A prima vista qualcuno potrebbe pensare che si tratta della solita trovata di inizio estate, una di quelle provocazione buttate lì per far parlare un pò di se quando ormai l’opinione pubblica sembra già tutta proiettata verso altri “lidi”. In realtà l’On. del PDL Gregorio Fontana si è avvalso di una tempestica per niente casuale nella formulazione di una proposta di legge del tutto particolare; in questi giorni, infatti, in tutta Italia si moltiplicano le iniziative tese a celebrare il sessantacinquesimo anniversario della "fondazione" della nostra Repubblica che culmineranno nella grande giornata di festa nazionale del 2 giugno.
La proposta del parlamentare del centrodestra merita dunque di essere analizzata con attenzione e valutata nel suo complesso, cominciando a capire di cosa si tratti in buona sostanza. Con buona approssimazione si può dire che lo scopo della legge dovrebbe essere quello di garantire agli ex combattenti di Salò lo stesso riconoscimento dell’Anpi e delle altre associazioni di ex combattenti, con la possiblità finanche di vedersi riconosciuti una serie di contributi statali. L’equiparazione in termini di legge dell’Anpi e degli ex combattenti di Salò sottende una ratio che, dal punto di vista storico, a noi sembra alquanto discutibile: in qualche modo sembra al tempestivo Fontana che, partigiani e repubblichini, possano essere collocati sullo stesso piano storico. chiaramente non si tratta di una novità sostanziale, dal momento che la nostra storia recente è piena di tentativi, operati da parte di una storiografia più o meno interessata, di giustificare gli italiani che aderirono e combatterono per la RSI.
Le motivazioni indotte si rifanno per la maggior parte alla riconosciuta (?) buona fede che accomunerebbe le scelte di tanti fra i repubblichini. Inoltre, dato che anche tra le fila partigiane non mancarono episodi criminosi talvolta gratuiti, secondo storici più o meno riconducibili al filone del revisionismo, non si può tracciare una chiara linea di distinizione tra le due fazioni che si fronteggiarono negli ultimi anni del secondo conflitto mondiale e, pertanto, non si è neanche in grado di pronunciare un chiaro giudizio di valore che possa fungere come chiave di discernimento nelle trame della storia. In realtà, come dimostrano gran parte degli studi condotti finora, nonchè una enorme mole di materiale raccolta in decenni di analisi, non dovrebbe essere particolarmente complesso riconoscere come estremamente attendibili gli strumenti per contestare una supposta similitudine morale e politica tra partigiani e repubblichini.
In primo luogo, i partigiani si batterono per la riconquista della democrazia e dello Stato di diritto mentre i repubblichini si schierarono a difesa di un regime brutale e sanguinario che aveva trascinato l’Italia sull’orlo della catastrofe. La stessa Costituzione repubblicana, nata dalla lotta di Resistenza, ha aperto al nostro paese la strada della democrazia ed è fondata proprio sui valori dell’antifascismo. Certo, il compito di una coscienza civile e storica matura è quello di saper riconoscere l’elemento della pietas a tutte le vittime della storia e quindi anche ai morti di Salò, ma allo stesso tempo appare quantomeno azzardato considerare i membri dell’ultimo baluardo di un fascismo ormai morente semplicemente come bravi ragazzi che, per un peccato di gioventù, scelsero di stare dalla parte sbagliata.
La provocazione dell’On. Fontana rimanda invece ad una questione, ad un interrogativo di fondo, ovvero all’incapacità di parte del nostro Paese di assumere la Resistenza come valore condiviso e la lotta partigiana come momento fondante la nostra collettività e la nostra democrazia. Un assioma che non significa in alcun modo che la discussione politica sia "posizionata" su un fronte piuttosto che su un altro: significa altresì riconoscere semplicemente il decisivo passo compiuto dall’Italia in direzione della democrazia e della modernità, significa riconoscere che grazie alla lotta di Resistenza l’Italia è un paese migliore, significa riconoscere che grazie alla lotta di Resistenza anche l'onorevole Fontana è libero di dire quello che pensa.