M5s, Conte a Di Maio: “Nessuno è indispensabile, no a guerre di logoramento interno”
Tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio è ancora guerra fredda. Il leader del Movimento 5 stelle ha ritenuto doverose le dimissioni del ministro degli Esteri dal Comitato di garanzia e ora rincara la dose. Nessuno, per l'ex premier, è infatti indispensabile all'interno della creatura creata da Beppe Grillo e non si possono tollerare per il futuro né guerre di logoramento tra colleghi, né critiche troppo spinte a linee decise a maggioranza, né agende parallele a minare la leadership. Insomma niente correnti, a partire da quella che farebbe capo proprio a Di Maio, perché vietate dallo Statuto interno. "Nel Movimento nessuno deve sentirsi indispensabile, nemmeno io", afferma Conte.
Conte lo spiega in una lunga intervista a La Stampa, in cui non risponde alla domanda diretta sulla possibilità che il ministro debba lasciare il Movimento. «Io – glissa – sono qui per costruire e rilanciare il Movimento, non ho mai lavorato per distruggere o provocare divisioni». Sulle sue ultime posizioni, però, sottolinea che non si può passare dal fare battaglie civili e politiche in piazza, all'utilizzare quegli stessi palcoscenici per palesare correnti. «Quella mossa – attacca – ha creato dolore e malumori nella nostra comunità».
Sicuramente, però, per Conte Di Maio non deve dimettersi dal dicastero degli Esteri. L'ex premier ribadisce infatti di non aver mai pensato ad alcun rimpasto di governo. A Draghi, però, viene chiesto più coraggio nell'affrontare le emergenze, a partire dal caro-bollette. Lo scostamento di bilancio, insomma, secondo Conte è oramai indispensabile, oltre le resistenze dei tecnici e del ministro dell'Economia Daniele Franco, che vorrebbe scavare tra le risorse disponibili senza ricorrere a nuovo deficit. «Riteniamo – dice – che occorrano risposte coraggiose per assicurare una stabile ripartenza e assecondare una robusta ripresa».
Il caso Belloni e "il partito trasversale anti-cambiamento"
La spaccatura tra Conte e Di Maio ha radici profonde e verte in primo luogo sul ruolo che il Movimento 5 stelle dovrebbe avere nel governo. Come sottolineano da mesi diversi retroscena, l'ex premier non vorrebbe restare nel governo a tutti i costi e mal digerisce la complicità tra il ministro degli Esteri e il presidente del Consiglio. La maggioranza delle truppe parlamentari, però, risponde per lo più a chi li ha fatti eleggere nel 2018, cioè proprio Di Maio. E con il caso Belloni la divisione tra fedeli a Conte, dimaiani e pontieri è oramai evidente.
Tornando sulla mancata elezione della direttrice del Dis a Capo dello Stato Conte parla di un «partito trasversale che non vuole il cambiamento nel Paese». L'occasione di eleggere una donna era per lui storica, ma sarebbe stata sbarrata da elementi interni a vari partiti. Tuttavia conferma che è stato lo stesso Movimento a far crescere nelle votazioni il nome di Sergio Mattarella, considerata un'opzione di garanzia in caso di mancato accordo.
Attesa la decisione sul terzo mandato
Il momento di confronto chiesto da più parti all'interno del Movimento ci sarà. Conte parla addirittura di più passaggi che serviranno ad analizzare quanto successo ed evitare gli errori del passato. Le occasioni serviranno anche a discutere progetti ed elaborare proposte, «nella varietà di opinioni, per noi fondamentale».
Inoltre è in arrivo la nuova piattaforma della Scuola di formazione, che il leader conferma sta per essere inaugurata per garantire più confronto. Una mossa che sembra più nello stile di un partito che di un movimento, ma che per Conte sarà ulteriormente utile per evitare la formazione di correnti.
Per ora, però, non c'è alcuna decisione presa sul possibile terzo mandato dei parlamentari grillini. Conte assicura che al momento opportuno saranno coinvolti gli iscritti.