Conte vuole vietare a chi è già parlamentare di candidarsi alle Europee: la nuova proposta di legge
"Questa mattina ho depositato in Parlamento una nuova proposta di legge che apporta modifiche a una precedente legge in materia di incandabilità dei membri del Parlamento nazionale al Parlamento europeo. Se verrà approvata, non potranno essere candidati coloro che ricoprono la carica di deputato, senatore e componente del governo". Giuseppe Conte ha dato l'annuncio parlando durante la conferenza stampa all'associazione della stampa estera in Italia. La proposta di legge arriva sulla scorta delle polemiche portate avanti nelle scorse settimane dal presidente del M5s contro gli altri leader di partito – come Giorgia Meloni e Antonio Tajani, ma anche Elly Schlein – che si candidano alle europee pur sapendo che, in caso di elezione, rinunceranno al seggio.
"È un malcostume tutto italiano che quando ci sono elezioni europee leader politici si candidano per prendere più voti", ha aggiunto Conte. "Addirittura la premier si è candidata, per cercare di personalizzare e quindi migliorare le performance".
L'ex presidente del Consiglio ha confessato: "Alcuni sondaggisti l'hanno suggerito anche a me", ma "per il M5S queste cose non si fanno. Noi dobbiamo recuperare etica pubblica. Candidarsi e mettersi capolista e poi sai che non ci andrai è un inganno agli elettori. Prendi 1 o 2 punti in più ma che cosa lasci sul terreno? Se noi portiamo il marketing anche nella scheda elettorale, non ci dobbiamo meravigliare se aumentano gli astenuti".
Le critiche al Pd: "Noi non usiamo espedienti che ingannano gli elettori"
Poco prima di annunciare la nuova proposta di legge, Conte aveva criticato in modo più o meno velato il Partito democratico per aver candidato Schlein, e non solo: "Per le nostre liste non abbiamo fatto casting, anche le personalità esterne sono tutte figure che rafforzeranno le nostre battaglie, il nostro messaggio è univoco", aveva sottolineato, per poi attaccare: "Il Pd legittimamente ha fatto un'altra scelta, ha messo personalità che possano raccogliere consenso anche fra chi la pensa diversamente dalle posizioni ufficiali del partito".
"È un modo per raccogliere più consenso, io non ho messo nemmeno il mio nome perché non vado a Bruxelles", aveva concluso: "Noi abbiamo una modalità di far politica con linearità e chiarezza, e non ricorriamo a espedienti che possono risultare ingannevoli per i cittadini". Ad esempio: "Chi vota il M5s vota parlamentari che si batteranno con chiarezza contro l'escalation militare, contro la corruzione, per una Europa verde, sui diritti civili, la libertà di stampa. Su alcune battaglie siamo insieme" al Pd "su altre, come sull'Ucraina, non ci siamo".
Gli attacchi al governo su Ucraina e Palestina
Conte ha reiterato anche la polemica con il governo su altri temi, come la riforma della giustizia ("c'è un disegno che porta a una post democrazia di stampo autarchico, noi lo contrasteremo") e la guerra in Ucraina. Qui, il leader M5s ha detto il presidente francese Macron "ha posto un tema già sul tavolo, è stato meno ipocrita di tanti altri leader" parlando dell'eventuale invio di soldati europei in territorio ucraino: "Evidentemente gli altri leader vivono con più inquietudine l'appuntamento elettorale e si sono spaventati per le ripercussioni, ma una volta che sarà passato l'8 e il 9 giugno, vedrete che la questione sarà l'invio di truppe, perché non c'è una strategia alternativa".
Infine, Conte ha attaccato la scelta dell'Italia di astenersi al voto dell'Onu sull'inclusione della Palestina: "È una pagina vergognosa, una ferita che si aggiunge a due altre ferite quando l'Italia si è astenuta due volte di fronte a una risoluzione che prospettava il cessate il fuoco a Gaza. Evidentemente il governo è indifferente a quello che sta succedendo a Gaza e a Rafah con 35mila civili palestinesi morti, per la maggior parte bambini e donne. Io non posso sentirmi rappresentato da un governo che con ignavia e vigliaccheria in tre passaggi decisivi si astiene".