Conte resta al governo con Draghi, ma mette sul tavolo un “forte disagio politico del M5s”
"Al presidente Draghi ho consegnato un documento a nome di tutta la comunità del Movimento Cinque Stelle. Come sapete abbiamo accumulato un forte disagio politico, ho esplicitato le ragioni di questo disagio. Siamo disponibili a condividere una responsabilità di governo come abbiamo fatto finora in modo leale e costruttivo, ma occorre segno di discontinuità": lo ha detto Giuseppe Conte al termine dell'incontro con il presidente del Consiglio Mario Draghi.
Conte ha sottolineato la necessità di intervenire a favore di famiglie e imprese contro il caro energia, di tagliare il cuneo fiscale e approvare il salario minimo per far fronte alla difficile situazione economica. "Non permetteremo più che il reddito di cittadinanza, una misura così importante per i più vulnerabili, sia messo costantemente in discussione", ha aggiunto. E ancora: "Dobbiamo risolvere con assoluta urgenza l'incaglio che c'è, il blocco nella cessione dei crediti fiscali del Superbonus. Ci sono migliaia di imprese sull'orlo del fallimento, famiglie che non possono completare i lavori. Tutto questo non lo possiamo permettere, queste sono le nostre richieste". E cosa ha risposto il presidente del Consiglio? "Draghi ovviamente è giusto che si prenda un po' di tempo di valutare le nostre richieste, non sarebbe stata seria una risposta immediata su questioni così serie", ha raccontato Conte.
In un successivo punto stampa Conte ha anche sottolineato di aspettarsi comunque risposte entro luglio. "Occorre ci siano risposte precise e risolutive che possano costituire valide motivazioni per convincerci a proseguire nel sostegno al governo. Siccome vogliamo risposte vere e risolutive non ce le aspettiamo domani mattina. È chiaro che non stiamo rinviando a dopo estate. Si tratta di giorni, sicuramente entro luglio, poi si dovrà lavorare alle soluzioni".
I malumori del Movimento Cinque Stelle in maggioranza sono evidenti da settimane ormai, se non da mesi. Ma le cose sono peggiorate con il risultato deludente alle amministrative, la scissione di Luigi Di Maio e le indiscrezioni rivelate dal sociologo Domenico De Masi, circa una presunta richiesta di rimozione di Conte dall'incarico arrivata direttamente da Palazzo Chigi a Beppe Grillo. I temi sul tavolo sono tanti. Dal Consiglio nazionale del M5s riunitosi stamattina era emersa la volontà di restare nel governo, ma a una serie di condizioni.
Secondo quanto confermato da fonti pentastellate a Fanpage il primo paletto riguarda il superbonus, su cui lo stesso Draghi non ha mai nascosto il suo parere contrario, e la sua riconferma nell'agenda governativa. Ma c'è anche il tema del termovalorizzatore di Roma nel decreto Aiuti, quello del reddito di cittadinanza attaccato da più fronti e ovviamente la questione delle armi all'Ucraina. Insomma, i fronti caldi non mancano e sempre più parlamentari e attivisti Cinque Stelle premerebbero per l'uscita dal governo. La linea al vertice sarebbe a favore di una permanenza, a patto però di ricevere risposte concrete in merito alle istanze presentate dal Movimento.
L'esame del decreto Aiuti è slittato proprio per permettere all'incontro tra Draghi e Conte di aprire alla mediazione. Nelle ultime ore si è discusso sulla fiducia, con cui il governo aveva intenzione di blindare il decreto a causa del poco tempo rimasto per il passaggio in Senato: il Movimento si è però subito detto contrario, chiedendo invece che vengano inserite delle modifiche sul 110%. Dei ritocchi che vedono però il centrodestra assolutamente contrario. E la maggioranza di governo si è trovata quindi nuovamente spaccata.