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Manovra 2025

Con la Manovra diventa più facile pignorare gli stipendi degli statali che non pagano le tasse

Uno degli articoli della legge di bilancio dedicati alla lotta all’evasione farà scattare la novità dal 2026. Oggi se un dipendente pubblico ha un debito con il Fisco sopra i 5mila euro, e il suo stipendio è più di 5mila euro al mese, può partire il pignoramento di un settimo della somma. Dal 2026, la soglia di stipendio si abbasserà a 2.500 euro al mese.
A cura di Luca Pons
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Una delle novità inserite nella legge di bilancio per il 2025 riguarda l'evasione fiscale, e in particolare gli evasori che sono dipendenti pubblici. La norma appare negli stessi articoli che contengono il piano del governo Meloni per aumentare i controlli sui pagamenti dei viaggi di lavoro. E, in uno degli ultimi commi, rende più facile far scattare il pignoramento di parte della busta paga se ci sono debiti con l'Agenzia delle Entrate superiori ai 5mila euro.

Dal 2026, quando è previsto che la novità entri in vigore, basterà che il dipendente in questione abbia uno stipendio al di sopra dei 2.500 euro al mese, invece di 5mila euro mensili come avviene oggi. Il pignoramento potrà pesare per un settimo oppure per un decimo della busta paga, a seconda dell'importo complessivo.

Chi può subire il pignoramento della busta pga

A regolare la questione è un Dpr che risale al 1973, lo stesso che norma moltissimi aspetti sulla riscossione delle imposte. Qui, all'articolo 48, si legge che tutte le amministrazioni e gli enti pubblici, prima di pagare un proprio dipendente (ma anche un collaboratore esterno, o un altro beneficiario) una somma superiore a 5mila euro devono verificare se la persona che riceve i soldi "inadempiente all'obbligo di versamento derivante dalla notifica di una o più cartelle di pagamento", ovvero ha debiti in sospeso con il Fisco, pari ad almeno 5mila euro.

In questo caso, il pagamento non avviene e la situazione viene segnalata all'Agenzia delle Entrate, che può far partire il pignoramento. Con la legge di bilancio – il cui testo potrebbe ancora subire modifiche durante il passaggio in Parlamento – si aggiunge che, se il pagamento in questione è lo stipendio di un dipendente, allora la soglia di pagamento si abbassa da 5mila a 2.500 euro.

Il debito che fa scattare la procedura, invece, dovrà comunque essere superiore a 5mila euro. Dalla misura, il governo si aspetta di incassare circa 36 milioni di euro nel 2026, il primo anno in cui sarà in vigore, e circa 90 milioni di euro in più all'anno a partire dal 2027.

Quanti soldi potranno essere pignorati al mese

In Italia secondo le stime dell'esecutivo – allegate alla legge di bilancio – ci sono circa 250mila dipendenti pubblici hanno un debito accumulato con l'Agenzia delle Entrate al di sopra dei 5mila euro. E tra questi, sarebbero circa 30mila quelli che guadagnano più di 2.500 euro al mese con il loro stipendio. In media, lo stipendio di questa fascia sarebbe di 3.500 euro mensili. E quindi qui potrebbe scattare la "pignorabilità del settimo", cioè di un settimo dello stipendio.

La misura si applicherebbe in modo diverso a chi si trova proprio sulla soglia, ovvero guadagna più di 2.500 euro al mese solo quando arriva la tredicesima, ma normalmente prende circa 1.500 euro al mese in media. Questi sarebbero circa 150mila dipendenti in tutto, per i quali – avendo un reddito più basso – il pignoramento sarebbe meno severo: ‘solo' un decimo dello stipendio.

Si parla di una misura che riguarderà sulla carta tutti gli oltre 180mila dipendenti pubblici, ma che in pratica (sempre secondo le stime del governo) avrà un impatto più ridotto. Il motivo è che la grande maggioranza di questi lavoratori (otto su dieci), di fronte alle richieste dell'Agenzia delle Entrate deciderà spontaneamente di saldare i propri debiti, e quindi non incorrerà nel pignoramento della busta paga.

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