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Conte dice che Giorgia Meloni fa lobbismo di Stato e sul salario minimo vuole una guerra tra poveri

Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle, in un’intervista a vari quotidiani ha attaccato la linea del governo Meloni sul salario minimo: “Se vuole spaccare il Paese e dividere i lavoratori, non siamo disponibili”.
A cura di Luca Pons
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"La guerra tra poveri è un modus operandi del governo. Dalla sanità alla prescrizione, questo governo non esprime una visione, ma cerca di tenersi buone le lobby. È un lobbismo di Stato, un corporativismo che finisce per fare gli interessi di categorie pressanti. Questa destra, se prima era sociale, è diventata asociale". E ancora: "Per racimolare qualche voto alle Comunali, Meloni ha parlato delle tasse come pizzo di Stato, creando una cultura tossica che disincentiva i contribuenti dal pagare il dovuto. Le strizzate d’occhio ai furbi e ai furbetti, il caro mutui e il caro affitti giustificano la prospettiva che in autunno il governo si troverà ad affrontare". E poi attacchi su salario minimo, migranti, extraprofitti. Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle, ha parlato a Corriere, Repubblica e Stampa in una ‘replica' all'intervista rilasciata ieri da Giorgia Meloni. In cui, tra i temi, c'era anche una parziale apertura al salario minimo.

Salario minimo solo per qualcuno? "Se l'obiettivo è spaccare il Paese non siamo disponibili"

"Per alcune categorie si può anche prevedere", ha detto la presidente del Consiglio. Conte ha replicato chiudendo ai compromessi: "Se l’obiettivo è spaccare il Paese e dividere i lavoratori, dopo averlo fatto già sul reddito di cittadinanza e sull’autonomia, noi non siamo disponibili. Vogliamo riconoscere dignità del lavoro a quasi 4 milioni di lavoratori, loro invece vogliono lasciarne una parte indietro". Anche perché, ha detto Conte, l'incontro a Palazzo Chigi è stato "surreale. Dopo quattro mesi di discussione in Parlamento il governo si è presentato senza uno straccio di soluzione. L’unica idea è quella di valorizzare il Cnel di Brunetta, che peraltro è stato già audito. È finito il tempo per studiare ed è il momento dell'azione".

La linea dell'opposizione unita (tranne Italia viva di Matteo Renzi), per adesso, è quella di spingere sulla raccolta firme per mettere pressione al governo sulla sua versione di salario minimo: "Abbiamo il Paese dalla nostra parte. La risposta dei cittadini alla raccolta firme è stata entusiasmante, 100 mila firme in un giorno. In autunno faremo contare la voce dei lavoratori, anche di quelli di centrodestra che il governo non vuole ascoltare. Di lavoro povero il governo che ha tagliato il reddito di cittadinanza non dovrebbe parlare, perché in quella platea c’erano 200mila persone che lo prendevano per integrare uno stipendio molto basso".

Più nel dettaglio, Meloni ha criticato la proposta delle opposizioni perché non specificava i costi della misura, in particolare delle agevolazioni rivolte agli imprenditori per facilitare il passaggio al salario minimo. "Sono diversivi. Abbiamo lasciato al governo il compito di stabilire la durata, l’importo e l’estensione delle agevolazioni, perché in agosto non avrebbe senso anticipare le coperture dell’intervento, se si deve ancora affrontare la legge di bilancio", ha ribattuto Conte. "Ma se il tema è davvero questo, siamo disposti a scrivere noi quel capitolo della manovra".

Tassa sugli extraprofitti delle banche: "Norma scritta tardi e male, andrebbe estesa"

Il leader M5s ha poi sottolineato che quella del salario minimo è la prima "battaglia" che le opposizioni portano avanti insieme, ma non è detto che sia l'ultima: "Abbiamo trovato una convergenza su una nostra proposta storica. Confido in pari convergenza su tante altre battaglie che potremo combattere in futuro, e altre ancora già ci sono". Di contro, la maggioranza risulta ben salda nonostante i contrasti interni: "Non credo si sfalderanno. Sono cementati dal potere. Credo invece alla disillusione di chi li ha votati. D’altronde, l’unica battaglia vinta da Meloni è quella contro il rave party di Modena. Per il resto registriamo solo sconfitte e giravolte, dal pos alle accise sulla benzina, dalle trivelle al Mes, fino ai migranti".

Un recente motivo di tensione, in particolare tra Forza Italia e Meloni, è la tassa sugli extraprofitti delle banche. "Hanno seguito una nostra ricetta, scrivendola con ritardo e in modo raffazzonato", ha commentato Conte. "Andavano coinvolti gli operatori del settore. Così com'è non porterà introiti significativi, e andrebbe estesa anche ai settori bellico, farmaceutico e assicurativo. Meloni ne parli con Crosetto e potrà verificare che l’industria bellica in Europa ha segnato un più 23% in Borsa da inizio anno".

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