Confindustria vuole il green pass sul lavoro, i sindacati l’obbligo vaccinale per tutti
Un incontro di ore che ha portato alla fumata grigia. Tra sindacati e Confindustria le idee erano diverse in partenza, e si sapeva, ma durante la riunione di questo pomeriggio, terminata in serata, non sembra essersi sbloccato granché. Una sorta di accordo c'è, ma fondamentalmente dipende dal governo e dall'eventuale volontà di farsi carico del costo dei tamponi gratuiti. Il tema è il green pass sul posto di lavoro, del quale si discute da inizio agosto e su cui non si è mai trovato un accordo con le parti sociali. È stato rimandato a settembre e ora Draghi punta di nuovo all'estensione, trovando l'appoggio di Confindustria che si schiera a favore della certificazione verde. Contrari, invece, i sindacati, che sostanzialmente la ritengono una misura discriminatoria. Cgil, Cisl e Uil da settimane hanno scelto un'altra linea: niente green pass sul lavoro, il governo o il Parlamento facciano una legge che imponga l'obbligo vaccinale alla popolazione.
Nell'incontro di oggi, di fatto, le parti si sono confrontate su questa base di partenza non opposta, ma molto distante. Le dichiarazioni all'uscita rendono l'idea: "Noi da sempre siamo stati per l'obbligo vaccinale, ma non possiamo non renderci conto che al momento la politica non sembra trovare una sintesi e quindi abbiamo necessità di mettere in sicurezza i luoghi di lavoro", spiega il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Per questo motivo "siamo per l'adozione del green pass obbligatorio nei luoghi di lavoro e su questo si è aperta una discussione". Il problema, però, è il costo dei tamponi per chi non si vaccina, che sostanzialmente le aziende non vogliono pagare e che i sindacati temono possa ricadere sui lavoratori: "Sappiamo che giovedì c'è la cabina di regia del governo, laddove si dovesse decidere, come noi auspichiamo, l'obbligo del green pass all'interno dei luoghi di lavoro e le parti sociali trovassero un accordo su questo – continua Bonomi – credo che il governo potrebbe pensare di fare un'operazione di utilità sociale e quindi di potersi far carico del costo dei tamponi, che sicuramente non può essere a carico delle imprese". E se un lavoratore non vuole fare il tampone? "È ovvio che, come tutti i provvedimenti, ci deve essere un percorso di accompagnamento che può essere anche sanzionatorio, ma sarà opera del governo fare delle scelte".
La linea del segretario della Cgil, Maurizio Landini, è simile: "L'obbligo vaccinale sarebbe la scelta opportuna per tutto il Paese". Rispetto al tema del green pass "i tamponi devono essere gratuiti, soprattutto quando sono la condizione per poter lavorare". Massima disponibilità sul miglioramento dei protocolli di sicurezza, ma "le parti sociali non possono fare accordi che si sostituiscano a scelte e normative del governo, sia per il green pass, sia per l’obbligo vaccinale". Inoltre "se dalle parti sociali dovesse arrivare una richiesta condivisa di intervenire rendendo obbligatorio il vaccino il governo dovrebbe tenerne conto". E ancora: "Noi non stiamo chiedendo di rendere obbligatorio il green pass, ma chiediamo la vaccinazione obbligatoria per tutti". Certo è che "se il green pass diventa obbligatorio per lavorare allora deve essere gratuito per tutti, perché non si può pagare per lavorare".