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Confindustria propone lo smart working contro il caldo estremo: “Serve protocollo come durante il Covid”

“La nostra idea è di perseguire un protocollo come fu fatto per il Covid tra associazioni datoriali e sindacati per coprire tutta la platea dei lavoratori. Non solo cassa integrazione per le categorie più impattanti, ma anche smart working”: lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, parlando dell’ondata di calore.
A cura di Annalisa Girardi
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In queste giornate di caldo estremo serve un protocollo per i lavoratori, sul modello di quello adottato durante la pandemia, che preveda ad esempio lo smart working. A dirlo è il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: "La nostra idea è di perseguire un protocollo come fu fatto per il Covid tra associazioni datoriali e sindacati per coprire tutta la platea dei lavoratori. Non solo cassa integrazione per le categorie più impattanti, ma anche smart working, allargare la possibilità di ricorrere a questa tipologia di lavoro", ha detto intervenendo a SkyTg24.

L'Inps ha già ricordato come con temperature sopra i 35 gradi sia possibile chiedere la cassa integrazione per quei lavori che non possono essere svolti al riparo dal Sole o che utilizzano materiali che non sopportano il calore. Bonomi, però, suggerisce anche lo smart working per far fronte alle temperature torride di questi giorni.

Il presidente di Confindustria non ha parlato solo dell'ondata di calore. Sul salario minimo legale ha detto: "Ci sono settori che hanno i salari più bassi ma non sono quelli di Confindutria. Per esempio quello dei metalemccanici è di 11 euro all'ora. Allora discutiamone, non è un problema, ma diteci quali sono quelli che pagano meno. Basta incrociare i dati base e si può sapere immediatamente chi paga poco, allora mi domando: si vuol nascondere le categorie che pagano poco?"

Bonomi ha poi sottolineato che il salario minimo sia stato pensato per "intervenire sui Paesi che facevano dumping sul salario", ma che "stabilirlo per legge può essere controproducente" e occorre invece "spingere la contrattazione collettiva".

Poi ha aggiunto: "L'Ocse ci dice che l'Italia è il terzo Paese per le tasse su lavoro, si pagano più tasse sul lavoro che sulle rendite finanziarie. Fin dalla mia elezione alla presidenza ho detto che il primo punto era la riduzione delle tasse sul lavoro. Confindustria aveva proposto un intervento shock di 16 miliardi. È giusto in questo momento riconoscere di più ai lavoratori sotto la fascia dei 35 mila euro di reddito, significa mettere in tasca 1200 euro, è una mensilità in più ma deve essere strutturale".

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