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Manovra 2025

Con la manovra 2025 il taglio del cuneo fiscale diventa strutturale: a quanto ammonta la misura

Con la manovra 2025 arriva la conferma del taglio del cuneo fiscale e dei tre scaglioni dell’Irpef, che diventano strutturali: le due misure valgono da sole oltre la metà della legge di bilancio, intorno ai 14 miliardi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Per continuare a dare sostegno ai contribuenti e favorire la riduzione della pressione fiscale, con la manovra 2025, che ha ricevuto ieri sera l'ok dal Consiglio dei ministri, il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori diventa strutturale, come era stato anticipato dal governo nelle scorse settimane. Diventa strutturale anche l'accorpamento delle aliquote Irpef articolata su tre scaglioni già in vigore nell'anno in corso: 23% fino a 28mila euro, 35% fino a 50mila e 43% sopra questa soglia. Le due misure, conferma della decontribuzione e Irpef a tre aliquote, valgono da sole oltre la metà della manovra, intorno ai 14 miliardi (in tutto la manovra vale circa 30 miliardi).

"Abbiamo stabilizzato le 3 aliquote" Irpef mentre "il gettito che deriverà dal concordato potrà dare ulteriore risorse. A seconda delle risorse potremo intervenire sul secondo scaglione, quindi sul ceto medio", ha spiegato il vice ministro dell'Economia Maurizio Leo nella conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Sulla manovra il governo ha preferito accelerare, portando nel Consiglio dei ministri di ieri sera a sorpresa sia il Documento programmatico di bilancio, che entro la mezzanotte di ieri doveva essere inviato a Bruxelles insieme al Piano strutturale di bilancio approvato dal Cdm il 27 settembre, sia il ddl Bilancio. Ma si lavora ancora per definire il testo della prossima legge di bilancio, che dovrebbe essere inviata al Parlamento (in questo caso alla Camera) il prossimo 21 ottobre, secondo quanto ha detto oggi il ministro Giorgetti in conferenza stampa. Ma questa scadenza, come già avvenuto negli anni scorsi, potrebbe slittare.

A quanto ammonta il taglio del cuneo fiscale

Il meccanismo del taglio del cuneo fiscale, che punta a colmare il divario tra il costo del lavoro per i datori e il netto percepito dai lavoratori, rispetto al passato, sarà leggermente modificato: il taglio dei contributi rimane solo per gli incapienti (cioè coloro che sono sotto i 20mila euro di reddito), mentre per gli altri la decontribuzione dovrebbe essere trasformata in una detrazione sul lavoro dipendente. Il valore del bonus però non subisce variazioni: resta intorno ai 100 euro.

Oltre a questo, per contrastare le distorsioni legate allo scalone della soglia massima di reddito, è previsto uno sgravio fiscale decrescente (probabilmente fino ai 40mila euro), proprio per evitare che sopra i 35mila euro il lavoratore possa perdere fino a 1100 euro l'anno di beneficio fiscale, vedendosi tagliato lo stipendio.

Il viceministro Leo in conferenza stampa ha spiegato che "sarà un meccanismo sino a 20.000 euro mantenendo sostanzialmente l'impostazione del vecchio cuneo, ovviamente rimodulando l'aliquota sino a un certo ammontare e poi da un certo ammontare in su abbassando l'aliquota e poi, per evitare quell'effetto perverso, che al superamento di 35.000 euro si perdeva tutto il beneficio, abbiamo introdotto un meccanismo di detrazione per lavoro dipendente con decalage fino ai 40.000 euro in modo tale da non penalizzare i contribuenti che hanno un reddito tra i 35.000 e i 40.000 euro".

La misura mira a colmare il divario tra il costo del lavoro per i datori e il netto percepito dai lavoratori. In questo momento il cuneo fiscale in Italia è tra i più alti nei Paesi dell’Ocse, al 45,9%. Significa che un’azienda spende oltre il doppio del netto erogato al dipendente. Tradotto: uno stipendio netto di 1.500 euro costa all’azienda circa 3.150 euro.

Come funziona il taglio del cuneo fiscale

Da quanto sappiamo fino ad ora, dal 2025 il taglio del cuneo dovrebbe funzionare così: dovrebbe contributivo per i redditi fino a 20mila euro, per poi trasformarsi in fiscale, con un aumento delle detrazioni per il lavoro dipendente fino a 35mila euro. A quel punto partirebbe un decalage, previsto fino a 40mila euro. Se le risorse dovessero bastare, per esempio grazie ai fondi in arrivo dal concordato preventivo e dal ravvedimento collegato, il governo potrebbe poi ridurre l'aliquota Irpef intermedia, che va fino a 50mila euro di reddito, da 35 a 33 punti.

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