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Contro i “No Triv” il Pd lancia su Twitter la campagna #unmarediballe

Il PD ha lanciato su Twitter la campagna #unmarediballe per spiegare per quale ragione le motivazioni addotte dai promotori del referendum “No Triv” sarebbero in realtà faziose e prive di dati ufficiali a supporto. La campagna, però, ha attirato più critiche che complimenti.
A cura di Charlotte Matteini
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un mare di balle

Per rispondere a chi lo accusa di essere colluso e di invocare all'astensione al referendum del 17 aprile per affossare la partecipazione democratica e proteggere una legge frutto di un accordo tra lobby, il Partito democratico ha lanciato su Twitter la campagna #unmarediballe. L'intento è quello di spiegare per quale ragione le motivazioni addotte dai promotori del referendum "No Triv" sono in realtà faziose e prive di dati ufficiali a supporto.

In pratica una sorta di fact checking alle affermazioni che in questi mesi sono state diramate dagli attivisti della campagna refendaria. In tutto sono sei le infografiche lanciate dall'account Twitter del Partito Democratico e i temi toccati sono molteplici: danni ambientali, inquinamento, impatto occupazione, transizione energetica.

"Tuteliamo gli investimenti, altro che lobby" recita uno dei cartelli. A supporto di quest'informazione, dei dati: con lo smantellamento anticipato del settore idrocarburi, rinunceremmo al 10% dei fabbisogno nazionale di gas e petrolio, 3,5 miliardi annui di risparmi in bolletta, la riduzione del 50% degli investimenti a medio termine, la perdita di oltre 600 milioni di imposte sul reddito e 300 milioni di royalties. Un altro cartello, invece, sostiene che dovessero vincere i "sì", nei prossimi anni verrebbero smantellati prima del loro esaurimento 48 impianti e messi a rischio oltre 7 miliardi di investimenti nel settore e diecimila posti di lavoro". A chiudere tutti i cartelli twittati, la frase: "I referendum abrogativi prevedono un quorum, astenersi è legittimo". Una risposta a chi sostiene sia un reato l'invito all'astensionismo invocato pubblicamente da molti rappresentanti dell'Esecutivo Renzi.

La campagna, però, ha attirato più critiche che engagement. Gli attacchi si sono concentrati non solo sui dati diffusi dal Pd, ma anche sulla scelta dell'hashtag, da molti considerato un po' forte. Per esempio Piero Lacorazza, presidente del Consiglio regionale della Basilicata, fa notare che "#unmarediballe è un insulto alla comunità di democratiche e di democratici che vogliono nuotare in un #marediSI".

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