Conte testimone al processo Regeni: “Da Al Sisi collaborazione a parole”
![Immagine](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/2024/09/Giuseppe-Conte-1200x675.jpg)
L'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha parlato come testimone al processo per Giulio Regeni, il giovane ricercatore friuliano, ucciso in Egitto nel 2016, dopo aver subito torture.
"Rispetto a una apparente disponibilità a parole non c'è stata una fattiva collaborazione" da parte di Al Sisi, ha detto nel corso della sua testimonianza nel processo davanti alla Prima Corte di Assise di Roma. Nel processo sono imputati quattro 007 del governo egiziano, il generale Tariq Sabir, e gli ufficiali Athar Kamal, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdel Sharif, accusati del sequestro e dell'uccisione del ricercatore friulano.
"Ho avuto negli anni alla presidenza del Consiglio diversi incontri con Al Sisi e ho sempre rappresentato l'istanza di accertare la verità dei fatti, una condizione per noi imprescindibile".
Rispondendo a una domanda dell'avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, su due fregate che erano state commissionate dall'Egitto a Fincantieri, Conte ha detto "non bloccai operazione".
"Non mi sono pentito della vendita delle due fregate all'Egitto – ha aggiunto – quando ero presidente del Consiglio. Non c'è stata occasione in cui non ho insistentemente richiesto cooperazione e collaborazione con l'Egitto che obbiettivamente non c'è quasi stata. Questo processo è merito dalla nostra magistratura, degli investigatori e dell'intelligence".
"Nella conferenza di Palermo – datata novembre 2018 -, voluta da me per la crisi libica, ho trovato" Al Sisi "con un atteggiamento rigido e con rivendicazioni pretestuose", ricorda l'ex premier. "Da parte mia, forse, c'è stato un successivo irrigidimento, nel 2019, a Pechino, a latere di un summit, dove espressi completa insoddisfazione per come stavano andando le cose. Spiegai che non potevamo essere presi in giro".
"Al Sisi avrebbe voluto" che andassi "in visita ufficiale di Stato" e mi chiedeva di "poter sviluppare le relazioni, ma spiegai che la normalizzazione vera dei rapporti" tra noi e Il Cairo "poteva arrivare solo con un chiarimento" in relazione alla vicenda Regeni.
Lo scorso 21 gennaio era intervenuto in Aula Paola Deffendi, la mamma di Regeni: "Quando ho dovuto riconoscere il corpo di Giulio ho potuto vedere solo il suo viso: ho visto la brutalità, la bestialità, sul corpo di nostro figlio. Era coperto da un telo e chiesi di poter vedere almeno i piedi ma una suora mi disse ‘suo figlio è un martire'. Lì capii che era stato torturato".