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Congresso Pd, verso la sfida a tre: Zingaretti sotto al 50%, seguono Martina e Giachetti

Secondo lo staff del governatore del Lazio, Zingaretti sarebbe primo, poco sotto il 50%, mentre Maurizio Martina è intorno al 35-36%. Terzo Giachetti, oltre il 12%. Fuori dalla corsa Francesco Boccia, Dario Corallo e Maria Saladino. Ma i dati ufficiali saranno comunicati solo domenica alla Convenzione nazionale.
A cura di Annalisa Cangemi
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Si è chiusa la prima fase del congresso del Pd. Nicola Zingaretti è in testa, così come era stato preannunciato nei giorni scorsi, per la corsa alla segreteria del Pd, anche se i dati del voto degli iscritti nei circoli, secondo la Commissione congresso che si è riunita al Nazareno ieri sera, non sono ancora ufficiali. Varranno probabilmente comunicati solo domenica alla Convenzione nazionale, che si terrà a Roma all’hotel Ergife. Il governatore del Lazio è arrivato primo, con circa il 50% dei consensi: appena sotto secondo il suo staff, ben al di sotto secondo l'entourage del principale rivale, Martina, che ha raggiunto il 35-36%. Terzo Giachetti, oltre il 12%, entrato in corsa per ultimo.

Escono invece dalla corsa Francesco Boccia, staccato di diversi punti da Giachetti, e i giovani Dario Corallo (31 anni) e Maria Saladino (36 anni), con percentuali molto più basse. Per le primarie del 3 marzo si profila dunque una sfida a tre, tra Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti. Alcune regioni però fino a ieri non avevano ancora comunicato i numeri dell'affluenza, e il caos si è registrato soprattutto nei circoli del Sud, in Campania e Sicilia: sia Zingaretti che Martina rivendicano infatti la vittoria nell'isola. Ieri sera la Commissione regionale per il congresso (Crc) della Sicilia, acquisiti i verbali da tutte commissioni provinciali, davano come vincente Maurizio Martina (5.502 voti, il 48,07%); al secondo posto Nicola Zingaretti (5.170 voti, 45,17%), e poi Roberto Giachetti (652 voti, 5,7%), Francesco Boccia (73 voti, 0,64%), Maria Saladino (36 voti, 0,31%) e Dario Corallo (12 voti, 0,1%). I dati ballano anche in Campania: risulta in testa Martina, ma mancano all’appello i risultati di 36 circoli, su 126 totali.

Ma dall'entourage di Boccia contestano il voto in Sicilia: "Dai singoli comitati stanno diffondendo dati irreali e non corrispondenti al voto dei circoli siciliani. Sul voto siciliano pendono numerosi ricorsi, non sono state rispettate le più basilari regole democratiche né le corrette procedure di convocazione delle convenzioni. In molti circoli non si è votato, anche in grossi centri della Regione. Serve rispetto per i tanti militanti dem che ancora credono nel nostro partito. La commissione nazionale per il congresso potrà certificare l'affluenza e l'esito del voto in Sicilia, solo dopo aver esaminato ed essersi espressa sui singoli ricorsi. Fino ad allora saranno solo dati di parte", ha detto Filippo Marciante, coordinatore in Sicilia della mozione #aporteaperte di Francesco Boccia.

Dallo staff del governatore sottolineano comunque che il risultato è molto positivo, perché sfiorando il 50% senza raggiungerlo (49,1%) i simpatizzanti, compresi i delusi del M5S e i militanti di LeU saranno motivati ad andare a votare. "Basta polemiche e divisioni sui dati – afferma Zingaretti – Aspettiamo quelli ufficiali. Sono molto contento del risultato ottenuto sulla mia proposta politica, ben oltre ogni più ottimistica aspettativa, e soprattutto dal sostegno e dalla mobilitazione registrati in tutte le regioni d'Italia. Ha ragione Martina comunque la partita è aperta. Per cambiare completamente il partito il 3 marzo tutti a votare".

"Le primarie sono apertissime – ha detto Martina – nulla è ancora deciso nonostante qualcuno accrediti un finale già scritto".

Endorsement di D'Alema a Zingaretti. Giachetti lo attacca

Oggi in un'intervista su ‘La Stampa' Massimo D'Alema, esponente di LeU, ha fatto un endorsement a Nicola Zingaretti, spiegando che una sua vittoria potrebbe riaprire un dialogo a sinistra: "Speriamo che il congresso dia a Zingaretti la forza di aprire un nuovo corso politico. Credo che se c'è una svolta nel Pd si possa riaprire anche una prospettiva di dialogo a sinistra. Auspico che la nuova leadership del Pd riprenda l'ispirazione unitaria in vista delle europee. Non vedo una prospettiva del centrosinistra se non riprende vita il Pd. Naturalmente dovrà avere il coraggio di una riflessione critica su questi anni".

Le Europee, ha aggiunto, "sono un'occasione per rimettere in campo un grande schieramento progressista che dica: abbiamo capito, avete ragione ad essere arrabbiati, ma l'arroccamento nazionalistico che offre il governo è la risposta sbagliata", ha detto D'Alema, che avverte: "Se rappresentiamo quello che sta avvenendo come un conflitto tra europeisti e sovranisti cadiamo in una trappola, in questi termini la partita è già persa. Sarebbe un suicidio per la sinistra convergere in un'ammucchiata con tutti quelli che difendono l'Europa così com'è contro la ‘barbarie sovranista'". Quindi smonta il manifesto europeista di Carlo Calenda, "apprezzo l'intenzione di Calenda, ma non è sufficientemente chiaro: il discrimine deve essere il cambiamento. Non spetta a lui decidere con chi si deve alleare il Pd, c'è un congresso e non mi sembra che si sia candidato".

Secca la replica di Roberto Giachetti in un tweet: "Per una volta voglio ringraziare Massimo D'Alema perché con la sua intervista ha chiarito, al di là di reticenze e ipocrisie, il loro progetto e la vera posta in gioco alle #primariePD. Se vince Zingaretti tornano loro e torna la ditta, se vinciamo noi no. #sempreavanti". 

"Perché D'Alema non dovrebbe esprimere la propria opinione sul congresso Pd e su Zingaretti? Siamo in un paese democratico, ognuno è libero di manifestare la propria opinione. Mi pare ovvio che questo non vuol dire che Zingaretti condivida la visione politica di D'Alema", ha commentato l'ex-ministro della Giustizia Andrea Orlando.

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