Continua la crisi umanitaria nel Mediterraneo centrale, OIM: “A gennaio più di duemila migranti intercettati e riportati in Libia”
Il Mediterraneo centrale continua a essere teatro di una delle crisi umanitarie più gravi degli ultimi anni: secondo l'ultimo rapporto dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in Libia, tra il 1° gennaio e il 1° febbraio 2025, almeno 36 persone sono morte mentre tentavano di attraversare il mare per raggiungere l'Europa. A queste si aggiunge almeno un disperso, il cui destino rimane ignoto. Nello stesso periodo più di duemila sarebbero invece le persone intercettate in mare aperto e portate in Libia, "solo" 592 tra il 26 gennaio e il 1° febbraio 2025.
Dietro questi numeri si nascondono storie di persone che fuggono da guerre, persecuzioni, carestie e instabilità politica, alla ricerca di una vita migliore. La rotta del Mediterraneo centrale si conferma ancora una delle più pericolose al mondo, con imbarcazioni sovraccariche e spesso inadatte alla navigazione che sfidano il mare aperto, lasciando migliaia di persone migranti, tra cui donne e bambini, spesso molto piccoli, in balia delle onde.
Migranti fermati e respinti in Libia
Il rapporto dell'OIM evidenzia un altro aspetto inquietante: nel solo primo mese dell'anno, 2.398 persone sono state intercettate in mare e riportate in Libia dalle autorità locali. Tra loro, 1.984 uomini, 301 donne e 113 bambini. Per molti di loro, il ritorno in Libia significa l'incubo della detenzione arbitraria, delle torture e dello sfruttamento. Le organizzazioni umanitarie denunciano da anni che i centri di detenzione libici sono luoghi di violenze sistematiche, dove migranti e rifugiati sono vittime di abusi, schiavitù e tratta di esseri umani. Il sostegno dell'Unione Europea alle autorità libiche, attraverso finanziamenti e cooperazione nel controllo delle frontiere, e quello tutto italiano, attraverso il cosiddetto Memorandum d'Intesa, solleva gravi interrogativi sulla corresponsabilità delle istituzioni europee in queste continue violazioni dei diritti umani.
Cos'è il Memorandum d'Intesa tra Italia e Libia
Il Memorandum d'Intesa tra Italia e Libia, firmato il 2 febbraio 2017, sotto il governo Gentiloni, è un accordo volto a bloccare le partenze dei migranti verso l'Italia attraverso il rafforzamento della cooperazione con le autorità libiche, di cui anche Marco Minniti, all'epoca ministro dell’Interno, fu grande sostenitore. Finanziato con centinaia di milioni di euro dall'Italia e dall'Unione Europea, il Memorandum ha previsto la fornitura di motovedette e supporto logistico alla cosiddetta Guardia Costiera libica, composta in gran parte da milizie con legami diretti con il traffico di esseri umani. L'accordo ha portato alla sistematica intercettazione e cattura delle persone migranti in mare, con il loro conseguente trasferimento nei centri di detenzione libici, veri propri lager in cui, secondo numerosi rapporti delle Nazioni Unite e ONG internazionali, vengono perpetrati crimini contro l'umanità: torture, stupri, schiavitù e omicidi.
Nonostante le ripetute denunce e le prove concrete del coinvolgimento di esponenti delle milizie libiche nel traffico di esseri umani, tra cui il noto generale libico accusato di crimini di guerra e contro l'umanità, Osama Njeem Almasri, o Abdul Rahman al-Milad, detto "Bija", presente nel 2017 a un incontro ufficiale al Viminale, il Memorandum è stato più volte rinnovato, con il sostegno di diversi governi italiani. Le operazioni di respingimento condotte in collaborazione con la Libia sono state denunciate anche al Tribunale Penale Internazionale per violazione delle norme internazionali sui diritti umani, mentre la stessa Corte Penale Internazionale ha confermato che i crimini commessi nei centri di detenzione libici si configurano come crimini di guerra e crimini contro l'umanità.
Mancano percorsi legali e corridoi sicuri
Nonostante le numerose denunce e i rapporti delle organizzazioni umanitarie, la risposta della comunità internazionale sembra restare inadeguata. L'accesso umanitario per le persone richiedenti asilo è limitato, i fondi per la protezione dei migranti sono insufficienti e i corridoi sicuri sembrano essere quasi inesistenti. Le Nazioni Unite e le ONG chiedono da anni interventi urgenti per affrontare le cause profonde delle migrazioni forzate, come conflitti, disuguaglianze, cambiamenti climatici e persecuzioni. Parallelamente, sollecitano la creazione di percorsi legali per rifugiati e migranti, al fine di ridurre il traffico di esseri umani e il numero di vittime lungo le rotte migratorie.