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Con temperature oltre i 35 gradi si può chiedere la cassa integrazione per eventi meteo

In caso di temperature superiori a 35 grandi si può chiedere la cassa integrazione per eventi meteo. Lo chiarusce l’Inps, sottolineando che basta che questa temperatura sia anche solo “percepita”, per esempio perché si lavora con un alto tasso di umidità o con abbigliamento e strumenti che aumentano la sensazione di calore, come tute o caschi.
A cura di Annalisa Cangemi
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In caso di temperature oltre i 35 gradi, anche se solo percepiti, è possibile chiedere la cassa integrazione per eventi meteo. È quanto chiarisce l'Inps in un messaggio con cui "in considerazione dell'eccezionale ondata di calore che sta interessando tutto il territorio nazionale e dell'incidenza che tali condizioni climatiche possono determinare sulle attività lavorative e sull'eventuale sospensione o riduzione delle stesse" riassume le indicazioni sulle modalità con le quali richiedere le prestazioni di integrazione salariale.

Nel caso in cui la sospensione o la riduzione delle attività lavorative sia disposta con ordinanza della pubblica Autorità, i datori di lavoro possono richiedere l'integrazione salariale invocando la causale "sospensione o riduzione dell'attività per ordine di pubblica autorità per cause non imputabili all'impresa o ai lavoratori". Se questo non avviene si può comunque chiedere la cig in caso di caldo eccessivo "che non consenta il regolare svolgimento delle attività lavorative".

In questo caso la prestazione di integrazione salariale "può essere riconosciuta laddove le temperature medesime risultino superiori a 35 gradi centigradi". Ma "anche il verificarsi di temperature pari o inferiori a 35 gradi centigradi può determinare l'accoglimento della domanda di accesso alle prestazioni di integrazione salariale, qualora entri in considerazione la valutazione della temperatura cosiddetta "percepita", che è più elevata di quella reale".

Quando viene accolta la domanda di cassa integrazione per temperature elevate

La domanda può essere accolta se si parla di attività lavorative svolte in luoghi in cui non è possibile proteggersi dal sole, oppure se si parla di lavori in cui è necessario l'utilizzo di materiali o di macchinari che producono a loro volta calore, "contribuendo ad accentuare la situazione di disagio dei lavoratori".

Anche l'impiego di strumenti di protezione, come ad esempio tute e caschi, spiega l'istituto, "può comportare che la temperatura percepita dal lavoratore risulti più elevata di quella registrata dal bollettino meteo".

"Pertanto, la valutazione dell'integrabilità della causale richiesta, spiega, non deve fare riferimento solo al grado di temperatura, ma anche alla tipologia di attività svolta e alle condizioni nelle quali si trovano concretamente a operare i lavoratori".

Anche un elevato tasso di umidità, si specifica, concorre significativamente a determinare una temperatura "percepita" superiore a quella reale. Pertanto, nel valutare le istanze è necessario tenere conto anche del grado di umidità".

Infine l'Inps sottolinea che le indicazioni "valgono anche con riferimento alle lavorazioni al chiuso, allorché le stesse non possano beneficiare di sistemi di ventilazione o raffreddamento per circostanze imprevedibili e non imputabili al datore di lavoro".

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