"La legge sul conflitto di interessi è al primo punto della nostra azione di governo. Vogliamo abrogare la legge attuale e riscriverla rafforzando i controlli per l'accertamento del conflitto di interessi e introducendo sanzioni più severe per chi la viola". È questo il primo degli otto punti intorno ai quali Pier Luigi Bersani intende impostare l'azione di un esecutivo in grado di raccogliere consensi anche fra gli eletti nelle fila del Movimento 5 Stelle. Si tratta ovviamente di un tema molto sentito anche tra militanti ed elettori 5 Stelle, che sostanzialmente rimproverano ai democratici di non aver mai operato concretamente per correggere quella che è considerata una vera e propria anomalia democratica. In particolare, per quanto concerne la posizione di Silvio Berlusconi (che, va detto, non sarebbe il solo esponente politico interessato da provvedimenti di questo genere), sul quale tra l'altro pioveranno anche i ricorsi per la questione "ineleggibilità".
Questa volta, almeno in teoria e al di là di ogni valutazione di merito, la proposta del Partito Democratico sembrerebbe poter risolvere la questione e cambiare completamente la legge Frattini (sulla quale pesano i richiami dell'Autorità Antitrust, che la considera completamente inefficace). Infatti, l'intervento comporterebbe nel dettaglio (e tra le altre misure proposte) la possibilità di:
- ampliare il novero dei soggetti sottoposti alla disciplina, comprendendo non solo i titolari di cariche di governo, ma anche i presidenti e i componenti delle più rilevanti autorità indipendenti, i titolari di cariche nelle Regioni e enti locali
- attribuire all’Autorità garante della concorrenza e del mercato una serie di poteri, strumenti e responsabilità per agire efficacemente contro le situazioni di conflitto
- rendere il nuovo sistema di controllo e sanzione immediatamente applicabile anche alle cariche attualmente ricoperte.
- estendere le situazioni di incompatibilità assoluta […] anche alla “mera proprietà” di impresa, di azioni o di quote di una società
- trasformare il concetto di conflitto di interesse (cosiddetta fase dinamica) in una situazione di pericolo che lo rende controllabile ancora prima che si verifichi una lesione concreta dell’imparzialità del titolare della carica
- costruire un sistema di sanzioni ex post, introducendo istituti idonei a sanzionare, con estrema incisività e fino alla decadenza dalla carica, i casi in cui si registri la violazione delle disposizioni di prevenzione e si determini una situazione di conflitto di interessi;
- rendere il nuovo sistema di controllo e sanzione immediatamente applicabile anche alle cariche attualmente ricoperte
Non vi è dubbio che intorno a questi punti Pd e M5S possano trovare un accordo di massima, con l'opposizione del solo Popolo della Libertà che sarebbe ridotta a mera testimonianza parlamentare (anche se Berlusconi stesso ha glissato sulla questione, sostenendo di non essere per nulla interessato da provvedimenti di questo genere). Quello che è invece fortemente in discussione è la possibilità stessa che il provvedimento così concepito arrivi in Parlamento e possa essere convertito in legge. Proprio perché legato a doppio filo ad un progetto, quello di un Governo Bersani, che appare fragilissimo e che rischia di nascere già morto (e che dipende essenzialmente dalla volontà di Napolitano di "rischiare" un tracollo al Senato). Con tanti saluti anche alla disciplina del conflitto di interessi.