Un’altra “fumata nera” per l’elezione dei due giudici costituzionali, secca sulla quale si è insabbiato il Parlamento: nemmeno la votazione di oggi, la quattordicesima, è servita a eleggere i due membri della Consulta che dovrebbero (mai condizionale è stato tanto d’obbligo) scaturire dall’accordo tra Pd e Forza Italia. E’ andata a buon fine, invece, l’elezione dei due membri laici del Csm: l’hanno spuntata Pierantonio Zanettin (Fi) con 525 voti e Paola Balducci (area Sel) con 521 voti. Il problema politico più scottante, quello della Consulta, resta però irrisolto. Partito Democratico e Forza Italia hanno sostanzialmente rispettato l’ordine di scuderia di votare scheda bianca.
Ma il nodo da sciogliere resta intricatissimo. Per Donato Bruno e Luciano Violante, i nomi indicati da Berlusconi e Renzi alle rispettive pattuglie parlamentari, la strada resta in salita. Anche se almeno per il momento sembra prevalere l’orientamento a insistere sul ticket scaturito dal primo eclatante flop, quello di Antonio Catricalà, originariamente proposto da Forza Italia (vicinissimo a Gianni Letta) ma affondato dopo le prime votazioni a vuoto.
Sospetti sui pugliesi: l’obiettivo dei franchi tiratori è il Patto del Nazareno – Su Bruno pesa di certo la notizia della (presunta) indagine sul suo conto a Isernia, e non a caso alla Camera circola la voce che il candidato forzista alla Consulta possa recarsi già domattina in Molise per mettersi a disposizione dei magistrati. Ma gli spifferi del “palazzo” raccontano un’altra verità: i franchi tiratori che continuano a mettersi di traverso boicottando le indicazioni dei leader dei due partiti hanno in realtà l’obiettivo di portare alla luce quella che definiscono la “debolezza politica” del patto del Nazareno. L’accordo totale tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi è nel mirino delle rispettive minoranze interne: quella “azzurra” e quella piddina. E non a caso, al contrario di quanto apparso negli ultimi giorni su alcuni quotidiani, il cerchio dei “sospetti” su chi siano i franchi tiratori di Forza Italia si sta stringendo intorno ai parlamentari pugliesi e più in generale ai fedelissimi di Raffaele Fitto, il leader della minoranza interna.
Rocco Palese, braccio destro di Fitto, segnalato come “iperattivo” – Addetti ai lavori molto bene informati sui fatti raccontano ad esempio di un iperattivismo di Rocco Palese, deputato forzista e braccio destro di Raffaele Fitto. Del resto, di questi tempi, trovare qualche decina di scontenti tra le file dei parlamentari di Forza Italia è impresa tutt’altro che disperata, soprattutto in caso di voto segreto. Tanti, tantissimi “non renziani” forzisti sono praticamente certi che alle prossime elezioni non verranno riconfermati, vuoi per il calo continuo di consensi attribuito a Fi dai sondaggi che per l’eventuale riforma del Senato. Lo strapotere del cerchio magico e le ramanzine a mezzo stampa di Maria Rosaria Rossi, potentissima tesoriera di Berlusconi, hanno contribuito a inasprire il clima. Mentre per la prima volta, ieri pomeriggio, moltissimi deputati e senatori forzisti sghignazzavano e si beavano leggendo del nuovo rinvio a giudizio piombato sul groppone del vero ideologo-fondatore-garante del Patto del Nazareno: Denis Verdini.
Stallo totale, Silvio e Matteo tremano – Che succederà ora? In pochi sono in grado di prevederlo. Non è un caso se Berlusconi e Renzi non accelerano neanche sul cambio dei due candidati: sanno benissimo entrambi che il problema è tutto politico e che quindi ogni nome rischia di essere “bruciato”. Silvio e Matteo non controllano più il Parlamento, è questo il dato che emerge da questo pasticcio dell’elezione dei due membri della Consulta. E da oggi, con la minoranza Pd sul piede di guerra sulla riforma del lavoro, il quadro è ancora più intricato…