Contagi diminuiscono, ma sono ancora quasi 30mila a settimana. Gimbe: “Virus non è sotto controllo”
Con la riapertura di alcuni negozi, così come di diverse attività produttive, il governo intensifica i lavori sulla Fase 2. Si pianifica quindi il processo di graduale riapertura: anche l'Organizzazione mondiale della Sanità e la Commissione europea hanno fornito alcune direttive in merito ai criteri su cui basare il ritorno alla normalità. Ma mentre si progetta come sarà la nostra quotidianità dopo il lockdown, sono ancora tanti gli interrogativi da risolvere: come è possibile riaprire i posti di lavoro e assicurare allo stesso tempo che non ci siano assembramenti sui mezzi pubblici? Sarà possibile andare in vacanza quest'estate? I test sierologici saranno abbastanza attendibili da poter essere utilizzati come patente di immunità a partire da maggio? Fanpage.it ha fatto il punto della situazione con il dottor Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, un think tank che si occupa di ricerca in ambito sanitario.
Da ieri sono ripartite diverse attività produttive e sono stati riaperti alcuni negozi, come le librerie. Dopo questa parziale riapertura dobbiamo aspettarci una nuova impennata di contagi?
Le misure di distanziamento sociale previste dal decreto #IoRestoAcasa (9 marzo) e dal decreto “Chiudi Italia” (22 marzo) hanno progressivamente ridotto l’incremento percentuale dei nuovi casi. Negli ultimi 7 giorni abbiamo raggiunto un valore medio del 2,6% che sembra un buon risultato, ma l’incremento complessivo della settimana rimane del 18,3% che corrisponde a quasi 27 mila casi. In altre parole, la diffusione del contagio è ancora ben lontana dall’essere controllata, in particolare in alcune Regioni, Province ed aree metropolitane. Il rischio di una nuova impennata dei casi, pertanto, è sempre in agguato ed è molto rischioso abbassare la guardia
La Commissione UE ha lanciato la road map per passare alla Fase 2 (trend di riduzione dei casi, test a tappeto e app, dotazioni adeguate per i sistemi sanitari): riusciremo ad arrivare a un quadro di questo tipo prima del 3 maggio?
Sulla riduzione dei nuovi casi, secondo il modello predittivo GIMBE al 3 maggio la variazione percentuale dei casi dovrebbe raggiungere lo 0,6% che corrisponderebbe al 4,2% settimanale: si tratta ancora di migliaia di casi. Tamponi a tappeto è impossibile perché scarsa disponibilità di reagenti e tempi tecnici dei laboratori non lo consentono. Se, invece, intendiamo test sierologici bisogna che per quella data abbiano raggiunto un sufficiente livello di validazione. Su app sono molto perplesso, non tanto per lo sviluppo, quanto per l’implementazione: i QR code dovrebbero essere installati un po’ ovunque per “autorizzare” le persone a spostarsi in sicurezza. Sulle dotazioni adeguate (DPI, mascherine, etc) sembra la saga infinita: ovvero gli annunci rassicuranti delle Istituzioni stridono ancora con le richieste di operatori sanitari e autorità locali.
Il Governo sta ipotizzando di far ripartire altre attività lavorative prima di maggio: uno scenario che vedrebbe incrementare notevolmente gli spostamenti di tantissime persone. I mezzi pubblici rischiano di diventare un nuovo facile luogo di contagio?
A mio avviso, già oggi i mezzi pubblici rappresentano un “luogo di contagio” non trascurabile, nonostante l’utilizzo della mascherina. Infatti, in assenza di specifiche disposizioni e di controlli elettronici per limitare il numero di persone che possono occupare un bus, una carrozza ferroviaria o della metropolitana, è di fatto impossibile garantire il distanziamento sociale sui mezzi pubblici.
In alcune Regioni si è già iniziato ad allentare le misure restrittive sugli spostamenti. Sarà una riapertura diversa territorio per territorio?
Le iniziative autonome delle Regioni si moltiplicano continuamente. Tutto dipenderà dall’attività di mediazione tra Governo e Regioni, strada intrapresa dall’Esecutivo che ha evitato di avocare a sé determinate competenze regionali.
5.L'ipotesi di imporre misure di distanziamento nelle spiagge quest'estate può avere senso?
Non credo che l’affaire vacanze possa rimanere fuori da successivi DPCM sulla fase 2. Anzi, l’avvicinarsi dell’estate rende quanto mai prioritario definire le regole di distanziamento sociale. Realisticamente, se cinema, teatri, concerti e stadi, rimarranno off limit sino all’autunno, vedo poco realistico attuare il distanziamento sociale sulle spiagge o negli stabilimenti balneari, anche con tanto avveniristiche quanto improbabili proposte, quali i pannelli di plexigas.
Molte ipotesi sulla Fase 2 sono collegate ai test sierologici. In Lombardia questi dovrebbero iniziare ad essere effettuati entro fine mese. Sono attendibili o c'è ancora bisogno di sperimentazione? Possono effettivamente agevolare il ritorno alla normalità?
Le indagini sierologiche a campione vanno eseguite nell’ambito di protocolli di studio ben definiti: ad oggi infatti i test sierologici non hanno un sufficiente livello di validazione, ovvero appartengono ancora alla sfera della ricerca e non della pratica. In particolare, hanno una percentuale rilevante sia di falsi positivi (per reazione crociata con coronavirus comuni) sia di falsi negativi (per ritardo della risposta anticorpale). Di conseguenza, conferire “patenti di immunità” utilizzando test sierologici non validati è molto rischioso; inoltre, ad oggi non è nota la “data di scadenza” ovvero per quanto tempo i soggetti esposti mantengono l’eventuale immunità.