"Milioni di italiani non accettano e non accetterebbero il proseguirsi e l'aggravarsi di una sorta di caccia all'uomo contro Silvio Berlusconi. È ovviamente legittimo il contrasto politico, ma non è ammissibile l'idea di usare la giustizia come "tempi supplementari" impropri di una partita che, contro Berlusconi, gli avversari non riescono mai a vincere nelle urne. Silvio Berlusconi è stato scelto democraticamente e liberamente da dieci milioni di elettori. Tutti sanno, anche i suoi avversari, che gli attacchi mediatici e giudiziari in corso sono assolutamente infondati. Nessuno conti sul fatto che gli italiani possano essere distratti o disattenti su una questione fondamentale di libertà e di democrazia". Parole e musica di Daniele Capezzone, ex portavoce di Forza Italia ed ora presidente della commissione Finanze alla Camera dei Deputati. Un intervento che rompe in qualche modo la consegna del silenzio che sembra parte integrante della nuova strategia difensiva di Silvio Berlusconi, tesa a tenere separate i due campi, quello del Governo e quello delle proprie vicende giudiziarie.
Il problema però è che il 24 giugno, giorno della sentenza di primo grado del processo Ruby, si avvicina e la tensione in casa Popolo della Libertà è destinata a salire. Assieme alla sensazione di impotenza, non solo per un verdetto sul quale sono pessimisti anche i fedelissimi del Cavaliere. Berlusconi sa benissimo che la possibilità di una condanna per concussione è decisamente concreta e allo stesso tempo sa che molto difficilmente potrà ricorrere al "ricatto" dell'affossamento del Governo Letta. L'esecutivo infatti, non solo è stato blindato dalle parole di Napolitano (che, circoscrivendone la durata, sia pure in maniera non convenzionale, ne ha di fatto avallato ulteriormente l'agenda), ma è rafforzato dall'incombenza del semestre italiano di Presidenza Ue e dal terrore dei partiti che lo sostengono di sostenere la prova delle urne "in queste condizioni".
Quanto la consegna del silenzio poco si addica alle truppe d'assalto berlusconiane è cosa nota. Eppure, al momento appare l'unica scelta sensata, anche perché né Letta né Napolitano sarebbero disposti a tollerare una Brescia – bis e men che mai una prova di forza di fronte al Tribunale di Milano. Certo è che il Cavaliere ha necessità di rompere l'accerchiamento: il problema è come…