Con la riforma del Terzo settore arriva il Servizio civile universale
Ieri sera la Camera dei deputati ha dato il via libera definitivo alla Riforma del terzo settore con 239 voti a favore e 78 contrari. Si tratta della prima volta in cui, dopo vent'anni, viene approvata una legge che definisce e dà al terzo settore e ai suoi enti regole precise e proprie. Il testo è sostanzialmente quello trasmesso dal Senato a fine marzo: la settimana scorsa, infatti, la commissione Affari sociali di Montecitorio ha respinto tutte le proposte di modifica. Il governo ha un anno di tempo dalla data di entrata in vigore per rendere effettivi i nuovi principi, attraverso l'emanazione dei decreti delegati. Per la vicepresidente della Camera, Marina Sereni, con questo voto "l’Italia valorizza e riorganizza il variegato mondo del no profit, un insieme di soggetti che svolgono un ruolo strategico fondamentale per uno sviluppo sostenibile, comunitario e partecipato". Vediamo alcune tra le novità principali che introduce la riforma.
Il Terzo settore
Con la nuova legge viene definito esattamente cosa si intenda con questa espressione. L'identità del Terzo settore è composta dal complesso degli enti privati costituiti per perseguire finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale senza scopo di lucro. In attuazione del principio di sussidiarietà promuovono e realizzano attività di interesse generale, mediante forme di azione volontaria e gratuita, di mutualità o di produzione o scambio di beni o servizi. Uno degli obiettivi della riforma è di andare verso la semplificazione delle norme. Il governo ha ricevuto il mandato di rivedere il procedimento per il riconoscimento della personalità giuridica, individuare le informazioni obbligatorie da prevedere negli statuti, definire gli obblighi di trasparenza e informazione anche verso terzi (per esempio tramite "forme di pubblicità dei bilanci e degli altri atti fondamentali dell’ente"). È prevista poi la redazione di un codice del Terzo settore, che raccoglierà e coordinerà le disposizioni; e la costituzione di un registro unico nazionale presso il ministero del Lavoro e della politiche sociali, dove confluiranno tutti gli enti e gli atti di gestioni rilevanti.
Servizio civile universale
Nasce il "servizio civile universale", che riguarderà i giovani dai 18 ai 28 anni, italiani e stranieri regolarmente soggiornanti. Sarà accessibile tramite bando pubblico e sarà finalizzato "alla difesa dei valori fondativi della patria, attraverso la realizzazione di esperienze di cittadinanza attiva, di solidarietà e di inclusione sociale" anche in uno degli stati membri dell'Ue o fuori dall'Unione per "iniziative riconducibili alla promozione della pace e della nonviolenza e alla cooperazione allo sviluppo". Resta ferma la formula dell'indennità corrisposta al volontario, fissata in 433,80 euro al mese.
Lo Stato avrà la funzione di "programmazione, organizzazione, accreditamento e controllo del servizio civile universale", realizzando i programmi coinvolgendo le Regioni, gli enti locali e altri enti pubblici territoriali e di Terzo settore. Tutti questi soggetti, però, potranno anche attivare autonomamente progetti di servizio civile con risorse proprie "da realizzare presso soggetti accreditati".
Impresa sociale
Nella riforma vengono individuati i criteri per definire l'impresa sociale: si tratta di un'"organizzazione privata" che svolge attività "per finalità di interesse generale e destina i propri utili prioritariamente al conseguimento dell’oggetto sociale", adottando modalità di gestione responsabili e trasparenti, e favorendo il più ampio coinvolgimento dei dipendenti, degli utenti e di tutti i soggetti interessati alle sue attività. I settori verso cui si indirizza l'attività dell'impresa sociale sono quelli del commercio equo e solidale, dei servizi per il lavoro finalizzati all’inserimento dei lavorati svantaggiati, dell’alloggio sociale, del microcredito e dell’agricoltura sociale.
Sarà riordinata e rivista anche le Consulta nazionale per il Servizio civile universale, un "organismo di consultazione, riferimento e confronto per l'Amministrazione, sulla base del principio di rappresentatività tra tutti gli enti accreditati, anche con riferimento alla territorialità e alla rilevanza per ciascun settore di intervento". Entusiasta di questa parte della riforma, una delle promotrici, l'onorevole del Pd Francesca Bonomo, che vede nel servizio civile "un’opzione particolarmente importante per i Neet, i giovani che non studiano né lavorano". Per Bonomo, l'allargamento della platea dei partecipanti anche agli stranieri residenti in Italia da almeno cinque anni rappresenta "una novità già recepita negli ultimi bandi, che infatti ha dato una grossa spinta alle richieste".