Concessioni balneari, il piano di Meloni per aggirare le direttiva Bolkestein
Dopo lo sciopero degli stabilimenti balneari, che venerdì 9 hanno aperto con due ore di ritardo, il governo pensa a possibili soluzioni per l'applicazione della direttiva Ue Bolkestein. Da gennaio 2025 dovrebbero infatti partire le gare, aperte anche a operatori europei, e scadrà la proroga della sospensione disposta dal governo per tutto il 2024. Il Consiglio di Stato con diverse sentenze intanto ha dichiarato illegittime le proroghe delle vecchie concessioni. Cosa succederà dunque? L'Italia riuscirà a evitare multe salate da Bruxelles, che ha aperto quasi un anno fa una procedura d'infrazione a carico del nostro Paese?
Cosa vuole fare il governo italiano con le concessioni balneari
Nell'ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva, il governo non ha voluto affrontare il nodo dei balneari, rimandando tutto a settembre. Tra le ipotesi al vaglio dell'esecutivo c'è anche una proroga secca di tutte le concessioni fino al 31 dicembre del 2025: ma si tratterebbe solo di una delle possibili soluzioni per guadagnare tempo nel braccio di ferro con l'Europa.
Secondo quanto anticipato dal Sole 24 Ore, il piano del governo, dopo aver rivisto la mappatura delle coste (da adottare con decreto del presidente del Consiglio entro il 30 aprile 2025) sarebbe quello di prorogare le concessioni fino al 31 dicembre 2027, nelle Regioni in cui le spiagge libere risultano inferiori al 25%; mentre in quelle in cui la quota di spiagge libere è superiore al 25%. la proroga si estenderebbe fino al 31 dicembre 2029. Secondo il cronoprogramma, solo alla scadenza di queste date le vecchie concessioni sarebbero messe a gara. La bozza di questo piano dovrebbe essere sottoposta alla Commissione europea.
Nel caso in cui il dpcm con la mappatura rivista non dovesse vedere la luce entro il termine previsto, i Comuni dovrebbero comunque iniziare le gare entro il 31 agosto 2025 e, per consentire l'espletamento della procedura, resterebbe in piedi solo la proroga "tecnica" fino al 31 dicembre 2025.
Quanto alla prelazione e agli indennizzi, secondo il piano anticipato dal Sole 24 Ore gli attuali titolari di concessione potranno esercitare un diritto di prelazione: in caso di mancanza di altre offerte, la concessione verrebbe prolungata di 7 anni; nel caso in cui ci siano invece più candidati, i Comuni dovrebbero avviare le gare ma gli attuali concessionari potrebbero esercitare una seconda prelazione, accettando le stesse condizioni dell'offerta risultata vincente. Nel caso di perdita della concessione in seguito alla gara, i vecchi titolari avrebbero comunque diritto a un indennizzo da determinare con una perizia asseverata. Nel frattempo, si ragiona anche su un possibile aumento dei canoni concessori nell'ordine del 10%.
Intanto l'interlocuzione tra Palazzo Chigi e Bruxelles prosegue, ma potrebbe interrompersi in caso di deferimento dell'Italia davanti alla Corte di Giustizia dell'Unione europea.
Nei mesi scorsi la Commissione ha inviato un parere motivato all'Italia, come atto preliminare prima del deferimento alla Corte di Giustizia Ue. Stando alle leggi europee, con il parere motivato Bruxelles fissa una scadenza entro la quale lo Stato membro ha il dovere di conformarsi al diritto dell'Unione (nel caso dei balneari, alla direttiva Bolkestein appunto). Se lo Stato membro non si adegua entro la scadenza fissata, la Commissione può adire la Corte di Giustizia dell'Unione europea ai sensi dell'articolo 258 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue).
Le reazioni
"Il governo Meloni si accinge a varare un decreto per approvare una proroga alle concessioni demaniali che è contro il diritto europeo. Questa è la destra che tutela i privilegi e che ha barato sulla lunghezza della costa italiana aumentandola di 3mila km portandola da 8mila a 11mila", ha commentato il portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli.
"Giorgia Meloni – ha continuato – avrebbe potuto applicare la norma Draghi, che era un punto di mediazione, ma non l'ha fatto. Del resto cosa possiamo aspettarci da un governo che vive nel conflitto d'interessi, se pensiamo che la ministra per il Turismo Santanchè è stata la proprietaria del Twiga?".
"Ricordo che l'incidenza media del canone sul fatturato di uno stabilimento non supera l'1,2-1,3% e, in molti casi, arriva appena allo 0,3-0,4 per cento. Valga per tutti il caso proprio del Twiga di Flavio Briatore, uno dei bagni più esclusivi di Forte dei Marmi, che paga allo Stato, per stessa ammissione dell'imprenditore, ‘poche migliaia di euro di canone annuo' a fronte di un ‘fatturato 2023 di 9,5 milioni di euro'".
"Esemplificativo è il giudizio della Corte dei conti: ‘I canoni attualmente imposti non risultano, in genere, proporzionati ai fatturati conseguiti dai concessionari attraverso l'utilizzo dei beni demaniali dati in concessione, con la conseguenza che gli stessi beni non appaiono, allo stato attuale, adeguatamente valorizzati'. Insomma ancora una volta questo Governo tutela i privilegi e vuole privatizzare le ultime spiagge libere".
Critico anche Riccardo Magi, segretario di Più Europa: "Sono dei geni. Dei geni del male. Prorogare le attuali concessioni balneari a tutto il 2025 e intanto far ripartire la farsa della mappatura: nelle Regioni dove risulterà esserci oltre il 25% di spiagge libere, le gare verranno fatte nel 2027; dove invece le spiagge libere risulteranno essere meno del 25%, si va avanti con l'attuale status quo fino al 2029 e poi si vedrà. Se sono vere le indiscrezioni di stampa per cui questo sarebbe il piano malefico di Giorgia Meloni per aggirare la normativa Bolkestein, si tratta di una vera e propria beffa agli italiani, al diritto europeo, all'erario e all'ambiente. Sarebbe una prepotenza tipicamente italica rispetto a tutti gli altri paesi europei che hanno applicato la legge, l'ennesimo favore a una corporazione che sta tenendo in ostaggio il demanio pubblico", ha scritto sui cosial Magi.
"Ci opporremo con tutte le nostre forze e, come abbiamo già annunciato, nel ddl concorrenza presenteremo un emendamento per mettere a gara subito le concessioni balneari: serve chiarezza, servono liberalizzazioni e serve tutelare le poche spiagge libere rimaste in Italia dai trucchetti di Meloni per metterle sul mercato e aggirare le norme europee. Servirebbe aumentare la percentuale di spiagge libere invece che queste mosse disperate per sperare di sfangare la legislatura senza fare le gare e presentarsi poi alle elezioni politiche potendo rivendicare il grande risultato di averle sventate".
Come è andata la protesta dei balneari
Non ha avuto il successo che gli organizzatori avevano sperato lo ‘sciopero' di due ore dei balneari del 9 agosto, organizzato da Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti. Alcune importanti sigle, come Assobalneari, Federbalneari e Cna non hanno partecipato all'apertura ritardata degli ombrelloni "per non penalizzare migliaia di consumatori".
Sebbene la Fiba abbia detto di aver registrato una adesione allo sciopero con punte dell'80% in alcune Regioni, Per il Codacons la serrata è stata un flop.