Consultazioni nuovo governo, Draghi a Sgarbi: “Mica mi stai filmando con il cellulare?”
"Sgarbi ma che fa, mi riprende con il cellulare?", scherza Mario Draghi. Un siparietto, una battuta per allentare la tensione di queste ore. Ieri, primo giorno di consultazioni tenute dal presidente incaricato per formare il nuovo governo, nella Sala della Regina a Montecitorio è arrivata la delegazione del gruppo Idea-Cambiamo. Tra loro, Vittorio Sgarbi, che durante il colloquio con l'ex presidente della Banca centrale europea ha chiesto garanzie per il settore che segue da sempre con più attenzione: la cultura. Ma il critico d'arte non si è accorto di aver premuto un tasto del suo cellulare inavvertitamente. Così, all'improvviso, si accende la luce della torcia. E qui Draghi si concede la battuta, chiedendo a Sgarbi se lo stesse riprendendo.
Oggi riprenderanno le consultazioni con le delegazioni dei gruppi politici. All'uscita da Montecitorio, ieri, Sgarbi si è detto comunque soddisfatto: "Sono rimasto molto colpito dalle parole di inizio di programma che ci ha detto con generosità il presidente Draghi, perché ha parlato di comportamenti depressivi da vincere, di persone che sono state costrette a una dimensione di profonda malinconia e rinuncia non potendo lavorare". E ha prospettato "una necessità non di assistere attraverso un procedimento che assomiglia a quello del reddito di cittadinanza", ha spiegato il critico d'arte, ma di "dare lavoro", di "mettere le aziende in condizione di ripartire".
Sgarbi ha raccontato di aver detto a Draghi "tu sei il Comitato tecnico scientifico per l'economia". Per il deputato è , "l'altra grande malata". Poi ha chiesto unità al centrodestra, anche a quella parte che voleva andare al voto, perché "non dipende da Salvini e Meloni sciogliere le Camere, ma dal presidente". Sgarbi si è soffermato molto sul tema a lui più caro con Draghi: "Ho suggerito una grande attenzione per la cultura e, contro ogni capriccio e insensatezza, di riaprire i teatri, i cinema, e soprattutto di non tenere i musei chiusi il sabato e la domenica". Secondo Sgarbi era "abbastanza convinto".