Giuseppe Conte non ha rinunciato al concorso a La Sapienza (ha solo chiesto di rimandare la prova)
Negli ultimi giorni si è molto parlato della partecipazione del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte al concorso per una cattedra universitaria di Diritto Privato nella prestigiosa università La Sapienza di Roma. Una cattedra lasciata libera, tra l’altro, da Guido Alpa, ex collega del Presidente del Consiglio. Il caso era stato sollevato da Politico.eu, che aveva ricostruito la partecipazione di Conte al concorso, spiegando come si configurasse un vero e proprio conflitto di interessi, oltre che una questione di opportunità politica, in relazione al ruolo istituzionale ricoperto in questo momento. Conte, che aveva fatto domanda per il concorso a febbraio, si era detto disposto a “riconsiderare la domanda”, un impegno che, a quanto pare, non avrebbe mantenuto.
Oggi, infatti, era in programma il colloquio di inglese riservato ai partecipanti al concorso. Nelle aule de La Sapienza, come riporta Repubblica, si sono presentati gli altri due candidati Giovanni Perlingeri, figlio del giurista Pietro, e Mauro Orlandi, allievo del professor Natalino Irti, cui è stato chiesto “se volevano sostenere l'esame subito o in futuro con l'altro candidato che aveva chiesto lo spostamento dell'esame per motivi istituzionali”. In buona sostanza, insomma, Giuseppe Conte ha solo chiesto di posticipare l’esame per motivi istituzionali ed è ancora in corsa per la cattedra. Una richiesta accettata dagli altri due partecipanti al concorso, che però hanno sollevato dubbi sulla legittimità di un rinvio per queste motivazioni.
Il caso resto comunque di grande interesse, anche in relazione alle modalità del concorso bandito dall'Università romana. Lo stesso Presidente del Consiglio, infatti, aveva parlato di “una procedura di trasferimento all'università di Roma, alla Sapienza” (da Firenze), come se si trattasse di una sorta di formalità per un posto a lui in qualche modo “riservato”. Una circostanza che ha sollevato più di un dubbio e molte polemiche da parte dell’opposizione.