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M5S contro la famiglia Renzi: “Hanno sprecato soldi pubblici, nemmeno B era arrivato a tanto”

Il gruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle spiega: “Nemmeno Berlusconi, esempio sfolgorante di conflitto di interessi fatto persona, si era mai sognato di farlo così sfacciatamente quando era premier. Di cosa stiamo parlando? Di prendere soldi pubblici e darli direttamente alla propria famiglia”.
A cura di Redazione
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Dopo le polemiche per l’utilizzo del volo di Stato per le vacanze, il Movimento 5 Stelle torna a mettere sotto la lente di ingrandimento le spese e gli interessi della famiglia Renzi. Con un lungo post pubblicato sul blog di Beppe Grillo, il gruppo M5S alla Camera ripercorre una vicenda riguardante l’azienda della famiglia Renzi, fondata da papà Tiziano e a lungo diretta dal Presidente del Consiglio. I deputati grillini ricordano che l’azienda “ha avuto una vita molto burrascosa ed è finita in fallimento nel febbraio 2013 con tanto di inchiesta della Procura di Genova per bancarotta fraudolenta, inchiesta che coinvolge padre e madre del nostro premier”, ma soprattutto puntano il dito contro alcune operazioni effettuate tra il 2009 ed il 2011.

Ecco cosa si legge sul blog di Grillo:

A un certo punto la Chil chiede un prestito bancario da circa 430mila euro dotato di garanzia della Fidi Toscana Spa, la finanziaria della Regione che ha tra i soci anche la Provincia e il Comune di Firenze. La vicenda parte nel 2009 e a giugno la Fidi Toscana delibera la garanzia in favore dell’azienda dei “Renzis”, garanzia che viene erogata il 13 agosto di quell’anno.

Nel 2010 c’è una cessione di ramo d’azienda a Chil Promozioni (poi Eventi 6 Srl), società sempre riconducibile ai “Renzis”, che si pappa il grosso del patrimonio. Di conseguenza, la situazione della Chil Post diventa via via sempre più grave e nell’agosto 2011 la società manca di pagare per la prima volta una rata del finanziamento. Due mesi dopo la banca mette in mora l’impresa e a febbraio 2012 l’istituto fa scattare la richiesta di attivazione della garanzia alla Fidi Toscana. La finanziaria regionale eroga sull’unghia 263mila euro nell’agosto 2013 e a sua volta ottiene, nell’ottobre 2014, ben 236mila euro dal Fondo Centrale di Garanzia a titolo di controgaranzia statale.

Il punto, secondo i deputati grillini, è che la richiesta di finanziamento al Fondo del ministero per lo Sviluppo Economico è partita “quando Renzi era presidente della Provincia di Firenze (ente socio della Fidi Toscana, il secondo per importanza)” e la deliberazione è stata decisa “quando Matteo stava diventando sindaco di Firenze. Ed è stata erogata quando lui era appena stato eletto primo cittadino”. Insomma, l’intero processo, nella ricostruzione offerta dai 5 Stelle, ha portato “la Regione Toscana, la Provincia, il Comune di Firenze e soprattutto il governo italiano, presieduto dal giovane premier, ad elargire soldi pubblici, soldi dei cittadini italiani alla famiglia dello stesso premier e alla sua società piena di debiti. Soldi erogati a fondo perduto e buttati nel pozzo nero di un’iniziativa imprenditoriale fallimentare e fallita”.

Nell’annunciare una interrogazione parlamentare, i deputati 5 Stelle chiosano: “Persino in Toscana, le Pmi devono passare dalle forche caudine della garanzia regionale che mostra di aiutare soprattutto gli amici degli amici. Uno spreco moralmente intollerabile di danaro pubblico alle spalle dei tanti datori di lavoro che soffrono, lottano e a volte si tolgono persino la vita. Quegli stessi imprenditori che il governo ha mostrato più volte di disprezzare e che, invece, il M5S fa di tutto per ascoltare e sostenere.”

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