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Covid 19

Cosa rischia chi non rispetta il decreto ed esce di casa senza motivo

Il nuovo decreto del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte estende a tutta Italia le norme previste già per le cosiddette zone rosse, sancendo forti limitazioni negli spostamenti. Per muoversi servirà un’autocertificazione e un giustificato motivo: vediamo quali sanzioni rischia chi non ottempera alle indicazioni contro il coronavirus.
A cura di Annalisa Girardi
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Da martedì 10 marzo 2020 le durissime misure restrittive contro la diffusione del coronavirus sono valide per tutto il territorio nazionale. In tutta Italia sono fortemente limitati gli spostamenti, che il governo raccomanda di evitare a meno che non si tratti di necessità e urgenze. Chi non rispetta queste regole andrà incontro a diverse sanzioni, a seconda della gravità della violazione. È concesso muoversi per lavoro, per visite mediche o per bisogni primari, come andare a fare la spesa. "Bisogna evitare ogni spostamento di persone fisiche in entrata e in uscita dai territori, nonché all'interno degli stessi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative (non più indifferibili) o situazioni di necessità o per motivi di salute che vanno dimostrate (pena art 650 codice penale)", si legge nel decreto.

I cittadini che si muovono dovranno dimostrare di farlo a causa di motivi legittimi e munirsi quindi dell'apposito modulo di autocertificazione (che è possibile scaricare dal sito del ministero dell'Interno, o direttamente qui). Per tutti coloro che invece saranno sorpresi a spostarsi sul territorio senza una valida motivazione scatteranno una serie di sanzioni. Con una circolare indirizzata ai prefetti, il Viminale ha attuato una serie di controlli, prima validi nelle aree a contenimento forzato, ma che dovranno essere espansi su tutto il territorio nazionale, e indicato i criteri da seguire per chi violerà le norme del decreto.

Le sanzioni per chi non rispetta il decreto ‘Io resto a casa'

"Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall'Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d'ordine pubblico o d'igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato [337, 338, 389, 509], con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a duecentosei euro": questo il testo dell'articolo 650 del codice penale, a cui fa riferimento il decreto. Chi viene sorpreso a violare le nuove direttive, non osservando appunto il provvedimento dell'autorità emanato per questioni di pubblica sicurezza e di tutela della salute pubblica, può essere sanzionato con una multa di 206 euro o con l'arresto e la reclusione fino a tre mesi. A meno che il fatto non costituisca un reato più grave, si legge: in questo senso sono menzionati alcuni articoli del codice penale tra cui quello di resistenza a pubblico ufficiale, per cui è prevista reclusione da 6 mesi a 5 anni o quella di violenza e minaccia a un corpo politico/amministrativo/giudiziario, per cui la pena può arrivare fino a 7 anni.

Chi viola la quarantena rischia il carcere

"Un divieto assoluto, che non ammette eccezioni, è previsto per le persone sottoposte alla misura della quarantena o che sono risultate positive al virus", stabilisce il decreto: chi si trova in quarantena non può sottrarsi dalla condizione di isolamento per nessuna delle eccezioni sopra indicate. Chi viene sorpreso a violare queste indicazioni rischia l'arresto immediato e il carcere. Infatti in questo caso la violazione riguarda l'articolo 452 del codice penale, cioè quello che disciplina i reati contro la salute pubblica. La pena in questo caso può arrivare fino ai 12 anni di carcere.

I controlli agli spostamenti

Per accertare che il Dpcm venga rispettato sono stati disposti dei controlli che "avverranno lungo le linee di comunicazione e le grandi infrastrutture del sistema dei trasporti". Per quanto riguarda invece la rete autostradale e la viabilità principale, "la polizia stradale procederà ad effettuare i controlli acquisendo le prescritte autodichiarazioni", mentre verifiche dello stesso tipo saranno svolte da carabinieri e dalla polizia municipale lungo la viabilità ordinaria. Per il trasporto ferroviario, invece, se ne occuperà la polizia ferroviaria insieme al personale delle ferrovie dello Stato, le autorità sanitarie della Protezione Civile: i passeggeri saranno canalizzati in entrata e uscita dalle stazione " al fine di consentire le verifiche speditive sullo stato di salute dei viaggiatori anche attraverso apparecchi termoscan". Inoltre si procederà ai controlli sulle autodichiarzioni. Anche negli aeroporti ai passeggeri verrà chiesto di presentare il documento di autodichiarazioni.

Queste autodichiarazioni, specifica la circolare ai prefetti della ministra Luciana Lamorgese, potranno essere rese "anche seduta stante attraverso la compilazione di moduli forniti dalle forze di polizia": la loro veridicità potrà essere verificata anche in seguito con successivi controlli. Per chi sarà sorpreso a dichiarare il falso, la pena può arrivare fino ai 2 anni di reclusione. Lo stabilisce l'articolo 483 del codice penale, che regola la falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico: "Chiunque attesta falsamente al pubblico ufficiale, in un atto pubblico, fatti dei quali l'atto è destinato a provare la verità, è punito con la reclusione fino a due anni".

Infine, si sottolinea che "al fine di fornire al pubblico un'informazione non solo corretta ma quanto più esaustiva possibile, il personale operante provvederà anche a informare gli interessati sulle più gravi conseguenze sul piano penale di un comportamento, anche solo colposo, non conforme alle previsioni del dpcm che possono portare a configurare ipotesi di reato".

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