Conte dice no alle “finte alleanze” con il Pd ma apre alla proposta di Dario Franceschini
Giuseppe Conte dice no all'invito rivolto da Romano Prodi ai leader del centrosinistra per unirsi in una coalizione progressista a partire da un programma comune, ma apre alla proposta dell'ex ministro dem Dario Franceschini di "correre divisi ma insieme".
La scorsa settimana avevano agitato il Partito democratico le dichiarazioni con cui Franceschini suggeriva, per battere le destre, di abbandonare l'idea del "campolargo" e di presentarsi invece separati alle prossime elezioni politiche. In sostanza, la proposta dell'ex ministro – già soprannominata ‘lodo Franceschini' – consisterebbe in un accordo tra le opposizioni esclusivamente per i seggi che si assegnano con il sistema elettorale maggioritario. Per quel che riguarda tutte gli altri, in cui il metodo è il proporzionale, si marcerebbe divisi.
L'ipotesi non era piaciuta allo storico leader dem, che in un'intervista a Repubblica aveva definita "cinica" l'idea di presentarsi con un'alleanza pensata solamente per vincere le elezioni, senza però un programma in comune. "Con il Pd e le altre forze di centrosinistra – ha risposto oggi Giuseppe Conte – ci stiamo confrontando e ci sono dei terreni in comune. Ma sarebbe ancora più cinico presentarsi in coalizione ed esibire una unità fittizia senza misurarsi concretamente anche sulle questioni che ci dividono. Sarebbe una finta alleanza che si sfalderebbe il giorno dopo le elezioni", ha aggiunto.
Il leader dei 5s ha precisato di rispettare "la storia del Pd, che ha sempre espresso questa ‘vocazione testardamente unitaria'. E il M5S è in prima linea a costruire un progetto politico alternativo a questo governo, ma anche la storia e l’identità del M5S vanno rispettate. Il confronto con le altre forze è possibile solo in un quadro di chiarezza e di coerenza", ha aggiunto.
D'altronde sono ancora molti i punti in cui i due principali partiti dell'opposizioni sono in disaccordo. "Con il Pd di Schlein ci siamo finalmente ritrovati sul salario minimo, sulla riduzione dell’orario di lavoro, sull’autonomia differenziata, sui congedi parentali…", ha dichiarato Conte, ma sulla sanità "non basta chiedere più soldi. Dobbiamo anche allontanarci da una gestione regionale del passato, in parte affidata alla sinistra, costellata da inefficienze, sprechi e occupazione clientelare". Per questo una completa convergenza sembra ancora lontana. "Al momento ci sono dei punti in comune ma anche questioni fondamentali che ci dividono. La pace, ad esempio, per noi è dirimente mentre il Pd ha sposato, con la maggioranza di governo, una linea di sostegno incondizionato anche militare all’Ucraina e persegue l’isolamento della Russia. Noi, al contrario, abbiamo sempre pensato che l’unica alternativa al disastro totale sia la trattativa", ha detto Conte.
Ma se sul campolargo il leader è scettico, il lodo Franceschini desta il suo interesse. "È una proposta che guardo con attenzione, perché è un tentativo di rendere compatibili le differenze. L’importante è condividere l’obiettivo di porre al centro dell’azione politica il cambiamento della società", ha concluso.