Concessioni balneari, anche l’Antitrust dice no alle proroghe automatiche: “Subito le gare”
Stop al rinnovo automatico delle concessioni balneari. Anche l'Antitrust, nel Bollettino settimanale diffuso ieri, inviato all’Anci e alla Conferenza Stato-Regioni, sposa le conclusioni a cui è giunto il Consiglio di Stato in diverse sentenze, e dà torto al governo: le gare per le spiagge vanno fatte subito.
L'esecutivo Meloni sta lavorando a un provvedimento, in arrivo dopo la pausa estiva, per definire la cornice normativa all'interno della quale ci si dovrà muovere per l'assegnazione delle concessioni delle spiagge, con un'attenzione particolare agli indennizzi per gli imprenditori balneari uscenti. Ma il piano, secondo quanto viene fatto filtrare da Palazzo Chigi, è quello di prorogare ancora le attuali concessioni per il 2025 e rimandare ancora una volta l'applicazione della direttiva Ue Bolkestein del 2006, che dovrebbe comportare appunto l'abrogazione del rinnovo automatico delle concessioni agli imprenditori balneari e l'apertura delle gare anche ad operatori europei. La mancata adozione della direttiva ha già causato per l'Italia l'apertura di una procedura d'infrazione da parte di Bruxelles.
In questo braccio di ferro con la Commissione europea, mentre gli imprenditori balneari protestano contro il governo per l'incertezza normativa, è intervenuto l'Antitrust.
Cosa dice la nota dell'Antistrust sulla mappatura delle spiagge fatta dal governo
Anche per l'Antitrust le concessioni balneari sono illegittime e le aeree demaniali vanno messe a gara. L'autorità indipendente contesta anche il metodo utilizzato dal governo Meloni per "mappare" le coste italiane e provare ad aggirare la direttiva Bolkestein. Il governo italiano infatti aveva aperto a giugno 2023 un tavolo interministeriale, con anche le associazioni di categoria, per fare una mappatura delle spiagge italiane. Dalle conclusioni pubblicate a ottobre, ottenute attraverso la banca dati Sid del ministero delle Infrastrutture, era emerso che solo un terzo delle zone demaniali è dato in concessione, mentre il 67% sarebbe libero, quindi non sarebbe stato necessario applicare la Bolkestein. Secondo la direttiva infatti bandi vanno fatti solo se "il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali".
I dati del governo però non hanno convinto la Commissione europea, perché il governo italiano ha incluso nella mappatura tutta la costa senza alcuna distinzione, comprendendo anche le coste rocciose, i porti commerciali e le zone marine protette (aree demaniali non disponibili di fatto), sostenendo che le aree sotto concessione corrisponderebbero al 33% degli spazi disponibili a mare nel Paese.
L'Autorità garante della concorrenza e del mercato "intende ricordare, in linea con quanto affermato dall'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, che "il concetto di scarsità deve essere interpretato in termini relativi e non assoluti, – spiega l'Antitrust – tenendo conto non solo della ‘quantità' del bene disponibile, ma anche dei suoi aspetti qualitativi e, di conseguenza, della domanda che è in grado di generare da parte di altri potenziali concorrenti. Ciò considerando che, ancora oggi, i dati del Sistema Informativo del Demanio marittimo – richiamati anche dall'Adunanza Plenaria – attestano l'esistenza di una percentuale di occupazione delle coste molto elevata, viste le zone di spiaggia libera che non risultano fruibili e tenuto conto dei limiti quantitativi massimi di costa che può essere oggetto di concessione previsti in molte Regioni".
"In tale contesto, l'Autorità condivide le conclusioni cui sono pervenuti il giudice amministrativo nazionale e la Commissione europea, secondo cui è evidente l'attuale situazione di notevole scarsità (in alcuni casi inesistenza) che caratterizza le aree demaniali a disposizione dei nuovi operatori; – si legge nel testo – situazione che è ancor più pronunciata se si considerano gli ambiti territoriali comunali o comunque si prendono come riferimento porzioni di costa ridotte".
L'Antitrust dice no a nuove proroghe delle concessioni balneari
"L'Autorità ribadisce l'importanza del ricorso a modalità di assegnazione competitive delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per l'esercizio delle attività turistico ricreative e sportive, evitando ulteriori proroghe e rinnovi automatici", si legge ancora nel bollettino settimanale.
"Molte amministrazioni hanno deciso di adottare provvedimenti di proroga al 31 dicembre 2024 delle concessioni demaniali in questione" ma "nei propri pareri motivati, l'Autorità ha ritenuto che le amministrazioni concedenti avrebbero dovuto disapplicare la normativa nazionale posta a fondamento dei provvedimenti di proroga, per contrasto della stessa con i principi e con la disciplina euro-unitaria di cui all'articolo 49 Tfue e all'articolo 12 della Direttiva 2006/123/CE (c.d. "Direttiva Servizi"), e procedere all'espletamento delle procedure di gara rispettose dei principi di equità, trasparenza e non discriminazione".
Secondo l'Authority "la proroga in favore dei precedenti concessionari, di contro, viola le norme sopra richiamate, in quanto elusiva della scadenza al 31 dicembre 2023 del periodo transitorio indicato dall'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato". Per quanto attiene alla tempistica di svolgimento delle procedure, "l'Autorità ritiene necessario sollecitare gli enti concedenti affinché tutte le procedure selettive per l'assegnazione delle nuove concessioni siano svolte quanto prima e che l'assegnazione avvenga non oltre il 31 dicembre 2024".