglio dei ministri. Nella bozza del provvedimento si spiega quali siano le motivazioni che hanno portato alla decisione di eseguire i tamponi rapidi dai medici di base e dai pediatri.
Nel decreto si riporta che la situazione emergenziale e lo scenario epidemico “che si prospetta per il periodo autunno-invernale, caratterizzato da una trasmissibilità sostenuta e diffusa del virus SARS-CoV-2, rendono quanto mai necessario assicurare che la risposta dell’assistenza territoriale sia realizzata in tutte le sue potenzialità, anche attraverso l’esecuzione di tamponi antigenici rapidi da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta”. Secondo quanto viene riportato nella relazione dell’articolo sul tema, “si tratta di una misura urgente e assolutamente necessaria anche per allentare la pressione sui Dipartimenti di prevenzione delle ASL e per ridurre i tempi di attesa dei numerosi assistiti che attendono di poter eseguire un tampone in quanto identificati quali “contatti stretti” di casi confermati di COVID-19”.
Il tampone rapido dal medico
Intanto è stato trovato l'accordo con i sindacati dei medici, convocati oggi pomeriggio dalla Sisac (Struttura interregionale sanitari convenzionati), ma non è ancora stato firmato, con alcuni punti tutt'ora in discussione. Il testo confluisce nell'Accordo collettivo nazionale stralcio (il contratto di lavoro dei medici convenzionati) e prevede l'obbligatorietà per tutti i medici di medicina generale di eseguire i test rapidi. Il costo dei tamponi che potranno essere effettuati dai medici di famiglia sarà a carico dello Stato e non del paziente. Inizialmente si parlava di un costo di 18 euro per il paziente, ma questa ipotesi è stata poi smentita: il costo sarà assunto dallo Stato.
Due milioni di tamponi, costo medio di 15 euro
Per stabilire la cifra da stanziare viene effettuato un calcolo, basato sul fatto che le previsioni del governo indicano la possibilità di effettuare 2 milioni di tamponi rapidi nei mesi di novembre e dicembre, con una tariffa media di somministrazione di 15 euro per ogni tampone. La stima deriva da due cifre: si ipotizza un costo di 18 euro per la somministrazione all’interno degli studi medici (più complessi a causa di un’organizzazione più attenta e all’esecuzione di misure di protezione) e di 12 euro per quelli effettuati fuori dagli studi medici, dove l’impatto delle misure di prevenzione è minore. Il costo medio è di 15 euro, moltiplicato per due milioni di tamponi si arriva quindi a 30 milioni di euro, risorse che saranno a valere sul fondo sanitario nazionale.
Le modalità di comunicazione dell'esito del tampone
L’articolo successivo del decreto, contenuto nella stessa bozza, disciplina le modalità di raccolta e comunicazione dell’esito dei tamponi, sia ai pazienti che alle autorità sanitarie. La comunicazione dell’esito avverrà attraverso referto elettronico, che sarà “comprensivo dei dati di contatti, imprescindibili per adottare i provvedimenti di sanità pubblica” come l’isolamento e la quarantena e fondamentali anche per le procedure di tracciamento. Inoltre sarà reso disponibile in forma aggregata al commissario straordinario il numero dei tamponi rapidi effettivamente eseguiti per poter prendere decisioni conseguenti in tema di approvvigionamento.