Conte spiega il soprannome Mago di Oz: “Lo inventò Grillo con Draghi quando mi sfottevano insieme”
Il nomignolo "mago di Oz", che Beppe Grillo ha usato più volte nel suo video di attacco a Giuseppe Conte (mai citato direttamente), sarebbe nato dal "rapporto personale" tra Grillo e l'ex presidente del Consiglio Mario Draghi, durante i "colloqui" in cui i due "sfottevano insieme un po' velenosamente" Conte. A rivelarlo è stato lo stesso presidente pentastellato.
"Il mago di Oz nasce dal quel rapporto personale e quei colloqui con Draghi, quando mi sfottevano insieme un po' velenosamente. Io non ne ho fatto mai una questione personale", ha detto oggi Conte a Mattino cinque. Sul rapporto Grillo-Draghi, peraltro, il leader del M5s è tornato più volte per attaccare il fondatore e garante del Movimento.
"Qualcosa si è rotto tra Grillo e la comunità degli iscritti", ha insistito l'ex premier. "Se no, questa comunità non avrebbe mai deciso di votare anche la cancellazione della figura del garante", cosa che invece è avvenuta con il voto dell'Assemblea costituente. Voto che, però, dovrà essere ripetuto per iniziativa di Grillo (si vota da giovedì 5 a domenica 8 dicembre): "Nel vecchio Statuto c'è una clausola, un privilegio per Grillo. Lui purtroppo ha voluto rivendicare questo suo privilegio. Avremmo potuto contestarne la legittimità, ci sarebbe stato un contenzioso legale. Ma io non faccio più l'avvocato e lascio a Grillo i cavilli giuridici".
Secondo Conte, il motivo per cui gli iscritti hanno deciso – nella prima votazione – di cancellare il ruolo di garante è proprio la rottura di questo rapporto: "C'è stato il momento in cui Grillo ha detto ‘Draghi grillino, Cingolani l'elevato che realizzerà la transizione ecologica'. Lui ha fatto un grande errore politico: costruire un rapporto personale con Draghi, e anteporre questo rapporto alla rappresentanza politica di un'intera comunità".
Per questo, ha aggiunto l'ex presidente del Consiglio, "in un certo senso Grillo ha ragione: il Movimento originariamente pensato da lui, dalla sua verve comunicativa e dall'intelligenza di Casaleggio, non c'è più, è morto. Ma non sono morti i principi e i valori del Movimento. C'è stato un atto di rifondazione, rigenerazione, voluto dalla comunità degli iscritti".
Conte ha anche smentito il racconto di Grillo, secondo cui il garante sarebbe andato più volte nella sede del M5s per incontrare qualcuno, ma l'avrebbe trovata vuota: "La comunità l'ha sempre visto, e lo vede sempre, come il fondatore. È venuto una sola volta in sede, e c'ero io con 50-60 parlamentari che hanno abbandonato i lavori per restare qualche ora con lui". Il problema, ha detto, "è che poi non è più venuto, e quando è stato a Roma si è rinserrato in hotel incontrando solo alcuni".
In generale, Conte ha rilanciato l'idea che il Movimento 5 stelle possa proseguire senza il comico genovese: "Grillo non ha capito che ha fondato una forza politica, che appartiene alla comunità degli iscritti". Ad esempio, "se la comunità deciderà di cambiare il simbolo, cambieremo il simbolo". Qui si potrebbe aprire un'altra contesa legale. Ma Conte, da avvocato, ha affermato: "Per i partiti politici vale l'uso consolidato del simbolo. Quello del M5s non è di Beppe Grillo e neppure di Conte".