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Concordato preventivo biennale, dai calcoli alle scadenze: le novità per il 2025 e cosa cambia

Il 13 marzo 2025, il governo ha prorogato al 30 settembre 2025 il termine per aderire al concordato preventivo, escludendo il regime forfetario e introducendo modifiche alle modalità di calcolo delle imposte. Dal 2025 sarà infatti riservato solo ai titolari di partita IVA soggetti agli ISA e prevederà un aumento dell’imposta sostitutiva per redditi concordati superiori a 85mila euro.
A cura di Francesca Moriero
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Il 13 marzo 2025 il Consiglio dei Ministri ha approvato una proroga e delle modifiche al concordato preventivo biennale, con l'obiettivo di migliorare l'adesione dei contribuenti e rendere così il sistema più efficace. Il governo ha deciso perciò di estendere il termine di adesione al concordato preventivo, fissandolo al 30 settembre 2025, dando così più tempo ai professionisti e alle partite IVA per valutare l'offerta. Questa misura è stata introdotta a seguito di una partecipazione inferiore alle aspettative nel 2024, che ha visto solo 600mila adesioni; nonostante il numero relativamente basso di partecipanti, il governo ha scelto di introdurre alcune modifiche per stimolare un maggiore coinvolgimento. Sono stati esclusi, in particolare, i contribuenti che operano sotto il regime forfettario, ovvero quelli che applicano la flat tax: il governo ha giustificato l'esclusione facendo riferimento alle numerose adesioni limitate a tale gruppo e alle richieste avanzate dalle associazioni di categoria. Queste modifiche saranno valide dal 2025: l'istituto del concordato preventivo biennale sarà abolito per i contribuenti in regime forfetario, con effetto retroattivo dal 1° gennaio 2025.

Che cos'è il concordato preventivo

Il concordato preventivo è uno strumento fiscale che ha il fine di offrire ai contribuenti la possibilità di regolarizzare la propria posizione fiscale in cambio di una percentuale sul reddito. In pratica, chi accetta di aderire al concordato, paga una somma fissa in base al reddito dichiarato, con il vantaggio di avere meno controlli e alcune agevolazioni fiscali. Questo strumento è stato pensato principalmente per i professionisti e le partite IVA che prevedono guadagni superiori a quelli inizialmente stimati dal Fisco, o che desiderano sanare redditi non dichiarati tra il 2018 e il 2022.

Le novità: scadenza posticipata al 30 settembre e esclusione dei forfettari

Il decreto approvato in Consiglio dei Ministri modifica i termini di adesione al concordato preventivo, dando più tempo ai contribuenti per valutarne la convenienza. Il termine per l'adesione è stato prorogato al 30 settembre 2025, mentre per l'edizione successiva (2025-2026), le partite IVA che operano sotto il regime forfetario, soggette alla flat tax del 15%, non potranno più partecipare. I cosiddetti forfettari, in sintesi, non potranno più aderire al patto con il Fisco. Non solo, dovranno continuare a utilizzare la classificazione indicata dai codici Ateco 2017 almeno fino a quando non saranno definitivamente elaborati dei nuovi coefficienti sulla base della classificazione Ateco 2025.

Come cambia il calcolo delle imposte per chi aderisce al concordato preventivo

Cambiano anche le modalità di calcolo delle imposte dovute da chi decide di aderire al concordato: l'imposta sostitutiva aumenterà nel caso in cui la differenza tra il reddito concordato e il reddito effettivo del periodo d’imposta precedente superi gli 85mila euro. In questo caso, il contribuente dovrà applicare le aliquote marginali Irpef (fino al 43% per le persone fisiche) o l'aliquota del 24% nel caso di società di capitali.

La risposta alle criticità

Il governo ha deciso di apportare questi aggiustamenti per rispondere alle difficoltà riscontrate durante la prima applicazione del concordato preventivo. Nonostante le modifiche, la misura continua a essere vista come una soluzione importante per consentire ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione fiscale, specialmente in un periodo di incertezze economiche e fiscali. Il decreto avrebbe l'obiettivo infatti di allineare meglio il concordato alle necessità dei contribuenti, ampliando la platea di chi può parteciparvi. Tuttavia, la sfida resta quella di invogliare le partite IVA a partecipare e garantire che il sistema di calcolo delle imposte sia equo e sostenibile.

I numeri della prima edizione: un successo parziale

Nonostante le aspettative, l'edizione 2024 del concordato preventivo non ha avuto l'adesione sperata: solo 600mila persone hanno aderito, un dato comunque inferiore rispetto alle proiezioni iniziali. Le adesioni sono state particolarmente basse tra i contribuenti in regime forfetario, che avrebbero dovuto invece beneficiare di vantaggi fiscali limitati a un solo anno.

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