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Con la legge di stabilità ci sarà il taglio (indiretto) di 6.400 insegnanti precari

Nella manovra appena varata dal CdM ci sarebbe un significativo intervento sull’orario dei docenti: dovranno lavorare 6 ore in più a settimana. Ciò vuole dire che oltre 6 mila rischiano il posto. Per il ministro dell’Istruzione si tratta di «un contributo di generosità» da parte della scuola.
A cura di Biagio Chiariello
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Con la legge di stabilità ci sarà il taglio (indiretto) di 6.400 insegnanti precari

La legge di stabilità approvata martedì dal Consiglio dei Ministri prevede tagli su ogni settore. A parte le conseguenze dell'aumento dell'Iva sulle famiglie, sindacati e addetti ai lavori hanno reagito in malo modo guardando alle sforbiciate che colpiranno salute e scuola. Già si è discusso dei 600 milioni tolti alla Sanità, risultato definito comunque dal ministro Balduzzi «non da poco» viste le premesse iniziali che puntavano ad una sforbiciata da un miliardo e mezzo. Ora le organizzazioni sono in allarme per i tagli che colpiranno il mondo dell'insegnamento. In realtà si tratta di tagli indiretti, legati agli interventi sull'orario dei prof. «Abbiamo saputo, ma finora non abbiamo visto nulla di scritto – spiega il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo – che avrebbero intenzione di aumentare l'orario degli insegnanti, compresi quelli a "18 ore". Verrebbero portati tutti a 22/24 ore. Un aumento di quattro o sei ore che coinvolgerebbe anche gli insegnanti di sostegno». Un timore che è paventato anche dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: «Temo di non sbagliare dicendo che sotto la parola ‘ingegnerizzazione' ci sia il taglio di 6.300-6.400 posti di lavoro. Su questi punti vogliamo chiarimenti e siamo pronti ad intervenire per delle correzioni».

In sintesi, 6 ore in più di lavoro corrisponderanno a maggiori carichi di lavoro per i docenti e alla conseguente riduzione di migliaia di supplenze e ruoli per gli insegnanti di sostegno, oltre che diminuire l'immissione dei aspiranti prof iscritti nelle graduatorie. Il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo  ha però precisato che «per la scuola non sono previsti tagli», ma ha ammesso che nella legge di stabilità «è previsto un contributo di 182 milioni che abbiamo rispettato ma non con tagli diretti». Insomma, questa sforbiciata indiretta va considerata un «contributo di solidarietà» pagato dalla scuola. Non è entrato nei particolari del provvedimento il titolare di Viale Trastevere, ma si è limitato a parlare di «un modello di scuola liquida e non chiusa». Non l'ha presa bene il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima: «La scuola non è un laboratorio di taglio e cucito non accetteremo tagli, né diretti né indiretti. Si è raschiato il barile».

C'è da dire che sempre ieri la commissione cultura alla Camera ha approvato la «legge Aprea» dopo 4 anni di discussione. Il provvedimento che riforma la governance degli istituti è da tempo contestato dagli studenti che domani sfileranno in corteo in 90 città. «Non faremo un passo indietro – sostiene il coordinatore dell'Unione degli studenti Roberto Campanelli – fermeremo un progetto che mira a privatizzare le scuole pubbliche e cancellare i diritti degli studenti. Non ci sentiamo isolati in questa battaglia». Quest'ultima precisazione è una risposta alla Presidente della Commissione, Manuela Ghizzoni (Pd), che invece si è detta soddisfatta per l'approvazione del provvedimento che reca il nome dell'ex sottosegretario all'Istruzione, Valentina Aprea, che si è dimessa l'anno scorso. In tutto ciò, gli studenti universitari del coordinamento Link si sono messi in mutande e hanno occupato la sedi dell'ufficiale postale di Piazza Bologna a Roma.

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