Condanna confermata per Davide Falcioni di Fanpage.it: documentò le proteste dei No Tav
È arrivata la sentenza della Corte d'Appello di Torino per il giornalista di Fanpage.it Davide Falcioni: il giudice ha confermato la condanna di primo grado, e cioè quattro mesi di reclusione per il nostro giornalista, che ha soltanto fatto il suo dovere, raccontando una protesta dei No Tav, a cui aveva partecipato. La sentenza ha sorpreso anche il reporter 35enne marchigiano, dal momento che la stessa accusa aveva chiesto per lui l'assoluzione. Un accanimento che non si spiega se non come una volontà di mettere dei limiti al diritto di cronaca. "Non mi spiego cosa sia successo, aspetto di leggere la sentenza anche per capire come è stata impostata da un punto di vista procedurale – ha detto il suo legale Gianluca Vitale – è un evidente attacco alla libertà di informazione. Tra l'altro oggi ho richiamato in aula una sentenza di febbraio della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha coinvolto un giornalista ucraino che aveva preso parte a una manifestazione di protesta vietata a San Pietroburgo. Ebbene la sentenza afferma espressamente che il giornalista ha diritto di andare a cercare le notizie. Noi ricorreremo sicuramente in Cassazione, non finisce qui. E se sarà necessario ci rivolgeremo anche alla Corte europea dei diritti dell'uomo".
Beatrice Brignone, segretaria di Possibile, si è detta preoccupata: "La mia vicinanza al giornalista di Fanpage.it Davide Falcioni. La sua condanna rischia di avere conseguenze sul lavoro dei giornalisti e sul racconto dei fatti più controversi".
I fatti contestati risalgono al 24 agosto 2012, quando insieme al gruppo di attivisti si introdusse nella sede torinese della Geovalsusa, società nel consorzio dei costruttori della tratta ferroviaria Torino-Lione, documentando per AgoraVox l'azione dimostrativa, pubblicando un reportage e un articolo. Il 9 aprile scorso era stato condannato per "concorso in violazione di domicilio". Il reporter di Fanpage.it in un primo momento è stato chiamato a testimoniare in difesa dei 19 imputati, che furono indagati per quella manifestazione di protesta. A Falcioni venne chiesto di raccontare in aula quello aveva già riportato nei suoi pezzi, e cioè che gli attivisti non avevano causato i danni nei locali della Geovalsusa, come sosteneva la polizia. Dopo quella testimonianza a Falcioni fu comunicata un'indagine a suo carico per lo stesso reato di cui erano accusati gli altri imputati.